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Ucraina consegna il piano agli Usa. Trump: "Zelensky deve essere realista"

(Adnkronos) - Da un lato la fiducia di Zelensky nel piano dell'Ucraina per terminare la guerra, già consegnato agli Usa secondo i media. Dall'altro il solito pressing di Trump sul numero uno di Kiev, ancora insoddisfatto per i tentennamenti del presidente ucraino che - insiste - "deve essere realista". E' in questo clima che si chiude la giornata, tra colloqui con il team dell'amministrazione americana e telefonate dei 'volenterosi' al tycoon dall'esito incerto. 

Il colloquio di 40 minuti "per cercare di fare progressi sull'Ucraina" tra Trump, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, non sembra infatti aver portato alcuna certezza. Anzi. Se il contenuto della chiamata non è stato rivelato, il tycoon ha però fatto sapere di aver usato "parole forti" con le controparti europee e di essere indeciso se partecipare o meno a un meeting nel fine settimana sul tema perché - ha spiegato - "non vogliamo perdere tempo". Un'affermazione in linea con quelle dei giorni scorsi, dopo la diffusione della nuova strategia Usa sulla politica estera. 

 

Intanto secondo Afp, che cita due fonti ucraine, Kiev avrebbe quindi consegnato a Washington la sua ultima versione del piano per porre fine alla guerra con la Russia. L'Ucraina avrebbe infatti "già inviato" la bozza aggiornata agli Stati Uniti, ha spiegato un alto funzionario, senza però fornire dettagli sul contenuto del piano. 

A parlarne al termine della giornata è stato anche il leader ucraino. "Questa settimana - ha annunciato sui social dopo i colloqui con il team Usa e la nuova riunione della Coalizione dei volenterosi - potrebbe portare novità per tutti noi e per porre fine allo spargimento di sangue" in Ucraina.  

"Crediamo che la pace non abbia alternative, e le questioni chiave sono come costringere la Russia a fermare le uccisioni e cosa, nello specifico, la dissuaderà da una terza invasione", ha scritto Zelensky. 

Il numero uno di Kiev ha quindi ribadito che l'Ucraina sta lavorando a un documento quadro di 20 punti che potrebbe stabilire i parametri per porre fine al conflitto. I 20 punti, ha spiegato il presidente ucraino, "costituiscono un documento fondamentale. Stiamo lavorando attivamente sui passaggi chiave, che devono essere realizzabili. Da questo documento fondamentale, ne stiamo sviluppando almeno altri due. Il primo riguarda la sicurezza, in particolare le garanzie di sicurezza con gli Stati Uniti. Il secondo riguarda l'economia, e riguarda la ricostruzione e gli investimenti congiunti". 

Intanto il leader ucraino e il suo team hanno avuto "una discussione produttiva con la parte americana", il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent e il genero di Trump, Jared Kushner. "Di fatto - ha spiegato Zelensky - questo potrebbe essere considerato il primo incontro del gruppo che lavorerà a un documento riguardante la ricostruzione e la ripresa economica dell'Ucraina". 

"Abbiamo discusso gli elementi chiave per la ripresa, i vari meccanismi e le prospettive per la ricostruzione. Ci sono molte idee che, con il giusto approccio, potrebbero avere successo in Ucraina. Abbiamo anche aggiornato le nostre riflessioni sui 20 punti del documento. È la sicurezza complessiva - ha scritto ancora Zelensky - a determinare la sicurezza economica e a sostenere un ambiente imprenditoriale sicuro". 

Negli incontri della giornata, "ci siamo concentrati specificamente sul documento economico. I principi del documento economico sono assolutamente chiari e siamo pienamente allineati con la parte americana su questo punto. Seguirà un piano d'azione economico. Anche l'Europa sarà coinvolta nella ricostruzione. Nel prossimo futuro, prevediamo di procedere anche sugli altri due documenti. Rustem Umerov proseguirà le discussioni". 

Con i rappresentati Usa, "abbiamo anche concordato i prossimi contatti tra i nostri team. Come sempre, non ci saranno ritardi da parte nostra. Stiamo lavorando per ottenere risultati. Ringrazio il Presidente Trump e il suo team per il loro prezioso lavoro e il loro supporto", le parole del numero uno di Kiev. 

 

Meno ottimista, molto meno, il tono di Donald Trump, che ha tirato le somme durante una tavola rotonda sulla 'gold card' alla Casa Bianca. "Abbiamo parlato con i leader di Francia, Germania e Regno Unito. Abbiamo parlato di Ucraina, usando parole forti. Abbiamo avuto discussioni in relazione alle persone...", le parole del tycoon.  

Che ha continuato: "In questo momento stanno succedendo molte cose, credo che risolveremo" la questione "in tempi relativi brevi. Vorrebbero che partecipassimo a un meeting nel weekend in Europa con Zelensky. Decideremo in base a cosa riceveremo da loro, non vogliamo perdere tempo. Stanno morendo migliaia di persone", ha poi rimarcato, e Zelensky "deve essere realista. Mi chiedo quanto tempo ci voglia per avere elezioni" in Ucraina, "non votano da tanto tempo. C'è un sondaggio, l'82% degli ucraini vogliono un accordo. Nel Paese c'è un caos per la corruzione, la gente si chiede quando si andrà a votare. E' il momento di chiudere la guerra, credo si possa raggiungere un accordo", la conclusione del tycoon di nuovo in pressing sul leader di Kiev. 

 

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Categoria: internazionale/esteri

23:53

Scala, malore per il maestro Chailly: interrotta l'opera, pubblico a casa

(Adnkronos) - Il Maestro Riccardo Chailly è stato colto da un malore questa sera, mentre dirigeva la seconda recita di “Una lady Macbeth del distretto di Mcensk” al Teatro alla Scala. L’annuncio è stato dato dopo il secondo intervallo dell’opera che il 7 dicembre ha inaugurato la nuova stagione lirica del Teatro milanese.  

La rappresentazione è stata così interrotta. In teatro è intervenuta la guardia medica per assistere Chailly. Nel frattempo il pubblico ha lasciato il teatro, dopo che è stato avvisato dell’interruzione. Chailly, 72 anni, è stato portato con l’ambulanza in ospedale per gli accertamenti del caso. A quanto apprende l'Adnkronos, il Maestro è stato ricoverato in codice giallo all’ospedale Monzino. 

Chailly è stato portato via tra gli applausi dei loggionisti che stavano assistendo all’opera. Secondo alcune testimonianze, il direttore avrebbe accusato il malore verso la fine del primo atto dell’opera di Sostakovic; il forte pallore sul volto avrebbe convinto i suoi collaboratori a chiamare il medico e a suggerirgli di sospendere la rappresentazione. Lui, però, ha voluto proseguire e ha iniziato a dirigere il secondo atto, fino a quando la debolezza non ha avuto il sopravvento. Il Maestro è stato quindi scortato fuori dalla buca e, sebbene avesse ancora l’intenzione di rientrare in scena, alla fine è stato costretto a fermarsi. A quel punto è stato portato via dai soccorritori dell’Areu 118. E, tra i loggionisti, si sono levati cori e applausi ai quali Chailly ha risposto salutando con un sorriso. 

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Categoria: spettacoli

23:11

Crosetto: "Basta allarmismo, nessuno vuole la leva obbligatoria"

(Adnkronos) - "Nessuno vuole mettere la leva obbligatoria''. Guido Crosetto, a Realpolitik su Rete4, stoppa gli "allarmismi" sulla sua proposta di tornare alla leva. Il ministro della Difesa spiega il senso del suo ragionamento, paragonandolo alla riserva che esiste in Svizzera, "di cui fanno parte praticamente tutti i cittadini che si preparano sempre" pur essendo un paese che ''da 500 anni non fa una guerra". La proposta è rivolta a "qualcuno in Italia che potrebbe dedicare un anno della sua vita, come succede in tantissime democrazie". 

"Io ho posto il tema della leva volontaria, che non ha nulla a che fare con la preparazione di una guerra" e invece si continua a parlare facendo allarmismo "di leva obbligatoria, che nessuno vuole mettere", rimarca Crosetto. "Io parlo di un servizio a vantaggio dello Stato, nelle forze armate, a supporto delle forze armate che può essere fatto in molti modi", spiega. 

Il ministro poi respinge le accuse di voler preparare la guerra: "Dio ci scampi da una guerra, il mio lavoro è evitare in ogni modo che questo paese corra alcun rischio. L'Italia è, in un mondo che ogni tanto perde la ragione, il Paese che cerca di mantenere la ragione all'esterno e all'interno. Nessuno pensa di obbligare i nostri figli ad arruolarsi o di creare le condizioni per una guerra", ribadisce ancora Crosetto. 

  

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Categoria: politica

22:26

Benigni torna in tv: "San Pietro mio migliore amico, primo follower di Gesù"

(Adnkronos) - "Pietro è il migliore amico di Gesù. Vi ricordate a scuola quando ci davano il tema da comporre ‘il tuo migliore amico’. Se Gesù fosse andato alle medie, avrebbe scritto ‘Il mio migliore amico è Pietro’. E ora è diventato anche il mio perché me ne sono innamorato". Così Roberto Benigni apre il suo monologo su San Pietro dal titolo ‘Pietro - Un uomo nel vento’, in onda su Rai 1, Rai Radio3 e RaiPlay.  

“Noi siamo qui come se niente fosse", ma in realtà "siamo in un posto unico al mondo dove non c’è mai stato nessuno. Siamo nei giardini segreti, dove solo i Papi possono venire a passeggiare. Probabilmente qui mezz’ora fa c’era Papa Leone XIV a raccogliere i fiori, viene qui tutti i giorni ad annaffiare”, dice Benigni scatenando una risata di un gruppo ristretto di spettatori, seduti in un piccolo anfiteatro allestito per l’occasione.  

Dopo ‘I dieci comandamenti’ e il recente spettacolo ‘Il sogno’, racconta la vita dell’uomo al quale Gesù Cristo affidò la sua Chiesa. Un luogo unico, un artista e autore straordinario, amato dal pubblico, per far rivivere una vita misteriosa ed epica. "Siamo nel ‘the dark side of the Basilica di San Pietro': il lato nascosto, mai visto prima. Solo i Papi quando colgono i fiori. Ma questa sera vedremo anche il ‘the dark side of Pietro’, lo vedremo come nessuno lo ha mai visto", assicura il regista e attore. Anche se di 'dark' non ha trovato nulla: "Leggendo il Vangelo si arriva a pensare che la vita abbia un senso", dice Benigni per poi raccontare l’incredibile vicenda archeologica legata alla tomba e alle ossa di Pietro. 

E ancora: "Cosa ci faceva Pietro a Roma? Mica era romano: era un pescatore ebreo della Galilea, in Palestina. Voleva conquistare l’Impero romano da solo. Non con le armi, ma con un’idea. La più strana che si fosse mai sentita: l’idea di un Dio che si è fatto l’ultimo degli uomini, poverissimo, morto in croce, crocifisso come un bandito perché voleva insegnarci ad amarci l’un l’altro. Con questa idea Pietro voleva convincere i romani. Era folle, ma di una follia particolare chiamata ‘fede’, che riponeva in Gesù di Nazaret. Pietro era convinto che Gesù fosse Dio, che quell’idea fosse la verità, e che alla fine tutti ci avrebbero creduto — anche i romani", racconta Benigni, definendolo “il primo follower di Gesù”.  

E "voleva predicare il Vangelo senza sapere il latino. È come se un idraulico andasse a New York senza sapere l’inglese e volesse convincere gli americani non solo di aver incontrato Dio in persona, ma che sono anche amici. E poi questo suo amico è stato condannato a morte, ma prima di morire gli ha lasciato delle idee che tutti devono ascoltare. Con la differenza che Pietro rischiava la vita e lo sapeva: a New York magari ti chiudono in un manicomio". 

Il premio Oscar, rivolgendosi alla platea, si chiede: “Ma cosa avrà visto Pietro per farsi travolgere in quel modo e buttarsi in un’avventura così folle, in un’impresa così impossibile? Quanta fede e passione ci vogliono per accettare un compito simile? E da dove viene un vento capace di soffiare così forte, rapirti in quella maniera e portarti così lontano, fino ai confini del mondo, fino alla morte e perfino oltre?". Quando si legge la storia di Pietro, "si ha l’impressione che una forza misteriosa si sia impossessata di lui, facendogli vivere avventure che un pescatore di quel tempo non si sarebbe mai sognato". 

“Quando Pietro incontra Gesù - continua l'attore - sono coetanei, neanche trentenni. E non si capisce perché Pietro venga sempre rappresentato come un uomo anziano, calvo, con le rughe e la barba bianca. Anche Leonardo ne ‘L’Ultima Cena’ lo ha rappresentato così. Sembra che Pietro sia nato già vecchio”, dice. "Quando i due i sono incontrati erano giovanissimi, questa infatti è una storia di ragazzi". 

La storia di Pietro, che in realtà si chiama "Simone, figlio di Giona", comincia a Cafarnao, “un villaggio della Galilea, sul lago di Tiberiade: in quella che oggi è la Palestina, che a quell’epoca era sotto il controllo dell’impero romano, praticamente Pietro viveva in un territorio occupato", racconta quindi Benigni. E sulla sponda del lago, dove Pietro aveva le sue reti a mollo per pescare, avviene “il primo incontro con Gesù”. In pochi minuti "il Messia gli dice chi era, chi è e chi sarà, cambiandogli il nome". Pietro non si oppone e rinuncia al suo nome. "È stato un colpo di fulmine", continua l'attore, sottolineando la semplicità e la naturalezza di quell’incontro. In quel momento "Gesù gli disse, seguimi e da questo momento ti farò pescatore degli uomini". E Pietro, insieme ai suoi compagni, "arriverà a pescare fino a Roma". 

"Ne avrei tante da raccontare su Pietro tra gaffe e figuracce", continua Benigni. "La sua carriera da apostolo è iniziata con lui che quasi affogava", racconta il premio Oscar, ricordando quella volta in cui Pietro era in barca per pescare nel bel mezzo di una tempesta e, a un certo punto, lui e i suoi compagni vedono Gesù camminare sull’acqua verso di loro. "E Pietro gli dice 'Signore se sei tu comanda che io venga da te camminando sull’acqua'". Pietro ci prova, "dopo qualche passo affoga, e grida 'Signore, salvami'". Per Benigni è come "quando da bambini si impara a camminare, il babbo ci dice 'vieni, vieni' e noi facciamo due o tre passi perché ci crediamo e poi cadiamo".  

E come il "babbo", Gesù lo afferra per le mani e gli dice 'uomo di poca fede, ma perché hai dubitato?'. Pietro "ha fede, ma ne ha ancora poca". Lui "è come noi, si lascia sopraffare dalla paura ed ha dei dubbi". La fede "è piena di dubbi. Chi non ha dubbi non ha fede", dice il premio Oscar. "Non si dubita sul teorema di Pitagora, ma su Dio si può dubitare. Anzi si deve. Questa è una mia opinione e io la condivido", dice con ironia.  

La carriera di Pietro è fatta anche di momenti in cui ha fatto spazientire Gesù: "Quando lui dice una parabola e Pietro non capisce". Come quando Gesù spiegò ai discepoli di non preoccuparsi tanto di ciò che mangiano - "una cosa su cui gli ebrei erano molto rigidi" - perché a rendere l’uomo impuro non è quello che entra nella sua bocca, ma quello che ne esce: le menzogne, le ipocrisie, le cattiverie. Pietro, però, non capì di cosa stesse parlando, e gli chiese: 'Quello che esce dalla bocca? In che senso? Che vuol dire?'. Allora Gesù gli rispose: 'Oh, Pietro, quello che esce, dai. Ma possibile che non ci arrivi mai?'. Oppure quando rinnegò Gesù per tre volte. "Esiste una teoria secondo cui sono proprio le figuracce di Pietro a dimostrare che il Vangelo dice la verità. Uno che vuole inventare una storia su Gesù e gli apostoli cerca di abbellirla". 

Continua Benigni: "Pietro ci somiglia nel profondo: si arrabbia, agisce di impulso, sbaglia, non capisce, piange, ride, gioisce, si lascia emozionare proprio come noi. Io mi sento molto vicino a lui, ripercorrendo la sua storia ho pensato tante volte 'io avrei fatto la stessa cosa'". "Non ci si capacità di come Pietro sia diventato l’apostolo più importante, l’eroe della Chiesa e il primo Papa nonostante i suoi sbagli e le sgridate da Gesù. Io al suo posto avrei rinunciato". Al contrario, Pietro "non si arrende mai e non si stacca mai da Gesù". Del resto "è come se un grande regista ti scegliesse per la parte principale". 

Nella celebre ultima cena, Gesù si inginocchia e incomincia a lavare i piedi ai suoi discepoli. "È come se oggi vedessimo Macron o Merz lavare i piedi a coloro che sono in fila alla Caritas o a Trump, in diretta dallo Studio Ovale, che lava i piedi ai suoi collaboratori", dice ancora con ironia. 

Nel suo monologo Benigni parla quindi della rivoluzione di Gesù: ovvero trasformare una società sull’uguaglianza di tutti gli uomini. E lo fa raccontando la schiavitù in quel periodo storico: "Mi direte 'è una cosa lontana', non è vero perché esiste ancora oggi", dice il premio Oscar. "Ma ai tempi di Gesù i figli degli schiavi venivano cresciuti nei recinti come gli animali, si potevano vendere e farne ciò che si voleva. Anche ucciderli. Nessuno ci trovava nulla di strano". 

L'arrivo di Gesù cambia tutto: "Lui dice che davanti a Dio non esistono più schiavi e padroni, oppressi e liberi, uomo e donna, siamo tutti fratelli e tutti uguali". Gesù "ha rotto la piramide del potere, ha portato una legge nuova: la legge d’amore, l’amore come lo intendiamo noi oggi. Gesù ha fondato l’amore, l'ha inventato".  

Gesù "amo lo straniero, lo sconosciuto, il diverso e anche il nemico", dice Benigni ricordando l'insegnamento di Gesù: 'Ama il tuo nemico'. "È la frase più sconvolgente mai pronunciata sulla Terra. Lui si lascia baciare dai nemici, rinnegare, tradire, ma non smette di amare. Questa è la vera natura del Cristianesimo: non una religione di regole, ma una rivoluzione d’amore". Per questo "lo storico delle religioni Ernest Renan ha definito Gesù 'l’uomo che ha contribuito più di ogni altro a cancellare ogni distinzione di razza nell’umanità'. Nessuno prima di lui aveva pensato che si potesse fondare una società sull’uguaglianza di tutti gli uomini. Ha trasformato il mondo". 

 

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Categoria: spettacoli

22:06

Venezuela, l'annuncio di Trump: "Sequestrata una grande petroliera". Ira Maduro: "Ingerenza brutale"

(Adnkronos) - Gli Stati Uniti hanno sequestrato una grande petroliera al largo della costa del Venezuela. Ad annunciarlo è stato oggi il presidente americano Donald Trump, in un contesto di tensioni in crescita tra Washington e Caracas. Secondo un funzionario americano citato dalla Cnn, la petroliera 'Skipper' è stata sequestrata in acque internazionali.  

"Abbiamo appena sequestrato una petroliera sulla costa del Venezuela, una grande petroliera, molto grande, in realtà la più grande mai sequestrata," ha detto Trump ai giornalisti. "E stanno succedendo altre cose, vedrete più tardi". E alla domanda su cosa succederà ora alla petroliera, Trump replica: "Ce la teniamo, suppongo". 

"Oggi l'Fbi, la Homeland Security Investigations e la Guardia Costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Guerra, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per il trasporto di petrolio greggio proveniente da Venezuela e Iran", spiega l'attorney general Pam Bondi. "Per diversi anni, la petroliera è stata sanzionata dagli Stati Uniti a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a supporto di organizzazioni terroristiche straniere. Questo sequestro, completato al largo delle coste del Venezuela, è stato condotto in modo sicuro e protetto, e la nostra indagine, insieme al Dipartimento della Sicurezza Interna, per impedire il trasporto di petrolio sanzionato, continua", aggiunge. 

 

Dopo l'annuncio, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha “chiesto” “la fine dell'ingerenza illegale e brutale” degli Stati Uniti, che da agosto hanno dispiegato un importante dispositivo militare nei Caraibi. 

"Dal Venezuela chiediamo ed esigiamo la fine dell'ingerenza illegale e brutale del governo degli Stati Uniti in Venezuela e in America Latina", ha dichiarato Maduro durante una manifestazione organizzata lo stesso giorno della cerimonia di consegna del Premio Nobel per la pace a Oslo, alla quale non ha potuto partecipare la vincitrice, la leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado. 

Impegnati da mesi in una campagna di pressione militare sul Venezuela, con le ripetute minacce pubbliche di Trump nei confronti di Nicolas Maduro, gli Stati Uniti stanno intanto lavorando a piani per il "day after" in caso dell'uscita di scena del leader venezuelano. Piani che Trump sta facendo preparare, in modo riservato, al Consiglio per la Sicurezza Interna della Casa Bianca, guidato da uno dei suoi consiglieri più fidati Stephen Miller, che lavora in stretto contatto con il segretario di Stato, e consigliere per la Sicurezza ad interim, Marco Rubio, hanno rivelato alla Cnn due fonti dell'amministrazione Trump. 

Secondo queste fonti, i piani comprendono diverse opzioni per le azioni che gli Usa potrebbero intraprendere per colmare il vuoto di potere o stabilizzare il Venezuela nel caso che Maduro lasciasse il potere nell'ambito di un'uscita negoziata o fosse costretto a lasciarlo a seguito di raid mirati Usa all'interno del Paese o altre azioni dirette. 

Il dispiegamento di forze navali di fronte alle coste del Venezuela, e le decine di raid che sono in questi giorni al centro di un acceso dibattito politico a Washington, vengono ufficialmente giustificati come parte della guerra ai narcotrafficanti, che l'amministrazione Trump considera narcoterroristi. Ma funzionari dell'amministrazione non esitano ad ammettere che l'operazione è un chiaro segnale del fatto che Trump sta considerando di costringere Maduro a lasciare il potere. 

Trump continua intanto a ripetere di "non escludere nulla" sul Venezuela e che "Maduro ha i giorni contati", come ha fatto in una recente intervista a Politico.Secondo la Cnn non vi sarebbe però all'interno dell'amministrazione una posizione unitaria a riguardo, ma posizioni nettamente contrastanti su una possibile azione militare o clandestina per rimuovere Maduro. 

E secondo le fonti dell'amministrazione citate non vi sarebbe un grande desiderio di aumentare l'impegno degli Usa in Venezuela, anche se Trump si è rifiutato di escludere una partecipazione diretta in un'operazione di "regime change" e quindi i piani che sta elaborando il White House Council prevedono anche questa opzione. "E' il compito del governo federale essere sempre pronto per il piano A, B e C", afferma un alto funzionario dell'amministrazione, notando che il presidente non farebbe le minacce che fa se non avesse un team pronto con una serie di opzioni per ogni possibile scenario. 

 

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Categoria: internazionale/esteri

21:52

Tatiana Tramacere: "Dragos mi ha aiutata, mi scuso ma non è stata una bravata"

(Adnkronos) - "Mi auguro di uscire da questo casino, spero. Dragos mi ha ospitata, mi ha dato una mano, mi ha accolta. Non si può dire che mi ha tenuta. Tutto qui. Vorrei comunque chiedere scusa a tutti, alla città di Nardò, alle forze dell'ordine, ai giornalisti". Così Tatiana Tramacere, la 27enne studentessa di Nardò, in provincia di Lecce, scomparsa il 24 novembre scorso e trovata viva giovedì sera sempre nella cittadina salentina, nell'intervista alla trasmissione di Rai Tre 'Chi l'ha visto?'.  

"Ho sentito e ho visto alcuni commenti. Per questo - spiega ancora Tatiana - ho chiuso tutti i profili. Non l'ho fatto per popolarità, non ha senso, sinceramente. Solo perché scrivo le frasi e le poesie, vuol dire che voglio diventare famosa? Alla fine la gente può pensare quello che vuole: so io quello che ho fatto e perché l'ho fatto. Ci sono questioni fisiche. Da due anni affronto qualcosa e quando si avvicina il giorno di un controllo io scappo, evito di affrontare la cosa. Per non sapere come procede quello che ho, scappo". 

Quanto a Dragos, il 30enne di origine rumene che l'ha accolta nella sua mansarda per dieci giorni, la giovane ha detto: "Mi ha aiutato, non mi ha giudicata. Non ha fatto nulla, mi ha solamente accolta e ascoltata. E' stato un amico molto affidabile, mi ha protetta e mi ha sempre aiutata. Non ha fatto nulla di male, chiariamo. Non ha colpe lui e io, anche se ho sbagliato con atteggiamenti e comportamenti magari immaturi. Ma l'ho fatto per un motivo, per qualcosa che è dentro di me: non è stata una bravata". "Troppo banale come spiegazione quella dei social", ha chiesto l'intervistatrice: "Esatto, c'è qualcosa di più intimo".  

Tatiana ha poi detto di non aver previsto quanto potesse durare la permanenza segreta in quella mansarda: "Non lo so, non avevo previsto nulla. E' successo tutto così. Quella sera dovevo tornare a casa dopo aver visto lui (Dragos ndr)". La giovane, rispondendo a una domanda della giornalista, si è definita "fragile e confusa. Ognuno affronta un periodo buio in cui non riesce a parlarne con qualcuno. Anche le scelte sbagliate non danno il diritto alle persone di parlarne e di insultare, che sia io o un'altra ragazza o un ragazzo: se non si conoscono o se non si affrontano le cose, non si dovrebbe parlare".  

Alla domanda se aveva capito che tutti parlavano di lei e se sapeva degli appelli dei genitori in tv o nei tg, ha spiegato: "Non ho visto niente: l'unica volta è stata quando il ragazzo (Dragos ndr) mi ha detto che è stato intervistato e stava succedendo un casino, gli ho detto 'stasera torno'. E poi il giorno dopo sono venuti i carabinieri". E poi perché sei andata nell'armadio?, ha insistito l'intervistatrice. "Ho avuto paura, il panico e io quando ho paura mi nascondo. Quando ho sentito le urla mi sono spaventata. Dragos è stato l'unico che mi ha ascoltata senza giudicarmi e senza dire nulla. Mi ha semplicemente accolta", ha poi ribadito Tatiana.  

 

I due giovani sono intanto stati ascoltati nuovamente dagli investigatori nei giorni scorsi per comprendere i contorni della vicenda. La giovane, dopo la denuncia presentata alcuni giorni dopo dalla famiglia Tramacere, gli appelli in tv e le ricerche a tappeto dei carabinieri, in realtà si trovava vicinissima a casa. Allo stato non vengono individuati reati. Comunque, alla fine, quando saranno raccolte tutte le carte e completati gli accertamenti ci sarà una valutazione definitiva da parte dei magistrati. In ogni caso, se pure dovessero essere individuati, non si tratterebbe di reati gravi. 

"Per quanto riguarda gli originali capi di imputazione, oggetto della sommaria incolpazione" riportati "nel verbale di perquisizione e sequestro, ovviamente sono venuti meno per fatti concludenti. Erano reati gravi: omicidio aggravato e occultamento di cadavere", aveva detto intanto l'avvocato Angelo Greco, legale di Dragos Gheormescu.  

"Vivevano un momento di affetto, di sentimento, di innamoramento che magari ha alterato tutto", ha aggiunto rispondendo a una domanda circa il tempo che è passato dalla scomparsa che ha allarmato la famiglia, l'opinione pubblica e ha messo in moto la 'macchina' delle ricerche. L'avvocato ha detto di non sapere se il suo assistito è indagato per altri reati.  

 

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Categoria: cronaca

21:42

Sgarbi e l'offesa a Casalino, sì al procedimento: il voto della Giunta

(Adnkronos) - Sì al procedimento contro Vittorio Sgarbi per l'insulto a Rocco Casalino. E' quanto stabilito con voto unanime dalla Giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera, che si è espressa in favore della richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dalla Corte d'Appello di Roma nei confronti dell'ex sottosegretario Sgarbi, accusato di aver diffamato il giornalista, ex portavoce del premier Conte. Il critico d'arte nel corso di un intervento in tv usò frasi offensive contro Casalino. Dopo il voto, l'assemblea della Camera dovrà esprimersi su quanto deciso in giunta.  

La Giunta, a quanto si apprende ha ritenuto che l'espressione usata da Sgarbi nei confronti di Casalino non possa essere coperta da insindacabilità perché l'insulto, oltretutto di natura omofobica, non ha mai copertura costituzionale. La vicenda arrivata sul tavolo dell'organismo di Montecitorio risale al 30 gennaio 2020 quando, durante il programma 'Stasera Italia' su Rete 4 Sgarbi attaccò il portavoce del premier Conte, Rocco Casalino, definendolo "una checca inutile". 

"Che passi il principio sacrosanto che un insulto, oltretutto di natura omofobica, non ha mai copertura costituzionale, mi pare un dato significativo, soprattutto se fatto proprio da un organismo della Camera dei Deputati. Tanto più significativo se, come successo in Giunta, viene sostenuto da un voto unanime di tutte le forze politiche, non solo quindi da quelle a cui mi riconosco più vicino". dice Casalino commentando il voto all'Adnkronos. 

"Detto questo -prosegue Casalino- bene che la politica non interferisca con il corso della giustizia, al netto delle garanzie previste per i parlamentari. Infine spero che anche lo stesso Vittorio Sgarbi possa riflettere sul peso delle parole, pronunciate pubblicamente contro un avversario politico". 

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Categoria: politica

20:48

"Legame tra droni sulla Germania e navi russe", la rivelazione dei media tedeschi

(Adnkronos) - C'è un nesso tra i droni che sorvolano la Germania e la navigazione di imbarcazioni legate alla Russia. A questa conclusione è arrivato un team di giornalisti della Bild, di Die Welt e dell'Accademia Axel Springer che ha raccolto e analizzato sistematicamente i dati su tutti gli incidenti di sorvoli di droni in Germania, attingendo sia a fonti pubbliche che riservate ed ha riscontrato come per la prima volta, emergano degli schemi ricorrenti. Riguardo agli obiettivi dei droni, i tempi di volo e i punti critici della zona. Inoltre, per la prima volta, è possibile osservare schemi ricorrenti tra i sorvoli dei droni e i movimenti delle navi nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, in particolare delle navi cargo con chiari collegamenti con la Russia". A scriverne è la Bild.  

Dalle informazioni riservate cui ha avuto accesso la Bild si deduce quanto sia aumentato in modo significativo il numero di incidenti con droni sulla Germania che a metà novembre ha fatto registrare "1072 casi con 1.955 droni", secondo documenti dell'Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA). I resoconti continuano: "Gli avvistamenti di droni sono avvenuti principalmente nelle ore serali". Molti sorvoli multipli e formazioni, cioè sciami di droni.  

Interessate soprattutto le installazioni militari, caserme, campi di addestramento della Bundeswehr, esercitazioni militari della Bundeswehr e della NATO, ma anche infrastrutture critiche. I punti critici sono chiaramente riconoscibili: due punti caldi sono le zone costiere della Bassa Sassonia e dello Schleswig-Holstein, in particolare le installazioni militari sul Mare del Nord e sul Mar Baltico. Il team di ricerca di Bild, Welt e Axel Springer Academy ha quindi confrontato sistematicamente queste informazioni riservate sui circa 2000 sorvoli di droni con i dati di navigazione di alcune imbarcazioni, riscontrando delle stranezze.  

 

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Categoria: internazionale/esteri

20:29

Sisal presenta il quarto appuntamento con FutureS: "Oltre l'orizzonte dell'innovazione"

(Adnkronos) - Si è tenuta oggi a Roma nella cornice di Palazzo Núñez-Torlonia la quarta edizione di FutureS, l’evento organizzato da Sisal per favorire il confronto tra istituzioni, aziende e stakeholder e discutere delle sfide e delle opportunità legate all'innovazione digitale. Un appuntamento speciale che ha celebrato anche gli 80 anni di storia dell’azienda, confermando il ruolo di Sisal come protagonista della trasformazione tecnologica e culturale del Paese. 

Questa edizione di FutureS ha posto al centro dell’attenzione l’innovazione intesa come identità, ambizione e responsabilità delle aziende, una tensione che permette di trasformare il cambiamento in opportunità trasformative per l’impresa e la Società. È la visione che guida Sisal fin dal 1945, anno della sua fondazione, e che continua a orientare la strategia dell’azienda nel costruire valore per persone, comunità e territori, facendo dell’innovazione non solo una leva tecnologica, ma una vera e propria cultura aziendale. 

Durante l’evento, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Professor of Strategy della Sda Bocconi School of Management, in un’intervista con la giornalista Barbara Carfagna ha sviluppato una riflessione ampia sul significato dell’innovazione nell’attuale scenario competitivo. Nel corso del dialogo sono stati affrontati i temi legati alla capacità delle imprese di anticipare i futuri possibili e di costruire, anziché inseguire, l’accelerazione in atto con particolare riferimento all’Intelligenza Artificiale e allo sviluppo delle tecnologie ‘dual use’ in ambito civile e militare. 

A seguire, nel corso del panel “Costruire il Futuro: Innovazione, Fiducia e Sviluppo digitale” moderato da Barbara Carfagna, sono intervenuti Camilla Folladori, Chief Strategy Officer di Sisal e Max Pellegrini, Ceo di Namirial, che hanno offerto una riflessione sulla transizione verso un’economia in cui identità digitale e intelligenza artificiale diventano infrastruttura critica per le imprese che devono così prepararsi a integrare velocità, governance e responsabilità nelle proprie strategie. 

Nel panel conclusivo “Costruire il Futuro: Sisal, lo Sport e l’Italia che cambia”, Francesco Durante, Amministratore Delegato di Sisal, e Carlo Mornati, Segretario Generale del Coni, hanno dialogato sul valore sociale e culturale dell’innovazione e sul ruolo che Sisal ha avuto nel sostenere la crescita dello sport italiano. 

“FutureS è la nostra piattaforma per contribuire al dibattito sul futuro del Paese, portando un’idea di innovazione che unisca tecnologia, responsabilità e valore sociale”, ha dichiarato Francesco Durante, Amministratore Delegato di Sisal. “È un impegno che nasce da 80 anni di storia: Sisal ha sempre accompagnato le trasformazioni dell’Italia, investendo in persone, competenze e sistemi moderni. Oggi rinnoviamo questa missione con ancora più determinazione: mettere la nostra esperienza al servizio del cambiamento per costruire un futuro più responsabile”. Questa edizione di FutureS ha messo in luce la necessità di un ecosistema digitale fondato su interoperabilità, fiducia e collaborazione. In un contesto segnato da rapide innovazioni tecnologiche e nuovi equilibri geopolitici, imprese e istituzioni sono chiamate a sviluppare strategie condivise che integrino visione, governance e responsabilità. Centrale anche il ruolo di un dialogo continuo tra settore pubblico e privato, condizione indispensabile per trasformare la trasformazione digitale in crescita sostenibile e per affrontarne con chiarezza le complessità in uno scenario globale in costante evoluzione. Durante l’evento è stato presentato il libro “Sisal. Ottant’anni di Innovazione”, a cura di Luca Masia, edito da Allemandi. 

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Categoria: economia

20:28

Champions, Juve-Pafos 2-0 e Benfica-Napoli 2-0 - Rivivi le partite

(Adnkronos) - Serata in chiaroscuro per le italiane in Champions League. Nella sesta giornata della fase campionato, la Juve fatica ma batte il Pafos 2-0 allo Stadium, grazie alle reti di McKennie e David. La squadra di Spalletti sale a 9 punti in classifica, in piena lotta per i playoff. Il Benfica batte invece 2-0 il Napoli di Antonio Conte all’Estadio da Luz: decidono i gol, uno per tempo, di Rios e Barreiro. Azzurri fermi a quota 7: per la qualificazione resta tutto aperto e le ultime due giornate saranno decisive. 

La Juve trema per un tempo, poi si fa coraggio e vince contro il Pafos in Champions League. Allo Stadium decidono le reti, tutte nella ripresa, di McKennie e David. Un successo fondamentale per il viaggio europeo dei bianconeri, che salgono così a 9 punti in classifica: a due giornate dalla fine della fase campionato, la squadra di Spalletti è in piena lotta playoff.  

Avvio combattuto allo Stadium. La Juve fatica nei primi minuti e gli ospiti si fanno subito pericolosi in un paio di occasioni. Il grande protagonista è Anderson Silva, che prima sfiora un gran gol con un colpo di tacco fuori di un niente e poi, intorno alla mezz’ora, centra il palo con una bella conclusione di prima. Molto timida la squadra di Spalletti, che prova a farsi vedere soprattutto con Yildiz, il più vivace. Il fantasista turco prova a costruire un paio di occasioni, ma la chance più importante della prima frazione capita a David, che al 42’ manca di precisione nella deviazione da due passi sulla sponda aerea di Kelly. I bianconeri tornano negli spogliatoi sotto i fischi dello Stadium.  

Spalletti rimanda in campo i suoi con un cambio scritto: fuori Zhegrova, propositivo ma ancora senza i 90 minuti nelle gambe, e dentro Conceicao. Proprio il portoghese dà una marcia in più ai bianconeri. Al 59’, Conceicao si crea da solo l’occasione e, dopo aver portato a spasso la difesa, arriva a tu per tu con Michail ma manca di precisione con il destro. Bravo il portiere ospite a chiudere l’angolo di tiro. La svolta della partita arriva una decina di minuti dopo: Conceicao parte e serve Cambiaso, l’esterno bianconero tocca in area per McKennie e il centrocampista americano trova l’1-0 con un gol da vero centravanti. Stop, preparazione e destro potente all’incrocio che fulmina Michail. Rotto il ghiaccio, la Juve va sul velluto e al 73’ trova il raddoppio con David, pescato in area in maniera perfetta da Yildiz. È il gol che di fatto chiude la partita, con i bianconeri che nel quarto d’ora finale si limitano ad amministrare. Successo importante per gli uomini di Luciano Spalletti. 

Il Napoli inciampa contro il Benfica di José Mourinho nella sesta giornata di Champions League, 2-0 il risultato in Portogallo. La sblocca Rios al 20', poco prima un errore del portiere napoletano aveva spalancato la porta ad Aursnes che però incredibilmente non aveva trovato la rete. Il Benfica trova il vantaggio meritatamente dopo quasi dieci minuti di attacchi forsennati. Neanche 5 minuti di secondo tempo e i padroni di casa raddoppiano grazie a un gran gol di Barreiro al 50'. All'87' tris sfiorato da Pavlidis.  

Nella settima giornata di Champions League il Napoli sarà impegnato in trasferta a Copenaghen il 20 gennaio. La Juve ospiterà il Benfica il 21 gennaio.  

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Categoria: sport

20:19

La Fed taglia i tassi di 25 punti base: terzo calo consecutivo nel 2025

(Adnkronos) - La Federal Reserve statunitense taglia di 25 punti base i tassi d’interesse. Si tratta del terzo calo consecutivo quest’anno. La Fed segnala preoccupazioni per il mercato del lavoro nonostante l’inflazione resti elevata e mentre i dazi del presidente degli Usa Donald Trump continuano a pesare sull’economia. 

Il taglio di un quarto di punto percentuale porta i tassi a un intervallo compreso tra 3,50% e 3,75%, ma il percorso futuro è meno certo. Le divisioni all’interno della banca centrale si sono approfondite: due funzionari hanno votato per mantenere invariati i tassi, mentre un altro responsabile di politica monetaria ha chiesto una riduzione più ampia. 

I tassi d’interesse della sono "al livello giusto" in attesa di capire quale direzione prenderà l’economia americana. Ad affermarlo è il presidente della Fed, Jerome Powell. "Siamo ben posizionati per determinare l’entità e il calendario di eventuali nuovi aggiustamenti, in base all’evoluzione dei dati economici e delle nostre prospettive", sottolinea Powell durante una conferenza stampa. 

La decisione di abbassare i tassi per la terza volta consecutiva non è stata semplice, considerando la situazione economica degli Stati Uniti, ha poi detto Powell. "La discussione è stata serrata ma dobbiamo prendere una decisione. Si spera sempre che i dati ci permettano di avere una visione chiara, ma nella situazione attuale", ha spiegato, aggiungendo che la Fed si trova ad affrontare al tempo stesso un’inflazione elevata e un tasso di disoccupazione più alto, un conflitto tra i due mandati dell’istituzione. 

L’economia statunitense, ha spiegato ancora Powell, ha bisogno di diversi anni in cui i salari crescano più rapidamente dell’inflazione affinché i consumatori possano far fronte al costo della vita.  

Powell ha osservato che la politica della Fed mira a ridurre l’inflazione e favorire un’economia solida in cui i salari reali aumentino, una situazione che permetterebbe alle "persone di iniziare a sentirsi più tranquille riguardo alla loro capacità di affrontare le spese". 

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Categoria: economia

20:10

Nel presepe della Camera 'scomparsi' bue e asinello, Magi già arrivati: stupore bipartisan

(Adnkronos) - Che fine hanno fatto il bue e l'asinello? Nel presepe allestito all'ingresso della Camera per il Natale 'mancano' due statuette simbolo della Natività, almeno secondo la tradizione. La loro assenza non è passata inosservata, non solo agli occhi dei parlamentari partenopei, forse (San Gregorio Armeno docet) i più conservatori in materia. Fatto sta che si è aperto un vero e proprio dibattito, dove è prevalso lo stupore per la scelta di tener fuori i due animali che da un millennio fanno coppia fissa per scaldare Gesù Bambino nella grotta.  

''Il bue e l'asinello sono il presepe, anche se i Vangeli non ne parlano", dicono gli onorevoli ortodossi. ''Si' è vero, la tradizione parla chiaro, ma siamo pur sempre di fronte a un'opera d'arte, dove il Natale può essere liberamente interpretato'', replicano i deputati più laici. ''Va bene tutto, ma come la mettiamo con la presenza anticipata dei Re Magi?'', controbattono i tradizionalisti, che considerano l'assenza del bue e dell'asinello quasi un reato di lesa maestà e non mandano giù lo spazio vuoto al posto di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.  

La voce sui 'grandi assenti' si diffonde e in Transatlantico, a Montecitorio, le 'fazioni' si confrontano tra il sacro e il profano. C'è chi non si fida e prima di commentare vuol passare di persona davanti al manufatto per vedere se davvero non ci sono le figurine in terracotta 'incriminate'. ''Sono spariti bue e asinello? Si sono magnati pure quelli...'', scherza un 'decano' della stampa parlamentare. Il 'campo largo' si ritrova unito sul Santo Natale e manifesta tutto il suo disappunto. Federico Fornaro, presidente della Giunta delle elezioni della Camera ed esponente Pd, è basito. Prima scherza (''Non è possibile, capisco i problemi energetici ma un po' di caldo dobbiamo garantirlo al nascituro...'') poi si fa serio: ''Il presepe è il presepe, quello della tradizione prevede il bue e l'asinello, due statuine che non possono assolutamente mancare...''.  

Gli fa eco il collega dem Enzo Amendola che ironizza: ''Non ci credo, vuol dire che hanno dato precedenza a Ciccibacco, il pastore, paffutello con un solo ciuffo in testa e le gote rosse perché sempre ubriaco''. Riccardo Magi, segretario di +Europa, la butta in politica: ''Rimuovere il bue e l'asinello dal presepe è l'unica vera riforma fatta finora dal governo Meloni e dal centrodestra...''.  

Pure nel centrodestra c'è chi storce il naso. E' meravigliato il presidente di Noi moderati Maurizio Lupi che pure fa una battuta: ''Mancano il bue e l'asinello? Non è vero... Non sarà stata la mia amica Brambilla, animalista convinta? Comunque, l'ortodossia del presidente della Camera Fontana non è in discussione, non posso pensare che ci sia una strumentalizzazione laica del Natale...''.  

L'ex super ministro dell'Economia dei governi Berlusconi, ora esponente di Fratelli d'Italia, Giulio Tremonti, si ferma e chiede sornione: ''Ma come, non ci sono il bue e l'asinello? Ma almeno il Bambin Gesù c'è?'' ''Sì, il bambinello c'è'', lo rassicura un giornalista. ''Beh, allora è già qualcosa...'', replica il presidente della commissione Affari esteri di Montecitorio.  

L'azzurro Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, sorride: ''Non è vero, non ci posso credere. Sono arrivati in anticipo i Re Magi ma hanno fatto fuori il bue e l'asinello...". "Che devo dire, è la riforma presepiale...'', scherza il deputato forzista per poi aggiungere: ''L'importante, però, che è salvo lo spirito del Natale''. Non si sbilancia Gianluca Cantalamessa, leghista: ''Credo sia stata una dimenticanza...''.  

Alfonso Pepe, l'artista campano (originario di Pagani, in provincia di Salerno) che ha venduto il presepe alla Camera nel 2022, difende il suo lavoro e spiega le regioni dell'assenza: ''Non mettere il bue e l'asinello è stata una mia scelta, ho realizzato il portale in cotto e tufo e non c'era lo spazio. E' stata, comunque -rimarca- una mia scelta artistica''.  

Per la cronaca, è vero che nessuno dei Vangeli cita i due animali, come lo stesso papa Benedetto XVI ha fatto notare nel suo libro del 2012 'L'infanzia di Gesù' ma il bue e l’asinello sono entrati definitivamente nel presepe fin dal 1223 grazie a San Francesco d’Assisi, che di ritorno da Roma e dopo aver visitato la Terra Santa, compose la prima Natività della storia, a Greccio, in provincia di Rieti. L'unico testo che fa riferimento a un bue e un asino vicino alla mangiatoia (citata dal Vangelo di Luca) in cui fu sistemato Gesù appena nato è il 'Vangelo dello pseudo-Matteo', un vangelo apocrifo, cioè non riconosciuto dalla Chiesa, scritto in latino tra l’Ottavo e il Nono secolo. 

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Categoria: politica

19:34

Ponte Messina, i progettisti rispondono alle critiche: "Basta fake news, è sicuro"

(Adnkronos) - Per la prima volta i progettisti del Ponte sullo Stretto rispondono pubblicamente ai dubbi e alle critiche sull’opera. In un’intervista rilasciata al quotidiano “il Centro”, in edicola domani, Marco Lombardi, ceo di Proger – una delle società responsabili della progettazione del Ponte – rivendica la solidità tecnica, l’innovazione e la sostenibilità del progetto, respingendo quelle che definisce “fake news” e contestazioni “strumentali e prive di fondamento tecnico”. 

“Il Ponte sullo Stretto è un orgoglio dell’ingegneria italiana” afferma Lombardi. “Non è un progetto vecchio: è stato aggiornato fino all’ultimo momento utile, con l’impiego delle più moderne tecnologie e grazie al lavoro di eccellenti ingegneri e consulenti impegnati da oltre due anni e mezzo”. Secondo il ceo di Proger, il modello progettuale “Messina Type” è già un riferimento internazionale e “ha fatto scuola” in diversi grandi ponti sospesi nel mondo. 

Le critiche, sostiene Lombardi, arrivano “solo dall’Italia” e provengono “da non tecnici che non conoscono la materia e da pochi tecnici che probabilmente avrebbero voluto realizzare loro il Ponte”. L’opera, aggiunge, “non è di destra né di sinistra: solo nel nostro Paese si ascoltano cori da curva sud su un progetto di viabilità eccezionale”. 

Sul tema della sicurezza sismica, il ceo respinge gli allarmi: “La fondazione del Ponte non insiste su una faglia. La cosiddetta Cannitello è un terrazzamento marino e non può attivare fenomeni sismogenetici. Nel terremoto del 1908 infatti non si è attivata. Il Ponte è progettato per resistere non solo a un sisma equivalente a quello del 1908, ma anche a sei tra i più distruttivi terremoti della storia”. Per quanto riguarda il vento, Lombardi precisa: “È dimensionato per resistere a raffiche fino a 270 km/h, con prove in galleria del vento a 290 km/h che non hanno mostrato alcuna instabilità. La velocità massima mai registrata nell’area è stata di 144 km/h”. 

Ampio spazio è dedicato all’impatto ambientale, tema su cui Lombardi definisce “incomprensibili” i rilievi della Corte dei conti: “L’ecologia è stata la nostra bussola. Abbiamo risposto a 239 osservazioni della Commissione Via e di altri enti, ottenendo la promozione della Commissione”. Il progetto prevede interventi preventivi per tutelare flora, fauna, fondali marini, rotte migratorie e habitat costieri: “Per la prima volta molte opere di compensazione saranno realizzate prima dell’avvio del cantiere. Il materiale da scavo sarà riutilizzato solo per interventi di ripascimento. Trapianteremo posidonia e creeremo nuove praterie di alghe per proteggere l’habitat”. 

Secondo Lombardi, la campata unica migliora gli aspetti ambientali e “evita ogni interferenza con i fondali”. 

Riguardo ai costi, il ceo chiarisce: “L’incremento non è dovuto a varianti in corso d’opera ma alla semplice attualizzazione dei prezzi delle materie prime. Non sussiste alcuna condizione che richieda una nuova gara”. 

Citato anche lo studio della Bocconi sui benefici economici: “La ricchezza generata è superiore al costo dell’opera, stimato in 14 miliardi. Il risparmio di tempo nel collegamento – 15 minuti contro le due ore attuali – vale oltre 8 miliardi in termini economici. Benefici aggiuntivi riguardano mobilità, produttività, turismo ed emissioni: la mitigazione climatica vale 5,2 miliardi. Inoltre, uno studio della Regione Sicilia stima in 6,5 miliardi il costo dell’insularità che il Ponte contribuirebbe a ridurre”. 

Lombardi respinge infine l’idea di “cattedrale nel deserto”: “Sono in corso investimenti ferroviari per oltre 10,5 miliardi, più 3,6 miliardi sulla Salerno-Reggio Calabria, oltre 2 miliardi sulla Catania-Messina e quasi 5 sulla Palermo-Catania. Il Ponte si inserisce in un quadro infrastrutturale già in forte sviluppo”. 

Proger, nata nel 1951 in Abruzzo e attiva oggi in 14 Paesi, realizza il progetto insieme a Cowi e Rocksoil, con il contributo di alcuni dei più importanti studi di ingegneria italiani e delle migliori eccellenze accademiche del Paese. 

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Categoria: economia

19:19

Da Venier a Conti, la tv ad Atreju: "Orgogliosi di essere nazional popolari"

(Adnkronos) - Da termine quasi dispregiativo a medaglia da appuntare con orgoglio sul petto. La televisione "nazionalpopolare" trova la sua più fiera difesa nelle parole dei suoi protagonisti, Mara Venier, Carlo Conti, Marco Liorni ed Ezio Greggio, ospiti ad Atreju per il panel "La televisione e la cultura nazionalpopolare in Italia". Un'occasione per rivendicare un ruolo che, secondo loro, significa soprattutto "essere nel cuore della gente", unire le generazioni e offrire conforto, specialmente nei momenti più difficili. A lanciare il tema è Mara Venier, che ricorda un aneddoto del passato per segnare la distanza con il presente. "Qualche anno fa, Pippo Baudo si offese moltissimo perché l'allora presidente Rai aveva classificato i suoi programmi come 'nazional-popolari'. La prese come un'offesa, ci fu una polemica che durò mesi", racconta la signora della domenica. "Ecco, io oggi, quando mi dicono che Mara Venier è 'nazionale popolare', sono orgogliosa di rappresentarlo". 

Un sentimento condiviso da Carlo Conti e Marco Liorni e a cui fa eco Ezio Greggio, intervenuto in collegamento: "Essere nazionali e popolari significa essere nel cuore della gente, significa fare trasmissioni che la gente ama e far trascorrere, in tempi complicati come questi, qualche momento di serenità. E ne abbiamo assolutamente bisogno". La stessa Venier rafforza il concetto, ricordando l'impegno durante la pandemia: "Quando l'Italia era bloccata, noi siamo andati in onda. Andare in onda e cercare di rassicurare gli italiani in un momento terribile. Se questo è essere 'nazionale popolare', allora ben venga". 

Ma cosa significa, oggi, fare televisione per il grande pubblico? Per Marco Liorni, la chiave è la permeabilità. "Penso che tutta la televisione, e anche l'intrattenimento, debba 'respirare' il Paese che c'è fuori", afferma il conduttore de L'Eredità. "Se le togli il terreno di confronto, la televisione perde quel ruolo sociale così importante che deve avere. Questo vale anche per i quiz: bisogna mettere in dialogo le generazioni, non solo conservando la memoria del passato, ma anche lavorando sull'intuizione e sulle energie nuove". Il legame con il pubblico è il filo rosso che unisce tutti gli interventi. "Siamo qua solo grazie al pubblico che ci segue. Il giorno che non ci segue più, è finita anche per noi", sottolinea Venier. Un concetto ribadito da Carlo Conti, che definisce la sua carriera un atto di "fortuna" reso possibile dalla passione e dalla gavetta. "Ho iniziato in una radio privata fiorentina dove non pagavano", ricorda. "Ma come diceva Mara, lo devo esclusivamente al pubblico. Fino a che il pubblico vorrà, io ci sarò".  

Un percorso fatto di "gavetta", oggi spesso saltata, che ha formato una generazione di professionisti. "Ho imparato tantissimo stando vicino ai grandi, rubando con l'occhio ogni dettaglio", ammette Liorni, citando la sua esperienza al fianco di Mara Venier a La Vita in Diretta. Tra le sfide del presente, i conduttori citano l'eccessiva sensibilità che rischia di limitare la creatività. "Credo che in generale abbiamo perso il senso della leggerezza, ci prendiamo troppo sul serio", osserva Conti. "Se penso a film come Amici Miei, oggi durerebbero dieci minuti". Il conduttore porta un esempio concreto dal suo programma Tale e Quale Show: "Per stare dietro a certe direttive, a Tale e Quale Show non posso più far interpretare cantanti di colore a concorrenti bianchi, perché altrimenti si viene accusati di 'blackface'. Allora mi diverto a prendere un cantante di colore forte nel cast, così posso fargli imitare altri artisti di colore. E poi, un bel giorno, a un concorrente di colore farò imitare un cantante bianco, nella speranza che nessuno si offenda per il 'whiteface'".  

Sulla stessa linea Ezio Greggio, che difende il diritto alla satira "scorretta" come forma di libertà, ricordando le battaglie degli anni '70 per aprire la strada alle TV private. Una televisione che, nonostante la concorrenza delle piattaforme, non teme di perdere il suo primato, a patto di offrire contenuti di qualità: "I ragazzi hanno un senso critico notevole", conclude Greggio, "bisogna solo offrirgli programmi che li possano interessare". Infine, il ricordo per il collega e amico Fabrizio Frizzi: "Il momento più difficile della carriera che non avrei mai voluto vivere è stato quando, dopo la morte di Fabrizio Frizzi, sono tornato nello studio de L'Eredità e ho dovuto riprenderne in mano la conduzione. Una cosa che non avrei mai voluto fare", racconta Conti visibilmente emozionato. E aggiunge: "Dico sempre che nella nostra carriera non importa quanti programmi o quanti successi hai fatto, ma conta quello che lasci. E Fabrizio ha lasciato un segno bellissimo". 

"La sua scomparsa ha segnato tutti noi in modo profondo", aggiunge Mara Venier spiegando come quell'evento abbia cambiato le sue priorità. "La scomparsa di Fabrizio mi ha fatto riflettere molto su questo. Anche se amo il mio lavoro e per me è importante, da quando Fabrizio non c'è più ho cercato di essere molto più vicina alle persone che amo. Ho capito che le cose importanti della vita sono altre. Noi, in fondo, facciamo solo televisione", conclude.  

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Categoria: spettacoli

19:06

Ucraina, Conte: "Europa disorientata, lasciamo condurre negoziati agli Usa"

(Adnkronos) - Sull'Ucraina "l'Europa è completamente disorientata, non si è capito qual è la linea. Purtroppo avevano solo una linea, questa è la realtà: la vittoria militare sulla Russia. Hanno hanno scommesso su questo e adesso non c'è nessuna alternativa. Quindi lasciamo che a condurre il negoziato siano gli Stati Uniti". A dirlo, scatenando le reazioni dei riformisti all'opposizione, è il leader M5S Giuseppe Conte a margine di una conferenza stampa alla Camera.  

"Da un lato - ha aggiunto Conte - alcuni vorrebbero continuare una guerra, ma non riescono neppure a trovare risorse per finanziarla, una guerra per procura. Dall'altro c'è invece chi, come Giorgia Meloni, rimane nel mezzo silente, cercando di capire quale sarà la soluzione migliore per rivendicare di aver contribuito a quella soluzione". 

 

Diverse le reazioni nell'opposizione. “Le affermazioni di Giuseppe Conte, che vuole lasciare fare a Trump, sono inaccettabili e irresponsabili: non è vero che l’Europa ha puntato sulla vittoria, non si tratta di una scommessa sull’esito di una partita di calcio, ma di sostenere la resistenza di un paese ai confini dell’Unione europea invaso militarmente da una potenza come la Russia. Non riguarda solo l’Ucraina, ma il futuro della sicurezza dell’intera Europa”, ha detto il Segretario di +Europa, Riccardo Magi intervenendo a L’Aria Che Tira su La7.  

“Per quanto riguarda la valutazione politica sull'Europa, e mi pare che quella di Conte si avvicini a quella di Trump, dobbiamo dire le cose come stanno: l’Europa politica non esiste e non può decidere quello su cui non ha sovranità. Quello che sta accadendo, con questo attacco inedito dell'amministrazione Trump all'Europa, segna uno spartiacque: gli europei - ha sottolineato Magi - dovrebbero prendere in mano il proprio destino e fare un salto verso più Europa, con un'integrazione politica maggiore a partire dalla politica di difesa che significa politica estera comune. Da questo punto di vista, i nazionalisti sono a un cortocircuito, perché dicono che l'Europa non funziona, è debole e non decide, ma allo stresso tempo vogliono che continui a non decidere, e così Meloni si tiene il diritto di veto in Consiglio europeo per poter continuare a dire che l’Europa non funziona, è debole e - ha concluso Magi - non decide”. 

"Ho letto una nota su Europa, Trump e Ucraina che pensavo fosse di Vannacci o Borghi. Sbagliavo", il commento sui social il senatore Pd, Filippo Sensi, a proposito delle dichiarazioni del leader M5S. 

"Ma sì, lasciamo che sia Trump a condurre il negoziato, e noi stiamone fuori! Lasciamo che sia lui, che tanto ha a cuore le sorti dell’Ucraina e il futuro dell’Europa. Facciamo anzi che siano i russi a fissare direttamente le condizioni, così evitiamo di perderci del tempo", scrive Giorgio Gori sulle dichiarazioni di Giuseppe Conte.  

"Vedo che alcune anime belle - ribatte Conte - si meravigliano delle mie dichiarazioni di oggi. Mi sono limitato a fotografare con rammarico quella che è la disastrosa situazione attuale: ho sempre auspicato un protagonismo dell'Europa nel processo di pace e questo invece è clamorosamente mancato". Una situazione in cui "gli Stati Uniti hanno vita facile a giocare una partita a proprio vantaggio, approfittando di una debolezza europea che ho sempre rimarcato fosse un danno per tutti noi. Una debolezza vergognosa che l’Europa dimostra in ogni dossier: dal riarmo, all’acquisto di gas, allo scontro sui dazi, alle genuflessioni sulla zero tassazione sui giganti del web". 

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Categoria: politica

19:01

Si finge statua e si nasconde nel presepe, il sindaco scopre il latitante

(Adnkronos) - Il sindaco di Galatone, in provincia di Lecce, Flavio Filoni scopre nella grotta della Natività del suo paese, in piazza Crocifisso, un uomo in carne e ossa che all'apparenza sembrava una delle statue vicine in terracotta. Si sarebbe rifugiato all'interno per mimetizzarsi e non farsi individuare. Si trattava di un migrante di 38 anni, originario del Ghana che risultava ricercato e latitante. E' lo stesso primo cittadino a raccontarlo sulla sua pagina Facebook.  

"Quello che è accaduto sabato mattina merita una riflessione profonda", scrive. "Mentre mi trovavo davanti alla Natività realizzata con cura dalla nostra Pro Loco, ho notato una presenza che inizialmente avevo scambiato per parte della scena. Un dettaglio che sembrava innocuo, ma che si è rivelato determinante. Grazie al pronto intervento della nostra Polizia Locale, della Polizia di Stato e dei Carabinieri - spiega Filoni - è stato possibile rintracciare e identificare una persona che risultava latitante e ricercata".  

"Un esito che conferma, ancora una volta, quanto sia fondamentale riporre piena fiducia nel lavoro quotidiano di chi garantisce sicurezza e legalità. Un ringraziamento sincero a tutte le donne e gli uomini che vigilano sul nostro territorio con competenza, attenzione e dedizione. Un grazie al Commissariato di Nardó, al dottore Tornese ed ai suoi uomini che insieme agli uomini della Polizia Locale, hanno risolto il caso", conclude il sindaco. 

Il 38enne era destinatario di un provvedimento di carcerazione per una pena di 9 mesi e 15 giorni emesso dalla Procura di Bologna per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. Agenti del Commissariato di Polizia di Nardò lo hanno accompagnato nel carcere di Lecce. 

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Categoria: cronaca

18:46

Diletta Leotta è incinta, l'annuncio social e l'abbraccio di Karius

(Adnkronos) - Diletta Leotta è incinta: il volto di Dazn e Loris Karius diventeranno genitori per la seconda volta. Oggi, mercoledì 10 dicembre, la bordocampista ha annunciato con un post pubblicato sul proprio profilo Instagram di essere incinta del secondo figlio: "Questo Natale non potevamo desiderare regalo più bello. Aria sta diventando una sorella maggiore, e i nostri cuori sono pronti ad amare il doppio". 

L'annuncio è stato accompagnato da una foto di famiglia 'allargata', con Karius, ex portiere del Liverpool oggi allo Schalke 04, che abbraccia Leotta e la figlia Aria e con una mano tocca la pancia di Diletta. Proprio la bordocampista di Dazn, poco prima dell'annuncio, aveva pubblicato una storia su Instagram in cui si inquadrava la pancia con un cuore bianco. 

 

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Categoria: sport

18:37

Perché il 2026 sarà l’anno di Italia e Germania

(Adnkronos) - Passato lo choc (anche un po’ esagerato) della Strategia di sicurezza nazionale trumpiana, è utile concentrarsi sulle carte che l'Europa può ancora giocarsi. Una di queste, inimmaginabile fino a poco tempo fa, è l’alleanza italo-tedesca, destinata a ridefinire gli equilibri europei in un contesto di instabilità interna francese e nuove geometrie politiche globali. 

Tra i due Paesi il legame non è stato mai così forte dai tempi di Adenauer e De Gasperi. Il presidente del Consiglio italiano accolse a Roma il cancelliere tedesco in una storica visita nel giugno 1951, a poche settimane dalla firma del trattato che istituì la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, e che mise fine all’isolamento tedesco vincolando l'industria bellica dei sei Paesi fondatori a un progetto di pace comune. Da quella ripresa delle relazioni diplomatiche - di cui nel 2026 si celebreranno i 75 anni - i due governi collaborarono strettamente per creare la Comunità europea di difesa (Ced), ma nel 1954 la bocciatura francese e la diffidenza degli altri Stati membri (la ferita della guerra era ancora aperta) bloccarono un processo che è ripartito sul serio solo dopo l’invasione russa dell’Ucraina.  

Meloni-Merz: stabilità politica e convergenza ideologica  

A parte le ricorrenze diplomatiche, il 2026 sarà l’anno di Italia e Germania per ragioni ben più sostanziali. Roma e Berlino hanno in comune due governi a guida conservatrice, una certa stabilità e la ragionevole aspettativa di non dover affrontare elezioni nazionali da qui a un anno e mezzo. Inoltre, Giorgia Meloni e Friedrich Merz non rientrano negli schemi che hanno dominato i rispettivi Paesi per due decenni: l'era Merkel e quella della schizofrenia governativa italiana. Tra i leader si è instaurata una "chimica" fondata sul pragmatismo e sull’aver navigato da esterni la fase precedente: lei all’opposizione sin dalla nascita di Fratelli d’Italia nel 2012; lui fuori dalla politica e nel mondo degli affari durante la guida merkeliana della Cdu. Gli anni in cui l’Italia era il membro fiscalmente indisciplinato dell’Unione, delle risate con Sarkozy al Consiglio europeo che anticipavano la caduta di Berlusconi nel 2011, della contrapposizione tra il rigido ministro delle Finanze Schaeuble e i cosiddetti Piigs. 

Oggi l'Italia ha uno spread sotto i 70 punti base, conti pubblici in ordine e potrebbe uscire in anticipo dalla procedura d’infrazione, mentre la Germania, in crisi d’identità, deve ridefinire il proprio ruolo nel mondo anche attraverso la sua potenza industriale e di motore dell’export europeo. La convergenza ci è sempre stata, le filiere sono da decenni integrate, ma ora si vede chiaramente un disegno strategico per spingere l’Unione in una direzione diversa.  

Il forum Mimit-Bmwe  

Quali sono i segnali, concreti, di questa special relationship? Partiamo da oggi, 10 dicembre: al Ministero delle Imprese e del Made in Italy si è tenuto il secondo Forum ministeriale italo-tedesco, presieduto dal ministro Adolfo Urso e dalla ministra federale dell'Economia e dell'Energia Katherina Reiche, che ha prodotto un documento congiunto di politica industriale su auto e siderurgia. Al centro, la revisione della transizione ecologica europea e in particolare dello stop ai motori endotermici previsto per il 2035. Urso, in sintonia con la collega tedesca, rivendica una "revisione radicale ed efficace" che preveda neutralità tecnologica, riconoscimento strutturale del ruolo di biofuel, e-fuel e tecnologia ibrida, estendendo il nuovo approccio anche ai veicoli commerciali e pesanti. Merz ha formalmente richiesto alla Commissione europea di permettere ai "motori a combustione altamente efficienti" di continuare oltre il 2035, posizione condivisa da altri sei Stati membri dell'Ue. La battaglia comune mira a tutelare le industrie energivore europee e "rimediare ai danni di una transizione ideologica", proteggendo settori automotive vitali per Germania e Italia. 

I segnali diplomatici della nuova alleanza  

L'agenda bilaterale dei prossimi mesi conferma la vivacità di questo rapporto. La settimana prossima, durante la XVIII edizione della Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo (che Adnkronos seguirà con tre dirette speciali), ci sarà un solo ministro degli Esteri, in una sessione speciale insieme ad Antonio Tajani, e sarà il tedesco Johann Wadephul. Il 23 gennaio 2026 si terranno a Roma le consultazioni per il Piano d'Azione italo-tedesco, con Merz ricevuto da Meloni per il nuovo vertice intergovernativo tra i due paesi. Il Piano d'Azione, firmato nel novembre 2023, prevede cooperazione rafforzata su politica industriale, spazio, tecnologie digitali e green, sicurezza e difesa, migrazione e cultura. 

Difesa e industria degli armamenti  

La difesa rappresenta uno dei settori più dinamici della cooperazione. Il 15 ottobre 2024, Leonardo e Rheinmetall hanno costituito la joint venture paritetica Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (Lrmv), con sede legale a Roma e operativa a La Spezia, dove si svolgerà circa il 60% delle attività industriali. Pochi giorni fa, Lrmv ha firmato il primo contratto per la fornitura di 21 veicoli cingolati A2CS Combat per l'Esercito italiano, con il primo mezzo consegnato entro la fine del 2025. L'amministratore delegato Laurent Sissmann ha definito l'accordo come "la nascita di una sinergia industriale concreta" destinata a sviluppare non solo veicoli, ma una capacità industriale condivisa per i futuri carri armati principali europei. 

Il Piano d'Azione prevede una cooperazione rafforzata su numerosi programmi, dal Sistema principale di combattimento terrestre (Mgcs) al Sistema di combattimento corazzato di fanteria (Ajcs), dal Rotore di nuova generazione (Ngrc) al progetto di difesa anti-missili ipersonici Hydis. Oltre ai progetti già esistenti come Eurofighter, Eurodrone, elicottero NH-90 e missile Vulcano, le due nazioni mirano a "ridurre la frammentazione, promuovere l'intercambiabilità e rafforzare l'industria europea della difesa". 

Spazio e innovazione  

Lo spazio costituisce un pilastro fondamentale della partnership strategica italo-tedesca. Al centro della collaborazione figura il programma Iris², la costellazione satellitare europea per comunicazioni sicure e sovrane, con primo lancio previsto nel 2029. Durante il primo Forum ministeriale a Berlino nel novembre 2024, i ministri Urso e Habeck hanno posto lo spazio al centro della cooperazione bilaterale, identificandolo come "catalizzatore per le tecnologie emergenti" e strumento per garantire competitività e autonomia all'Europa. Il Piano d'Azione prevede gruppi di lavoro dedicati all'economia spaziale, promuovendo collaborazioni industriali e poli di innovazione. Dopo la partecipazione italiana alla Fiera di Hannover 2025, a ottobre il German-Italian Aerospace Forum a Roma ha ulteriormente consolidato questa collaborazione, supportata dal Consiglio dei Ministri Esa 2025. 

Regolamentazione e sovranità tecnologica  

Nella partita europea sull’“Omnibus digitale” la Germania si sta ritagliando il ruolo di capofila dei paesi che chiedono una vera cesura con la stagione della iper regolazione, e la linea illustrata da Karsten Wildberger, ministro per la digitalizzazione, al Consiglio Ue Telecomunicazioni del 9 dicembre, conferma questa ambizione: Berlino saluta il pacchetto della Commissione come un passo nella direzione giusta ma lo giudica insufficiente, chiede di estendere l’ambito della riforma, rendere le norme nativamente “machine readable” per permettere una compliance automatizzata e tagliare in modo drastico il ricorso ad atti delegati ed esecutivi che scaricano incertezza giuridica su imprese e amministrazioni nazionali.  

Parlando con chi ha partecipato al forum berlinese sulla sovranità digitale di fine novembre, la sovranità non viene più declinata come autarchia tecnologica ma come capacità europea di governare infrastrutture critiche – dai cavi sottomarini allo spazio, già definiti da vari ministri “nuovi territori sovrani” – e di costruire un quadro normativo sufficientemente semplice per non trasformare il fattore regolatorio in un vantaggio competitivo per gli attori extra Ue. È in questo spazio che si inserisce, quasi in modo complementare, la posizione italiana espressa dal viceministro Valentino Valentini al Consiglio Telco: meno complessità normativa, più chiarezza e coerenza tra i grandi regolamenti orizzontali (Dsa, Dma, Data Act, Cyber Resilience, Nis2), razionalizzazione degli obblighi per evitare sovrapposizioni, e soprattutto uso “intelligente” del digitale – piattaforme comuni, interoperabilità tra autorità, modelli e procedure standardizzate – per ridurre oneri invece di crearne di nuovi.  

L'allineamento tra Ppe e Ecr  

La convergenza Roma-Berlino trova riscontro anche nelle dinamiche del Parlamento europeo, dove il Partito Popolare Europeo (Ppe) di Merz e i Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) di Meloni collaborano sempre più frequentemente. L’Ecr, quarto gruppo parlamentare con 80 eurodeputati provenienti da 19 Stati membri (e che in questi giorni si riunisce a Roma per i suoi ‘study days’), si posiziona come possibile "cardine" di coalizioni variabili, capace di collaborare sia con il Ppe che con i Patrioti su dossier specifici, facendo ovviamente irritare il resto della maggioranza che ha sostenuto il secondo mandato di Ursula von der Leyen, ovvero Socialisti e Liberali. Questa dinamica, definita anche "maggioranza venezuelana" dopo il voto congiunto sul riconoscimento di Edmundo González come presidente del Venezuela, si è manifestata ripetutamente su temi industriali e di politica estera. Il presidente del Ppe Manfred Weber ha dimostrato più volte disponibilità a proteggere il governo Meloni, come nel blocco della missione parlamentare europea sullo stato di diritto in Italia, che si sarebbe dovuta tenere in questi giorni. (di Giorgio Rutelli) 

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Categoria: internazionale/esteri

18:21

Accordo con l'Agenzia delle Entrate, Amazon pagherà oltre 500 milioni di euro al fisco

(Adnkronos) - Amazon ha raggiunto un accordo con il fisco italiano per versare 511 milioni di euro nell'inchiesta che riguarda il presunto mancato versamento dell'Iva da parte dei venditori cinesi, rispetto ai quasi 3 miliardi calcolati dalla Guardia di finanza e dalla Procura di Milano tra imposte, interessi e sanzioni. L'inchiesta addebita al colosso americano di non avere ottemperato nel 2019-2021 ad alcuni obblighi tributari. La cifra si aggiunge ai 212 milioni definiti da Amazon logistica e Amazon italia transport per non incorrere nel rischio di misura interdittiva del divieto di pubblicità chiesta dal pm Paolo Storari per frode fiscale nella eterodirezione digitale dei lavoratori.  

"Questo accordo riflette il nostro impegno a collaborare in modo costruttivo con le autorità italiane. Ci difenderemo con determinazione rispetto all’eventuale procedimento penale, che riteniamo infondato". E' il commento di Amazon in merito all'accordo. 

"Siamo tra i primi 50 contribuenti in Italia e uno dei maggiori investitori esteri nel Paese. Negli ultimi 15 anni abbiamo investito oltre 25 miliardi di euro in Italia, dove impieghiamo direttamente più di 19.000 persone. Contesti normativi imprevedibili, sanzioni sproporzionate e procedimenti legali prolungati incidono sull'attrattività dell'Italia come destinazione di investimento" si sottolinea in una nota. 

 

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Categoria: cronaca

18:12

Natale 2025, sale l'effetto Grinch e cala la magia delle feste

(Adnkronos) - Anche quest’anno il Natale si conferma un momento di tenuta per i consumi, nonostante il calo del potere d’acquisto e la difficoltà di risparmio delle famiglie. Nonostante ciò, dicembre resta un motore economico solido: tra regali, pranzi, viaggi e piccoli piaceri accessibili, il Natale resta comunque una boccata d’ossigeno per l'economia. A crescere sono soprattutto i consumi di compensazione: food premium, beauty, prodotti di benessere. Ma cambia il modo in cui gli italiani comprano: oltre 6 su 10 usano intelligenza artificiale e comparatori intelligenti per gestire il budget, mentre quasi il 70% aspetta promozioni o sconti mirati per acquistare. 

Se la spesa tiene, l’atmosfera cambia. Le persone descrivono le feste come più stancanti, più sobrie e meno magiche. Cresce la percezione del regalo come obbligo, soprattutto tra i giovani, e cala l’identificazione con la classica narrazione pubblicitaria fatta di famiglie perfette e scenari innevati. È quello che molti definiscono realismo emotivo: un modo più autentico, pragmatico e disincantato di vivere il Natale, in cui si riconosce ciò che si prova davvero, non ciò che ci si aspetta di provare. 

È da questo scarto, tra ciò che si vive e ciò che si vede, che nasce un nuovo modo di raccontare il Natale. Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per un tipo di comunicazione che potremmo definire 'anti-Natale': campagne che non rifiutano la festa, ma la raccontano al contrario. Invece di mostrare famiglie sorridenti e neve che cade, mettono in scena l’ironia, l’imprevisto e l’individualismo. Un linguaggio che rompe lo standard e punta sulla sorpresa per catturare attenzione in un mercato saturo. Dal punto di vista psicologico, il meccanismo funziona perché rompe le aspettative. Il cervello presta più attenzione a ciò che contraddice uno schema abituale: un Natale 'diverso' attira curiosità e resta in memoria più a lungo. Anche un pizzico di provocazione, se dosato bene, genera empatia e condivisione social. 

“L’anti-Natale non è una provocazione fine a sé stessa", spiega Luna Mascitti, formatrice specializzata in neuromarketing e storytelling e founder di 'Mio Cugino Adv', agenzia di marketing digitale. “È un modo per riattivare l’attenzione di un pubblico disincantato, che riconosce subito i cliché e cerca emozioni più vere. Oggi funziona chi sa sorprendere senza prendersi troppo sul serio", continua. Nonostante qualche esperimento riuscito, la pubblicità natalizia italiana rimane ancorata ai suoi simboli più rassicuranti: famiglia, tavola, luci e buoni sentimenti. È una scelta culturale (il Natale in Italia è fortemente legato all’appartenenza) ma anche di prudenza strategica: rompere con la tradizione può sembrare rischioso per un brand. 

Eppure i segnali di cambiamento ci sono. Tra i Gen Z e Millennial cresce l’idea che i regali siano un obbligo più che un piacere, e di conseguenza la richiesta è di comunicazioni più oneste, spontanee e meno idealizzate. Il mercato, poi, è sovraffollato: a dicembre, se non ancora prima ormai, ogni marchio lancia il proprio spot, e la vera novità è proprio chi osa cambiare tono.  

Il fenomeno dell’anti-Natale non è un rifiuto del sentimento natalizio, ma un modo più onesto di raccontarlo. Significa riconoscere che le emozioni cambiano, che i consumatori non vogliono più sentirsi “vendere” la felicità, ma riconoscersi in un racconto più vicino alla vita reale. Anche Babbo Natale, ogni tanto, ha bisogno di un rebranding. 

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Categoria: cronaca

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Ucraina consegna il piano agli Usa. Trump: "Zelensky deve essere realista"

(Adnkronos) - Da un lato la fiducia di Zelensky nel piano dell'Ucraina per terminare la guerra, già consegnato agli Usa secondo i media. Dall'altro il solito pressing di Trump sul numero uno di Kiev, ancora insoddisfatto per i tentennamenti del presidente ucraino che - insiste - "deve essere realista". E' in questo clima che si chiude la giornata, tra colloqui con il team dell'amministrazione americana e telefonate dei 'volenterosi' al tycoon dall'esito incerto. 

Il colloquio di 40 minuti "per cercare di fare progressi sull'Ucraina" tra Trump, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, non sembra infatti aver portato alcuna certezza. Anzi. Se il contenuto della chiamata non è stato rivelato, il tycoon ha però fatto sapere di aver usato "parole forti" con le controparti europee e di essere indeciso se partecipare o meno a un meeting nel fine settimana sul tema perché - ha spiegato - "non vogliamo perdere tempo". Un'affermazione in linea con quelle dei giorni scorsi, dopo la diffusione della nuova strategia Usa sulla politica estera. 

 

Intanto secondo Afp, che cita due fonti ucraine, Kiev avrebbe quindi consegnato a Washington la sua ultima versione del piano per porre fine alla guerra con la Russia. L'Ucraina avrebbe infatti "già inviato" la bozza aggiornata agli Stati Uniti, ha spiegato un alto funzionario, senza però fornire dettagli sul contenuto del piano. 

A parlarne al termine della giornata è stato anche il leader ucraino. "Questa settimana - ha annunciato sui social dopo i colloqui con il team Usa e la nuova riunione della Coalizione dei volenterosi - potrebbe portare novità per tutti noi e per porre fine allo spargimento di sangue" in Ucraina.  

"Crediamo che la pace non abbia alternative, e le questioni chiave sono come costringere la Russia a fermare le uccisioni e cosa, nello specifico, la dissuaderà da una terza invasione", ha scritto Zelensky. 

Il numero uno di Kiev ha quindi ribadito che l'Ucraina sta lavorando a un documento quadro di 20 punti che potrebbe stabilire i parametri per porre fine al conflitto. I 20 punti, ha spiegato il presidente ucraino, "costituiscono un documento fondamentale. Stiamo lavorando attivamente sui passaggi chiave, che devono essere realizzabili. Da questo documento fondamentale, ne stiamo sviluppando almeno altri due. Il primo riguarda la sicurezza, in particolare le garanzie di sicurezza con gli Stati Uniti. Il secondo riguarda l'economia, e riguarda la ricostruzione e gli investimenti congiunti". 

Intanto il leader ucraino e il suo team hanno avuto "una discussione produttiva con la parte americana", il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent e il genero di Trump, Jared Kushner. "Di fatto - ha spiegato Zelensky - questo potrebbe essere considerato il primo incontro del gruppo che lavorerà a un documento riguardante la ricostruzione e la ripresa economica dell'Ucraina". 

"Abbiamo discusso gli elementi chiave per la ripresa, i vari meccanismi e le prospettive per la ricostruzione. Ci sono molte idee che, con il giusto approccio, potrebbero avere successo in Ucraina. Abbiamo anche aggiornato le nostre riflessioni sui 20 punti del documento. È la sicurezza complessiva - ha scritto ancora Zelensky - a determinare la sicurezza economica e a sostenere un ambiente imprenditoriale sicuro". 

Negli incontri della giornata, "ci siamo concentrati specificamente sul documento economico. I principi del documento economico sono assolutamente chiari e siamo pienamente allineati con la parte americana su questo punto. Seguirà un piano d'azione economico. Anche l'Europa sarà coinvolta nella ricostruzione. Nel prossimo futuro, prevediamo di procedere anche sugli altri due documenti. Rustem Umerov proseguirà le discussioni". 

Con i rappresentati Usa, "abbiamo anche concordato i prossimi contatti tra i nostri team. Come sempre, non ci saranno ritardi da parte nostra. Stiamo lavorando per ottenere risultati. Ringrazio il Presidente Trump e il suo team per il loro prezioso lavoro e il loro supporto", le parole del numero uno di Kiev. 

 

Meno ottimista, molto meno, il tono di Donald Trump, che ha tirato le somme durante una tavola rotonda sulla 'gold card' alla Casa Bianca. "Abbiamo parlato con i leader di Francia, Germania e Regno Unito. Abbiamo parlato di Ucraina, usando parole forti. Abbiamo avuto discussioni in relazione alle persone...", le parole del tycoon.  

Che ha continuato: "In questo momento stanno succedendo molte cose, credo che risolveremo" la questione "in tempi relativi brevi. Vorrebbero che partecipassimo a un meeting nel weekend in Europa con Zelensky. Decideremo in base a cosa riceveremo da loro, non vogliamo perdere tempo. Stanno morendo migliaia di persone", ha poi rimarcato, e Zelensky "deve essere realista. Mi chiedo quanto tempo ci voglia per avere elezioni" in Ucraina, "non votano da tanto tempo. C'è un sondaggio, l'82% degli ucraini vogliono un accordo. Nel Paese c'è un caos per la corruzione, la gente si chiede quando si andrà a votare. E' il momento di chiudere la guerra, credo si possa raggiungere un accordo", la conclusione del tycoon di nuovo in pressing sul leader di Kiev. 

 

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Categoria: internazionale/esteri

23:53

Scala, malore per il maestro Chailly: interrotta l'opera, pubblico a casa

(Adnkronos) - Il Maestro Riccardo Chailly è stato colto da un malore questa sera, mentre dirigeva la seconda recita di “Una lady Macbeth del distretto di Mcensk” al Teatro alla Scala. L’annuncio è stato dato dopo il secondo intervallo dell’opera che il 7 dicembre ha inaugurato la nuova stagione lirica del Teatro milanese.  

La rappresentazione è stata così interrotta. In teatro è intervenuta la guardia medica per assistere Chailly. Nel frattempo il pubblico ha lasciato il teatro, dopo che è stato avvisato dell’interruzione. Chailly, 72 anni, è stato portato con l’ambulanza in ospedale per gli accertamenti del caso. A quanto apprende l'Adnkronos, il Maestro è stato ricoverato in codice giallo all’ospedale Monzino. 

Chailly è stato portato via tra gli applausi dei loggionisti che stavano assistendo all’opera. Secondo alcune testimonianze, il direttore avrebbe accusato il malore verso la fine del primo atto dell’opera di Sostakovic; il forte pallore sul volto avrebbe convinto i suoi collaboratori a chiamare il medico e a suggerirgli di sospendere la rappresentazione. Lui, però, ha voluto proseguire e ha iniziato a dirigere il secondo atto, fino a quando la debolezza non ha avuto il sopravvento. Il Maestro è stato quindi scortato fuori dalla buca e, sebbene avesse ancora l’intenzione di rientrare in scena, alla fine è stato costretto a fermarsi. A quel punto è stato portato via dai soccorritori dell’Areu 118. E, tra i loggionisti, si sono levati cori e applausi ai quali Chailly ha risposto salutando con un sorriso. 

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Categoria: spettacoli

23:11

Crosetto: "Basta allarmismo, nessuno vuole la leva obbligatoria"

(Adnkronos) - "Nessuno vuole mettere la leva obbligatoria''. Guido Crosetto, a Realpolitik su Rete4, stoppa gli "allarmismi" sulla sua proposta di tornare alla leva. Il ministro della Difesa spiega il senso del suo ragionamento, paragonandolo alla riserva che esiste in Svizzera, "di cui fanno parte praticamente tutti i cittadini che si preparano sempre" pur essendo un paese che ''da 500 anni non fa una guerra". La proposta è rivolta a "qualcuno in Italia che potrebbe dedicare un anno della sua vita, come succede in tantissime democrazie". 

"Io ho posto il tema della leva volontaria, che non ha nulla a che fare con la preparazione di una guerra" e invece si continua a parlare facendo allarmismo "di leva obbligatoria, che nessuno vuole mettere", rimarca Crosetto. "Io parlo di un servizio a vantaggio dello Stato, nelle forze armate, a supporto delle forze armate che può essere fatto in molti modi", spiega. 

Il ministro poi respinge le accuse di voler preparare la guerra: "Dio ci scampi da una guerra, il mio lavoro è evitare in ogni modo che questo paese corra alcun rischio. L'Italia è, in un mondo che ogni tanto perde la ragione, il Paese che cerca di mantenere la ragione all'esterno e all'interno. Nessuno pensa di obbligare i nostri figli ad arruolarsi o di creare le condizioni per una guerra", ribadisce ancora Crosetto. 

  

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Categoria: politica

22:26

Benigni torna in tv: "San Pietro mio migliore amico, primo follower di Gesù"

(Adnkronos) - "Pietro è il migliore amico di Gesù. Vi ricordate a scuola quando ci davano il tema da comporre ‘il tuo migliore amico’. Se Gesù fosse andato alle medie, avrebbe scritto ‘Il mio migliore amico è Pietro’. E ora è diventato anche il mio perché me ne sono innamorato". Così Roberto Benigni apre il suo monologo su San Pietro dal titolo ‘Pietro - Un uomo nel vento’, in onda su Rai 1, Rai Radio3 e RaiPlay.  

“Noi siamo qui come se niente fosse", ma in realtà "siamo in un posto unico al mondo dove non c’è mai stato nessuno. Siamo nei giardini segreti, dove solo i Papi possono venire a passeggiare. Probabilmente qui mezz’ora fa c’era Papa Leone XIV a raccogliere i fiori, viene qui tutti i giorni ad annaffiare”, dice Benigni scatenando una risata di un gruppo ristretto di spettatori, seduti in un piccolo anfiteatro allestito per l’occasione.  

Dopo ‘I dieci comandamenti’ e il recente spettacolo ‘Il sogno’, racconta la vita dell’uomo al quale Gesù Cristo affidò la sua Chiesa. Un luogo unico, un artista e autore straordinario, amato dal pubblico, per far rivivere una vita misteriosa ed epica. "Siamo nel ‘the dark side of the Basilica di San Pietro': il lato nascosto, mai visto prima. Solo i Papi quando colgono i fiori. Ma questa sera vedremo anche il ‘the dark side of Pietro’, lo vedremo come nessuno lo ha mai visto", assicura il regista e attore. Anche se di 'dark' non ha trovato nulla: "Leggendo il Vangelo si arriva a pensare che la vita abbia un senso", dice Benigni per poi raccontare l’incredibile vicenda archeologica legata alla tomba e alle ossa di Pietro. 

E ancora: "Cosa ci faceva Pietro a Roma? Mica era romano: era un pescatore ebreo della Galilea, in Palestina. Voleva conquistare l’Impero romano da solo. Non con le armi, ma con un’idea. La più strana che si fosse mai sentita: l’idea di un Dio che si è fatto l’ultimo degli uomini, poverissimo, morto in croce, crocifisso come un bandito perché voleva insegnarci ad amarci l’un l’altro. Con questa idea Pietro voleva convincere i romani. Era folle, ma di una follia particolare chiamata ‘fede’, che riponeva in Gesù di Nazaret. Pietro era convinto che Gesù fosse Dio, che quell’idea fosse la verità, e che alla fine tutti ci avrebbero creduto — anche i romani", racconta Benigni, definendolo “il primo follower di Gesù”.  

E "voleva predicare il Vangelo senza sapere il latino. È come se un idraulico andasse a New York senza sapere l’inglese e volesse convincere gli americani non solo di aver incontrato Dio in persona, ma che sono anche amici. E poi questo suo amico è stato condannato a morte, ma prima di morire gli ha lasciato delle idee che tutti devono ascoltare. Con la differenza che Pietro rischiava la vita e lo sapeva: a New York magari ti chiudono in un manicomio". 

Il premio Oscar, rivolgendosi alla platea, si chiede: “Ma cosa avrà visto Pietro per farsi travolgere in quel modo e buttarsi in un’avventura così folle, in un’impresa così impossibile? Quanta fede e passione ci vogliono per accettare un compito simile? E da dove viene un vento capace di soffiare così forte, rapirti in quella maniera e portarti così lontano, fino ai confini del mondo, fino alla morte e perfino oltre?". Quando si legge la storia di Pietro, "si ha l’impressione che una forza misteriosa si sia impossessata di lui, facendogli vivere avventure che un pescatore di quel tempo non si sarebbe mai sognato". 

“Quando Pietro incontra Gesù - continua l'attore - sono coetanei, neanche trentenni. E non si capisce perché Pietro venga sempre rappresentato come un uomo anziano, calvo, con le rughe e la barba bianca. Anche Leonardo ne ‘L’Ultima Cena’ lo ha rappresentato così. Sembra che Pietro sia nato già vecchio”, dice. "Quando i due i sono incontrati erano giovanissimi, questa infatti è una storia di ragazzi". 

La storia di Pietro, che in realtà si chiama "Simone, figlio di Giona", comincia a Cafarnao, “un villaggio della Galilea, sul lago di Tiberiade: in quella che oggi è la Palestina, che a quell’epoca era sotto il controllo dell’impero romano, praticamente Pietro viveva in un territorio occupato", racconta quindi Benigni. E sulla sponda del lago, dove Pietro aveva le sue reti a mollo per pescare, avviene “il primo incontro con Gesù”. In pochi minuti "il Messia gli dice chi era, chi è e chi sarà, cambiandogli il nome". Pietro non si oppone e rinuncia al suo nome. "È stato un colpo di fulmine", continua l'attore, sottolineando la semplicità e la naturalezza di quell’incontro. In quel momento "Gesù gli disse, seguimi e da questo momento ti farò pescatore degli uomini". E Pietro, insieme ai suoi compagni, "arriverà a pescare fino a Roma". 

"Ne avrei tante da raccontare su Pietro tra gaffe e figuracce", continua Benigni. "La sua carriera da apostolo è iniziata con lui che quasi affogava", racconta il premio Oscar, ricordando quella volta in cui Pietro era in barca per pescare nel bel mezzo di una tempesta e, a un certo punto, lui e i suoi compagni vedono Gesù camminare sull’acqua verso di loro. "E Pietro gli dice 'Signore se sei tu comanda che io venga da te camminando sull’acqua'". Pietro ci prova, "dopo qualche passo affoga, e grida 'Signore, salvami'". Per Benigni è come "quando da bambini si impara a camminare, il babbo ci dice 'vieni, vieni' e noi facciamo due o tre passi perché ci crediamo e poi cadiamo".  

E come il "babbo", Gesù lo afferra per le mani e gli dice 'uomo di poca fede, ma perché hai dubitato?'. Pietro "ha fede, ma ne ha ancora poca". Lui "è come noi, si lascia sopraffare dalla paura ed ha dei dubbi". La fede "è piena di dubbi. Chi non ha dubbi non ha fede", dice il premio Oscar. "Non si dubita sul teorema di Pitagora, ma su Dio si può dubitare. Anzi si deve. Questa è una mia opinione e io la condivido", dice con ironia.  

La carriera di Pietro è fatta anche di momenti in cui ha fatto spazientire Gesù: "Quando lui dice una parabola e Pietro non capisce". Come quando Gesù spiegò ai discepoli di non preoccuparsi tanto di ciò che mangiano - "una cosa su cui gli ebrei erano molto rigidi" - perché a rendere l’uomo impuro non è quello che entra nella sua bocca, ma quello che ne esce: le menzogne, le ipocrisie, le cattiverie. Pietro, però, non capì di cosa stesse parlando, e gli chiese: 'Quello che esce dalla bocca? In che senso? Che vuol dire?'. Allora Gesù gli rispose: 'Oh, Pietro, quello che esce, dai. Ma possibile che non ci arrivi mai?'. Oppure quando rinnegò Gesù per tre volte. "Esiste una teoria secondo cui sono proprio le figuracce di Pietro a dimostrare che il Vangelo dice la verità. Uno che vuole inventare una storia su Gesù e gli apostoli cerca di abbellirla". 

Continua Benigni: "Pietro ci somiglia nel profondo: si arrabbia, agisce di impulso, sbaglia, non capisce, piange, ride, gioisce, si lascia emozionare proprio come noi. Io mi sento molto vicino a lui, ripercorrendo la sua storia ho pensato tante volte 'io avrei fatto la stessa cosa'". "Non ci si capacità di come Pietro sia diventato l’apostolo più importante, l’eroe della Chiesa e il primo Papa nonostante i suoi sbagli e le sgridate da Gesù. Io al suo posto avrei rinunciato". Al contrario, Pietro "non si arrende mai e non si stacca mai da Gesù". Del resto "è come se un grande regista ti scegliesse per la parte principale". 

Nella celebre ultima cena, Gesù si inginocchia e incomincia a lavare i piedi ai suoi discepoli. "È come se oggi vedessimo Macron o Merz lavare i piedi a coloro che sono in fila alla Caritas o a Trump, in diretta dallo Studio Ovale, che lava i piedi ai suoi collaboratori", dice ancora con ironia. 

Nel suo monologo Benigni parla quindi della rivoluzione di Gesù: ovvero trasformare una società sull’uguaglianza di tutti gli uomini. E lo fa raccontando la schiavitù in quel periodo storico: "Mi direte 'è una cosa lontana', non è vero perché esiste ancora oggi", dice il premio Oscar. "Ma ai tempi di Gesù i figli degli schiavi venivano cresciuti nei recinti come gli animali, si potevano vendere e farne ciò che si voleva. Anche ucciderli. Nessuno ci trovava nulla di strano". 

L'arrivo di Gesù cambia tutto: "Lui dice che davanti a Dio non esistono più schiavi e padroni, oppressi e liberi, uomo e donna, siamo tutti fratelli e tutti uguali". Gesù "ha rotto la piramide del potere, ha portato una legge nuova: la legge d’amore, l’amore come lo intendiamo noi oggi. Gesù ha fondato l’amore, l'ha inventato".  

Gesù "amo lo straniero, lo sconosciuto, il diverso e anche il nemico", dice Benigni ricordando l'insegnamento di Gesù: 'Ama il tuo nemico'. "È la frase più sconvolgente mai pronunciata sulla Terra. Lui si lascia baciare dai nemici, rinnegare, tradire, ma non smette di amare. Questa è la vera natura del Cristianesimo: non una religione di regole, ma una rivoluzione d’amore". Per questo "lo storico delle religioni Ernest Renan ha definito Gesù 'l’uomo che ha contribuito più di ogni altro a cancellare ogni distinzione di razza nell’umanità'. Nessuno prima di lui aveva pensato che si potesse fondare una società sull’uguaglianza di tutti gli uomini. Ha trasformato il mondo". 

 

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Categoria: spettacoli

22:06

Venezuela, l'annuncio di Trump: "Sequestrata una grande petroliera". Ira Maduro: "Ingerenza brutale"

(Adnkronos) - Gli Stati Uniti hanno sequestrato una grande petroliera al largo della costa del Venezuela. Ad annunciarlo è stato oggi il presidente americano Donald Trump, in un contesto di tensioni in crescita tra Washington e Caracas. Secondo un funzionario americano citato dalla Cnn, la petroliera 'Skipper' è stata sequestrata in acque internazionali.  

"Abbiamo appena sequestrato una petroliera sulla costa del Venezuela, una grande petroliera, molto grande, in realtà la più grande mai sequestrata," ha detto Trump ai giornalisti. "E stanno succedendo altre cose, vedrete più tardi". E alla domanda su cosa succederà ora alla petroliera, Trump replica: "Ce la teniamo, suppongo". 

"Oggi l'Fbi, la Homeland Security Investigations e la Guardia Costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Guerra, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per il trasporto di petrolio greggio proveniente da Venezuela e Iran", spiega l'attorney general Pam Bondi. "Per diversi anni, la petroliera è stata sanzionata dagli Stati Uniti a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a supporto di organizzazioni terroristiche straniere. Questo sequestro, completato al largo delle coste del Venezuela, è stato condotto in modo sicuro e protetto, e la nostra indagine, insieme al Dipartimento della Sicurezza Interna, per impedire il trasporto di petrolio sanzionato, continua", aggiunge. 

 

Dopo l'annuncio, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha “chiesto” “la fine dell'ingerenza illegale e brutale” degli Stati Uniti, che da agosto hanno dispiegato un importante dispositivo militare nei Caraibi. 

"Dal Venezuela chiediamo ed esigiamo la fine dell'ingerenza illegale e brutale del governo degli Stati Uniti in Venezuela e in America Latina", ha dichiarato Maduro durante una manifestazione organizzata lo stesso giorno della cerimonia di consegna del Premio Nobel per la pace a Oslo, alla quale non ha potuto partecipare la vincitrice, la leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado. 

Impegnati da mesi in una campagna di pressione militare sul Venezuela, con le ripetute minacce pubbliche di Trump nei confronti di Nicolas Maduro, gli Stati Uniti stanno intanto lavorando a piani per il "day after" in caso dell'uscita di scena del leader venezuelano. Piani che Trump sta facendo preparare, in modo riservato, al Consiglio per la Sicurezza Interna della Casa Bianca, guidato da uno dei suoi consiglieri più fidati Stephen Miller, che lavora in stretto contatto con il segretario di Stato, e consigliere per la Sicurezza ad interim, Marco Rubio, hanno rivelato alla Cnn due fonti dell'amministrazione Trump. 

Secondo queste fonti, i piani comprendono diverse opzioni per le azioni che gli Usa potrebbero intraprendere per colmare il vuoto di potere o stabilizzare il Venezuela nel caso che Maduro lasciasse il potere nell'ambito di un'uscita negoziata o fosse costretto a lasciarlo a seguito di raid mirati Usa all'interno del Paese o altre azioni dirette. 

Il dispiegamento di forze navali di fronte alle coste del Venezuela, e le decine di raid che sono in questi giorni al centro di un acceso dibattito politico a Washington, vengono ufficialmente giustificati come parte della guerra ai narcotrafficanti, che l'amministrazione Trump considera narcoterroristi. Ma funzionari dell'amministrazione non esitano ad ammettere che l'operazione è un chiaro segnale del fatto che Trump sta considerando di costringere Maduro a lasciare il potere. 

Trump continua intanto a ripetere di "non escludere nulla" sul Venezuela e che "Maduro ha i giorni contati", come ha fatto in una recente intervista a Politico.Secondo la Cnn non vi sarebbe però all'interno dell'amministrazione una posizione unitaria a riguardo, ma posizioni nettamente contrastanti su una possibile azione militare o clandestina per rimuovere Maduro. 

E secondo le fonti dell'amministrazione citate non vi sarebbe un grande desiderio di aumentare l'impegno degli Usa in Venezuela, anche se Trump si è rifiutato di escludere una partecipazione diretta in un'operazione di "regime change" e quindi i piani che sta elaborando il White House Council prevedono anche questa opzione. "E' il compito del governo federale essere sempre pronto per il piano A, B e C", afferma un alto funzionario dell'amministrazione, notando che il presidente non farebbe le minacce che fa se non avesse un team pronto con una serie di opzioni per ogni possibile scenario. 

 

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Categoria: internazionale/esteri

21:52

Tatiana Tramacere: "Dragos mi ha aiutata, mi scuso ma non è stata una bravata"

(Adnkronos) - "Mi auguro di uscire da questo casino, spero. Dragos mi ha ospitata, mi ha dato una mano, mi ha accolta. Non si può dire che mi ha tenuta. Tutto qui. Vorrei comunque chiedere scusa a tutti, alla città di Nardò, alle forze dell'ordine, ai giornalisti". Così Tatiana Tramacere, la 27enne studentessa di Nardò, in provincia di Lecce, scomparsa il 24 novembre scorso e trovata viva giovedì sera sempre nella cittadina salentina, nell'intervista alla trasmissione di Rai Tre 'Chi l'ha visto?'.  

"Ho sentito e ho visto alcuni commenti. Per questo - spiega ancora Tatiana - ho chiuso tutti i profili. Non l'ho fatto per popolarità, non ha senso, sinceramente. Solo perché scrivo le frasi e le poesie, vuol dire che voglio diventare famosa? Alla fine la gente può pensare quello che vuole: so io quello che ho fatto e perché l'ho fatto. Ci sono questioni fisiche. Da due anni affronto qualcosa e quando si avvicina il giorno di un controllo io scappo, evito di affrontare la cosa. Per non sapere come procede quello che ho, scappo". 

Quanto a Dragos, il 30enne di origine rumene che l'ha accolta nella sua mansarda per dieci giorni, la giovane ha detto: "Mi ha aiutato, non mi ha giudicata. Non ha fatto nulla, mi ha solamente accolta e ascoltata. E' stato un amico molto affidabile, mi ha protetta e mi ha sempre aiutata. Non ha fatto nulla di male, chiariamo. Non ha colpe lui e io, anche se ho sbagliato con atteggiamenti e comportamenti magari immaturi. Ma l'ho fatto per un motivo, per qualcosa che è dentro di me: non è stata una bravata". "Troppo banale come spiegazione quella dei social", ha chiesto l'intervistatrice: "Esatto, c'è qualcosa di più intimo".  

Tatiana ha poi detto di non aver previsto quanto potesse durare la permanenza segreta in quella mansarda: "Non lo so, non avevo previsto nulla. E' successo tutto così. Quella sera dovevo tornare a casa dopo aver visto lui (Dragos ndr)". La giovane, rispondendo a una domanda della giornalista, si è definita "fragile e confusa. Ognuno affronta un periodo buio in cui non riesce a parlarne con qualcuno. Anche le scelte sbagliate non danno il diritto alle persone di parlarne e di insultare, che sia io o un'altra ragazza o un ragazzo: se non si conoscono o se non si affrontano le cose, non si dovrebbe parlare".  

Alla domanda se aveva capito che tutti parlavano di lei e se sapeva degli appelli dei genitori in tv o nei tg, ha spiegato: "Non ho visto niente: l'unica volta è stata quando il ragazzo (Dragos ndr) mi ha detto che è stato intervistato e stava succedendo un casino, gli ho detto 'stasera torno'. E poi il giorno dopo sono venuti i carabinieri". E poi perché sei andata nell'armadio?, ha insistito l'intervistatrice. "Ho avuto paura, il panico e io quando ho paura mi nascondo. Quando ho sentito le urla mi sono spaventata. Dragos è stato l'unico che mi ha ascoltata senza giudicarmi e senza dire nulla. Mi ha semplicemente accolta", ha poi ribadito Tatiana.  

 

I due giovani sono intanto stati ascoltati nuovamente dagli investigatori nei giorni scorsi per comprendere i contorni della vicenda. La giovane, dopo la denuncia presentata alcuni giorni dopo dalla famiglia Tramacere, gli appelli in tv e le ricerche a tappeto dei carabinieri, in realtà si trovava vicinissima a casa. Allo stato non vengono individuati reati. Comunque, alla fine, quando saranno raccolte tutte le carte e completati gli accertamenti ci sarà una valutazione definitiva da parte dei magistrati. In ogni caso, se pure dovessero essere individuati, non si tratterebbe di reati gravi. 

"Per quanto riguarda gli originali capi di imputazione, oggetto della sommaria incolpazione" riportati "nel verbale di perquisizione e sequestro, ovviamente sono venuti meno per fatti concludenti. Erano reati gravi: omicidio aggravato e occultamento di cadavere", aveva detto intanto l'avvocato Angelo Greco, legale di Dragos Gheormescu.  

"Vivevano un momento di affetto, di sentimento, di innamoramento che magari ha alterato tutto", ha aggiunto rispondendo a una domanda circa il tempo che è passato dalla scomparsa che ha allarmato la famiglia, l'opinione pubblica e ha messo in moto la 'macchina' delle ricerche. L'avvocato ha detto di non sapere se il suo assistito è indagato per altri reati.  

 

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Categoria: cronaca

21:42

Sgarbi e l'offesa a Casalino, sì al procedimento: il voto della Giunta

(Adnkronos) - Sì al procedimento contro Vittorio Sgarbi per l'insulto a Rocco Casalino. E' quanto stabilito con voto unanime dalla Giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera, che si è espressa in favore della richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dalla Corte d'Appello di Roma nei confronti dell'ex sottosegretario Sgarbi, accusato di aver diffamato il giornalista, ex portavoce del premier Conte. Il critico d'arte nel corso di un intervento in tv usò frasi offensive contro Casalino. Dopo il voto, l'assemblea della Camera dovrà esprimersi su quanto deciso in giunta.  

La Giunta, a quanto si apprende ha ritenuto che l'espressione usata da Sgarbi nei confronti di Casalino non possa essere coperta da insindacabilità perché l'insulto, oltretutto di natura omofobica, non ha mai copertura costituzionale. La vicenda arrivata sul tavolo dell'organismo di Montecitorio risale al 30 gennaio 2020 quando, durante il programma 'Stasera Italia' su Rete 4 Sgarbi attaccò il portavoce del premier Conte, Rocco Casalino, definendolo "una checca inutile". 

"Che passi il principio sacrosanto che un insulto, oltretutto di natura omofobica, non ha mai copertura costituzionale, mi pare un dato significativo, soprattutto se fatto proprio da un organismo della Camera dei Deputati. Tanto più significativo se, come successo in Giunta, viene sostenuto da un voto unanime di tutte le forze politiche, non solo quindi da quelle a cui mi riconosco più vicino". dice Casalino commentando il voto all'Adnkronos. 

"Detto questo -prosegue Casalino- bene che la politica non interferisca con il corso della giustizia, al netto delle garanzie previste per i parlamentari. Infine spero che anche lo stesso Vittorio Sgarbi possa riflettere sul peso delle parole, pronunciate pubblicamente contro un avversario politico". 

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Categoria: politica

20:48

"Legame tra droni sulla Germania e navi russe", la rivelazione dei media tedeschi

(Adnkronos) - C'è un nesso tra i droni che sorvolano la Germania e la navigazione di imbarcazioni legate alla Russia. A questa conclusione è arrivato un team di giornalisti della Bild, di Die Welt e dell'Accademia Axel Springer che ha raccolto e analizzato sistematicamente i dati su tutti gli incidenti di sorvoli di droni in Germania, attingendo sia a fonti pubbliche che riservate ed ha riscontrato come per la prima volta, emergano degli schemi ricorrenti. Riguardo agli obiettivi dei droni, i tempi di volo e i punti critici della zona. Inoltre, per la prima volta, è possibile osservare schemi ricorrenti tra i sorvoli dei droni e i movimenti delle navi nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, in particolare delle navi cargo con chiari collegamenti con la Russia". A scriverne è la Bild.  

Dalle informazioni riservate cui ha avuto accesso la Bild si deduce quanto sia aumentato in modo significativo il numero di incidenti con droni sulla Germania che a metà novembre ha fatto registrare "1072 casi con 1.955 droni", secondo documenti dell'Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA). I resoconti continuano: "Gli avvistamenti di droni sono avvenuti principalmente nelle ore serali". Molti sorvoli multipli e formazioni, cioè sciami di droni.  

Interessate soprattutto le installazioni militari, caserme, campi di addestramento della Bundeswehr, esercitazioni militari della Bundeswehr e della NATO, ma anche infrastrutture critiche. I punti critici sono chiaramente riconoscibili: due punti caldi sono le zone costiere della Bassa Sassonia e dello Schleswig-Holstein, in particolare le installazioni militari sul Mare del Nord e sul Mar Baltico. Il team di ricerca di Bild, Welt e Axel Springer Academy ha quindi confrontato sistematicamente queste informazioni riservate sui circa 2000 sorvoli di droni con i dati di navigazione di alcune imbarcazioni, riscontrando delle stranezze.  

 

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Categoria: internazionale/esteri

20:29

Sisal presenta il quarto appuntamento con FutureS: "Oltre l'orizzonte dell'innovazione"

(Adnkronos) - Si è tenuta oggi a Roma nella cornice di Palazzo Núñez-Torlonia la quarta edizione di FutureS, l’evento organizzato da Sisal per favorire il confronto tra istituzioni, aziende e stakeholder e discutere delle sfide e delle opportunità legate all'innovazione digitale. Un appuntamento speciale che ha celebrato anche gli 80 anni di storia dell’azienda, confermando il ruolo di Sisal come protagonista della trasformazione tecnologica e culturale del Paese. 

Questa edizione di FutureS ha posto al centro dell’attenzione l’innovazione intesa come identità, ambizione e responsabilità delle aziende, una tensione che permette di trasformare il cambiamento in opportunità trasformative per l’impresa e la Società. È la visione che guida Sisal fin dal 1945, anno della sua fondazione, e che continua a orientare la strategia dell’azienda nel costruire valore per persone, comunità e territori, facendo dell’innovazione non solo una leva tecnologica, ma una vera e propria cultura aziendale. 

Durante l’evento, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Professor of Strategy della Sda Bocconi School of Management, in un’intervista con la giornalista Barbara Carfagna ha sviluppato una riflessione ampia sul significato dell’innovazione nell’attuale scenario competitivo. Nel corso del dialogo sono stati affrontati i temi legati alla capacità delle imprese di anticipare i futuri possibili e di costruire, anziché inseguire, l’accelerazione in atto con particolare riferimento all’Intelligenza Artificiale e allo sviluppo delle tecnologie ‘dual use’ in ambito civile e militare. 

A seguire, nel corso del panel “Costruire il Futuro: Innovazione, Fiducia e Sviluppo digitale” moderato da Barbara Carfagna, sono intervenuti Camilla Folladori, Chief Strategy Officer di Sisal e Max Pellegrini, Ceo di Namirial, che hanno offerto una riflessione sulla transizione verso un’economia in cui identità digitale e intelligenza artificiale diventano infrastruttura critica per le imprese che devono così prepararsi a integrare velocità, governance e responsabilità nelle proprie strategie. 

Nel panel conclusivo “Costruire il Futuro: Sisal, lo Sport e l’Italia che cambia”, Francesco Durante, Amministratore Delegato di Sisal, e Carlo Mornati, Segretario Generale del Coni, hanno dialogato sul valore sociale e culturale dell’innovazione e sul ruolo che Sisal ha avuto nel sostenere la crescita dello sport italiano. 

“FutureS è la nostra piattaforma per contribuire al dibattito sul futuro del Paese, portando un’idea di innovazione che unisca tecnologia, responsabilità e valore sociale”, ha dichiarato Francesco Durante, Amministratore Delegato di Sisal. “È un impegno che nasce da 80 anni di storia: Sisal ha sempre accompagnato le trasformazioni dell’Italia, investendo in persone, competenze e sistemi moderni. Oggi rinnoviamo questa missione con ancora più determinazione: mettere la nostra esperienza al servizio del cambiamento per costruire un futuro più responsabile”. Questa edizione di FutureS ha messo in luce la necessità di un ecosistema digitale fondato su interoperabilità, fiducia e collaborazione. In un contesto segnato da rapide innovazioni tecnologiche e nuovi equilibri geopolitici, imprese e istituzioni sono chiamate a sviluppare strategie condivise che integrino visione, governance e responsabilità. Centrale anche il ruolo di un dialogo continuo tra settore pubblico e privato, condizione indispensabile per trasformare la trasformazione digitale in crescita sostenibile e per affrontarne con chiarezza le complessità in uno scenario globale in costante evoluzione. Durante l’evento è stato presentato il libro “Sisal. Ottant’anni di Innovazione”, a cura di Luca Masia, edito da Allemandi. 

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Categoria: economia

20:28

Champions, Juve-Pafos 2-0 e Benfica-Napoli 2-0 - Rivivi le partite

(Adnkronos) - Serata in chiaroscuro per le italiane in Champions League. Nella sesta giornata della fase campionato, la Juve fatica ma batte il Pafos 2-0 allo Stadium, grazie alle reti di McKennie e David. La squadra di Spalletti sale a 9 punti in classifica, in piena lotta per i playoff. Il Benfica batte invece 2-0 il Napoli di Antonio Conte all’Estadio da Luz: decidono i gol, uno per tempo, di Rios e Barreiro. Azzurri fermi a quota 7: per la qualificazione resta tutto aperto e le ultime due giornate saranno decisive. 

La Juve trema per un tempo, poi si fa coraggio e vince contro il Pafos in Champions League. Allo Stadium decidono le reti, tutte nella ripresa, di McKennie e David. Un successo fondamentale per il viaggio europeo dei bianconeri, che salgono così a 9 punti in classifica: a due giornate dalla fine della fase campionato, la squadra di Spalletti è in piena lotta playoff.  

Avvio combattuto allo Stadium. La Juve fatica nei primi minuti e gli ospiti si fanno subito pericolosi in un paio di occasioni. Il grande protagonista è Anderson Silva, che prima sfiora un gran gol con un colpo di tacco fuori di un niente e poi, intorno alla mezz’ora, centra il palo con una bella conclusione di prima. Molto timida la squadra di Spalletti, che prova a farsi vedere soprattutto con Yildiz, il più vivace. Il fantasista turco prova a costruire un paio di occasioni, ma la chance più importante della prima frazione capita a David, che al 42’ manca di precisione nella deviazione da due passi sulla sponda aerea di Kelly. I bianconeri tornano negli spogliatoi sotto i fischi dello Stadium.  

Spalletti rimanda in campo i suoi con un cambio scritto: fuori Zhegrova, propositivo ma ancora senza i 90 minuti nelle gambe, e dentro Conceicao. Proprio il portoghese dà una marcia in più ai bianconeri. Al 59’, Conceicao si crea da solo l’occasione e, dopo aver portato a spasso la difesa, arriva a tu per tu con Michail ma manca di precisione con il destro. Bravo il portiere ospite a chiudere l’angolo di tiro. La svolta della partita arriva una decina di minuti dopo: Conceicao parte e serve Cambiaso, l’esterno bianconero tocca in area per McKennie e il centrocampista americano trova l’1-0 con un gol da vero centravanti. Stop, preparazione e destro potente all’incrocio che fulmina Michail. Rotto il ghiaccio, la Juve va sul velluto e al 73’ trova il raddoppio con David, pescato in area in maniera perfetta da Yildiz. È il gol che di fatto chiude la partita, con i bianconeri che nel quarto d’ora finale si limitano ad amministrare. Successo importante per gli uomini di Luciano Spalletti. 

Il Napoli inciampa contro il Benfica di José Mourinho nella sesta giornata di Champions League, 2-0 il risultato in Portogallo. La sblocca Rios al 20', poco prima un errore del portiere napoletano aveva spalancato la porta ad Aursnes che però incredibilmente non aveva trovato la rete. Il Benfica trova il vantaggio meritatamente dopo quasi dieci minuti di attacchi forsennati. Neanche 5 minuti di secondo tempo e i padroni di casa raddoppiano grazie a un gran gol di Barreiro al 50'. All'87' tris sfiorato da Pavlidis.  

Nella settima giornata di Champions League il Napoli sarà impegnato in trasferta a Copenaghen il 20 gennaio. La Juve ospiterà il Benfica il 21 gennaio.  

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Categoria: sport

20:19

La Fed taglia i tassi di 25 punti base: terzo calo consecutivo nel 2025

(Adnkronos) - La Federal Reserve statunitense taglia di 25 punti base i tassi d’interesse. Si tratta del terzo calo consecutivo quest’anno. La Fed segnala preoccupazioni per il mercato del lavoro nonostante l’inflazione resti elevata e mentre i dazi del presidente degli Usa Donald Trump continuano a pesare sull’economia. 

Il taglio di un quarto di punto percentuale porta i tassi a un intervallo compreso tra 3,50% e 3,75%, ma il percorso futuro è meno certo. Le divisioni all’interno della banca centrale si sono approfondite: due funzionari hanno votato per mantenere invariati i tassi, mentre un altro responsabile di politica monetaria ha chiesto una riduzione più ampia. 

I tassi d’interesse della sono "al livello giusto" in attesa di capire quale direzione prenderà l’economia americana. Ad affermarlo è il presidente della Fed, Jerome Powell. "Siamo ben posizionati per determinare l’entità e il calendario di eventuali nuovi aggiustamenti, in base all’evoluzione dei dati economici e delle nostre prospettive", sottolinea Powell durante una conferenza stampa. 

La decisione di abbassare i tassi per la terza volta consecutiva non è stata semplice, considerando la situazione economica degli Stati Uniti, ha poi detto Powell. "La discussione è stata serrata ma dobbiamo prendere una decisione. Si spera sempre che i dati ci permettano di avere una visione chiara, ma nella situazione attuale", ha spiegato, aggiungendo che la Fed si trova ad affrontare al tempo stesso un’inflazione elevata e un tasso di disoccupazione più alto, un conflitto tra i due mandati dell’istituzione. 

L’economia statunitense, ha spiegato ancora Powell, ha bisogno di diversi anni in cui i salari crescano più rapidamente dell’inflazione affinché i consumatori possano far fronte al costo della vita.  

Powell ha osservato che la politica della Fed mira a ridurre l’inflazione e favorire un’economia solida in cui i salari reali aumentino, una situazione che permetterebbe alle "persone di iniziare a sentirsi più tranquille riguardo alla loro capacità di affrontare le spese". 

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Categoria: economia

20:10

Nel presepe della Camera 'scomparsi' bue e asinello, Magi già arrivati: stupore bipartisan

(Adnkronos) - Che fine hanno fatto il bue e l'asinello? Nel presepe allestito all'ingresso della Camera per il Natale 'mancano' due statuette simbolo della Natività, almeno secondo la tradizione. La loro assenza non è passata inosservata, non solo agli occhi dei parlamentari partenopei, forse (San Gregorio Armeno docet) i più conservatori in materia. Fatto sta che si è aperto un vero e proprio dibattito, dove è prevalso lo stupore per la scelta di tener fuori i due animali che da un millennio fanno coppia fissa per scaldare Gesù Bambino nella grotta.  

''Il bue e l'asinello sono il presepe, anche se i Vangeli non ne parlano", dicono gli onorevoli ortodossi. ''Si' è vero, la tradizione parla chiaro, ma siamo pur sempre di fronte a un'opera d'arte, dove il Natale può essere liberamente interpretato'', replicano i deputati più laici. ''Va bene tutto, ma come la mettiamo con la presenza anticipata dei Re Magi?'', controbattono i tradizionalisti, che considerano l'assenza del bue e dell'asinello quasi un reato di lesa maestà e non mandano giù lo spazio vuoto al posto di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.  

La voce sui 'grandi assenti' si diffonde e in Transatlantico, a Montecitorio, le 'fazioni' si confrontano tra il sacro e il profano. C'è chi non si fida e prima di commentare vuol passare di persona davanti al manufatto per vedere se davvero non ci sono le figurine in terracotta 'incriminate'. ''Sono spariti bue e asinello? Si sono magnati pure quelli...'', scherza un 'decano' della stampa parlamentare. Il 'campo largo' si ritrova unito sul Santo Natale e manifesta tutto il suo disappunto. Federico Fornaro, presidente della Giunta delle elezioni della Camera ed esponente Pd, è basito. Prima scherza (''Non è possibile, capisco i problemi energetici ma un po' di caldo dobbiamo garantirlo al nascituro...'') poi si fa serio: ''Il presepe è il presepe, quello della tradizione prevede il bue e l'asinello, due statuine che non possono assolutamente mancare...''.  

Gli fa eco il collega dem Enzo Amendola che ironizza: ''Non ci credo, vuol dire che hanno dato precedenza a Ciccibacco, il pastore, paffutello con un solo ciuffo in testa e le gote rosse perché sempre ubriaco''. Riccardo Magi, segretario di +Europa, la butta in politica: ''Rimuovere il bue e l'asinello dal presepe è l'unica vera riforma fatta finora dal governo Meloni e dal centrodestra...''.  

Pure nel centrodestra c'è chi storce il naso. E' meravigliato il presidente di Noi moderati Maurizio Lupi che pure fa una battuta: ''Mancano il bue e l'asinello? Non è vero... Non sarà stata la mia amica Brambilla, animalista convinta? Comunque, l'ortodossia del presidente della Camera Fontana non è in discussione, non posso pensare che ci sia una strumentalizzazione laica del Natale...''.  

L'ex super ministro dell'Economia dei governi Berlusconi, ora esponente di Fratelli d'Italia, Giulio Tremonti, si ferma e chiede sornione: ''Ma come, non ci sono il bue e l'asinello? Ma almeno il Bambin Gesù c'è?'' ''Sì, il bambinello c'è'', lo rassicura un giornalista. ''Beh, allora è già qualcosa...'', replica il presidente della commissione Affari esteri di Montecitorio.  

L'azzurro Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, sorride: ''Non è vero, non ci posso credere. Sono arrivati in anticipo i Re Magi ma hanno fatto fuori il bue e l'asinello...". "Che devo dire, è la riforma presepiale...'', scherza il deputato forzista per poi aggiungere: ''L'importante, però, che è salvo lo spirito del Natale''. Non si sbilancia Gianluca Cantalamessa, leghista: ''Credo sia stata una dimenticanza...''.  

Alfonso Pepe, l'artista campano (originario di Pagani, in provincia di Salerno) che ha venduto il presepe alla Camera nel 2022, difende il suo lavoro e spiega le regioni dell'assenza: ''Non mettere il bue e l'asinello è stata una mia scelta, ho realizzato il portale in cotto e tufo e non c'era lo spazio. E' stata, comunque -rimarca- una mia scelta artistica''.  

Per la cronaca, è vero che nessuno dei Vangeli cita i due animali, come lo stesso papa Benedetto XVI ha fatto notare nel suo libro del 2012 'L'infanzia di Gesù' ma il bue e l’asinello sono entrati definitivamente nel presepe fin dal 1223 grazie a San Francesco d’Assisi, che di ritorno da Roma e dopo aver visitato la Terra Santa, compose la prima Natività della storia, a Greccio, in provincia di Rieti. L'unico testo che fa riferimento a un bue e un asino vicino alla mangiatoia (citata dal Vangelo di Luca) in cui fu sistemato Gesù appena nato è il 'Vangelo dello pseudo-Matteo', un vangelo apocrifo, cioè non riconosciuto dalla Chiesa, scritto in latino tra l’Ottavo e il Nono secolo. 

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Categoria: politica

19:34

Ponte Messina, i progettisti rispondono alle critiche: "Basta fake news, è sicuro"

(Adnkronos) - Per la prima volta i progettisti del Ponte sullo Stretto rispondono pubblicamente ai dubbi e alle critiche sull’opera. In un’intervista rilasciata al quotidiano “il Centro”, in edicola domani, Marco Lombardi, ceo di Proger – una delle società responsabili della progettazione del Ponte – rivendica la solidità tecnica, l’innovazione e la sostenibilità del progetto, respingendo quelle che definisce “fake news” e contestazioni “strumentali e prive di fondamento tecnico”. 

“Il Ponte sullo Stretto è un orgoglio dell’ingegneria italiana” afferma Lombardi. “Non è un progetto vecchio: è stato aggiornato fino all’ultimo momento utile, con l’impiego delle più moderne tecnologie e grazie al lavoro di eccellenti ingegneri e consulenti impegnati da oltre due anni e mezzo”. Secondo il ceo di Proger, il modello progettuale “Messina Type” è già un riferimento internazionale e “ha fatto scuola” in diversi grandi ponti sospesi nel mondo. 

Le critiche, sostiene Lombardi, arrivano “solo dall’Italia” e provengono “da non tecnici che non conoscono la materia e da pochi tecnici che probabilmente avrebbero voluto realizzare loro il Ponte”. L’opera, aggiunge, “non è di destra né di sinistra: solo nel nostro Paese si ascoltano cori da curva sud su un progetto di viabilità eccezionale”. 

Sul tema della sicurezza sismica, il ceo respinge gli allarmi: “La fondazione del Ponte non insiste su una faglia. La cosiddetta Cannitello è un terrazzamento marino e non può attivare fenomeni sismogenetici. Nel terremoto del 1908 infatti non si è attivata. Il Ponte è progettato per resistere non solo a un sisma equivalente a quello del 1908, ma anche a sei tra i più distruttivi terremoti della storia”. Per quanto riguarda il vento, Lombardi precisa: “È dimensionato per resistere a raffiche fino a 270 km/h, con prove in galleria del vento a 290 km/h che non hanno mostrato alcuna instabilità. La velocità massima mai registrata nell’area è stata di 144 km/h”. 

Ampio spazio è dedicato all’impatto ambientale, tema su cui Lombardi definisce “incomprensibili” i rilievi della Corte dei conti: “L’ecologia è stata la nostra bussola. Abbiamo risposto a 239 osservazioni della Commissione Via e di altri enti, ottenendo la promozione della Commissione”. Il progetto prevede interventi preventivi per tutelare flora, fauna, fondali marini, rotte migratorie e habitat costieri: “Per la prima volta molte opere di compensazione saranno realizzate prima dell’avvio del cantiere. Il materiale da scavo sarà riutilizzato solo per interventi di ripascimento. Trapianteremo posidonia e creeremo nuove praterie di alghe per proteggere l’habitat”. 

Secondo Lombardi, la campata unica migliora gli aspetti ambientali e “evita ogni interferenza con i fondali”. 

Riguardo ai costi, il ceo chiarisce: “L’incremento non è dovuto a varianti in corso d’opera ma alla semplice attualizzazione dei prezzi delle materie prime. Non sussiste alcuna condizione che richieda una nuova gara”. 

Citato anche lo studio della Bocconi sui benefici economici: “La ricchezza generata è superiore al costo dell’opera, stimato in 14 miliardi. Il risparmio di tempo nel collegamento – 15 minuti contro le due ore attuali – vale oltre 8 miliardi in termini economici. Benefici aggiuntivi riguardano mobilità, produttività, turismo ed emissioni: la mitigazione climatica vale 5,2 miliardi. Inoltre, uno studio della Regione Sicilia stima in 6,5 miliardi il costo dell’insularità che il Ponte contribuirebbe a ridurre”. 

Lombardi respinge infine l’idea di “cattedrale nel deserto”: “Sono in corso investimenti ferroviari per oltre 10,5 miliardi, più 3,6 miliardi sulla Salerno-Reggio Calabria, oltre 2 miliardi sulla Catania-Messina e quasi 5 sulla Palermo-Catania. Il Ponte si inserisce in un quadro infrastrutturale già in forte sviluppo”. 

Proger, nata nel 1951 in Abruzzo e attiva oggi in 14 Paesi, realizza il progetto insieme a Cowi e Rocksoil, con il contributo di alcuni dei più importanti studi di ingegneria italiani e delle migliori eccellenze accademiche del Paese. 

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Categoria: economia

19:19

Da Venier a Conti, la tv ad Atreju: "Orgogliosi di essere nazional popolari"

(Adnkronos) - Da termine quasi dispregiativo a medaglia da appuntare con orgoglio sul petto. La televisione "nazionalpopolare" trova la sua più fiera difesa nelle parole dei suoi protagonisti, Mara Venier, Carlo Conti, Marco Liorni ed Ezio Greggio, ospiti ad Atreju per il panel "La televisione e la cultura nazionalpopolare in Italia". Un'occasione per rivendicare un ruolo che, secondo loro, significa soprattutto "essere nel cuore della gente", unire le generazioni e offrire conforto, specialmente nei momenti più difficili. A lanciare il tema è Mara Venier, che ricorda un aneddoto del passato per segnare la distanza con il presente. "Qualche anno fa, Pippo Baudo si offese moltissimo perché l'allora presidente Rai aveva classificato i suoi programmi come 'nazional-popolari'. La prese come un'offesa, ci fu una polemica che durò mesi", racconta la signora della domenica. "Ecco, io oggi, quando mi dicono che Mara Venier è 'nazionale popolare', sono orgogliosa di rappresentarlo". 

Un sentimento condiviso da Carlo Conti e Marco Liorni e a cui fa eco Ezio Greggio, intervenuto in collegamento: "Essere nazionali e popolari significa essere nel cuore della gente, significa fare trasmissioni che la gente ama e far trascorrere, in tempi complicati come questi, qualche momento di serenità. E ne abbiamo assolutamente bisogno". La stessa Venier rafforza il concetto, ricordando l'impegno durante la pandemia: "Quando l'Italia era bloccata, noi siamo andati in onda. Andare in onda e cercare di rassicurare gli italiani in un momento terribile. Se questo è essere 'nazionale popolare', allora ben venga". 

Ma cosa significa, oggi, fare televisione per il grande pubblico? Per Marco Liorni, la chiave è la permeabilità. "Penso che tutta la televisione, e anche l'intrattenimento, debba 'respirare' il Paese che c'è fuori", afferma il conduttore de L'Eredità. "Se le togli il terreno di confronto, la televisione perde quel ruolo sociale così importante che deve avere. Questo vale anche per i quiz: bisogna mettere in dialogo le generazioni, non solo conservando la memoria del passato, ma anche lavorando sull'intuizione e sulle energie nuove". Il legame con il pubblico è il filo rosso che unisce tutti gli interventi. "Siamo qua solo grazie al pubblico che ci segue. Il giorno che non ci segue più, è finita anche per noi", sottolinea Venier. Un concetto ribadito da Carlo Conti, che definisce la sua carriera un atto di "fortuna" reso possibile dalla passione e dalla gavetta. "Ho iniziato in una radio privata fiorentina dove non pagavano", ricorda. "Ma come diceva Mara, lo devo esclusivamente al pubblico. Fino a che il pubblico vorrà, io ci sarò".  

Un percorso fatto di "gavetta", oggi spesso saltata, che ha formato una generazione di professionisti. "Ho imparato tantissimo stando vicino ai grandi, rubando con l'occhio ogni dettaglio", ammette Liorni, citando la sua esperienza al fianco di Mara Venier a La Vita in Diretta. Tra le sfide del presente, i conduttori citano l'eccessiva sensibilità che rischia di limitare la creatività. "Credo che in generale abbiamo perso il senso della leggerezza, ci prendiamo troppo sul serio", osserva Conti. "Se penso a film come Amici Miei, oggi durerebbero dieci minuti". Il conduttore porta un esempio concreto dal suo programma Tale e Quale Show: "Per stare dietro a certe direttive, a Tale e Quale Show non posso più far interpretare cantanti di colore a concorrenti bianchi, perché altrimenti si viene accusati di 'blackface'. Allora mi diverto a prendere un cantante di colore forte nel cast, così posso fargli imitare altri artisti di colore. E poi, un bel giorno, a un concorrente di colore farò imitare un cantante bianco, nella speranza che nessuno si offenda per il 'whiteface'".  

Sulla stessa linea Ezio Greggio, che difende il diritto alla satira "scorretta" come forma di libertà, ricordando le battaglie degli anni '70 per aprire la strada alle TV private. Una televisione che, nonostante la concorrenza delle piattaforme, non teme di perdere il suo primato, a patto di offrire contenuti di qualità: "I ragazzi hanno un senso critico notevole", conclude Greggio, "bisogna solo offrirgli programmi che li possano interessare". Infine, il ricordo per il collega e amico Fabrizio Frizzi: "Il momento più difficile della carriera che non avrei mai voluto vivere è stato quando, dopo la morte di Fabrizio Frizzi, sono tornato nello studio de L'Eredità e ho dovuto riprenderne in mano la conduzione. Una cosa che non avrei mai voluto fare", racconta Conti visibilmente emozionato. E aggiunge: "Dico sempre che nella nostra carriera non importa quanti programmi o quanti successi hai fatto, ma conta quello che lasci. E Fabrizio ha lasciato un segno bellissimo". 

"La sua scomparsa ha segnato tutti noi in modo profondo", aggiunge Mara Venier spiegando come quell'evento abbia cambiato le sue priorità. "La scomparsa di Fabrizio mi ha fatto riflettere molto su questo. Anche se amo il mio lavoro e per me è importante, da quando Fabrizio non c'è più ho cercato di essere molto più vicina alle persone che amo. Ho capito che le cose importanti della vita sono altre. Noi, in fondo, facciamo solo televisione", conclude.  

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Categoria: spettacoli

19:06

Ucraina, Conte: "Europa disorientata, lasciamo condurre negoziati agli Usa"

(Adnkronos) - Sull'Ucraina "l'Europa è completamente disorientata, non si è capito qual è la linea. Purtroppo avevano solo una linea, questa è la realtà: la vittoria militare sulla Russia. Hanno hanno scommesso su questo e adesso non c'è nessuna alternativa. Quindi lasciamo che a condurre il negoziato siano gli Stati Uniti". A dirlo, scatenando le reazioni dei riformisti all'opposizione, è il leader M5S Giuseppe Conte a margine di una conferenza stampa alla Camera.  

"Da un lato - ha aggiunto Conte - alcuni vorrebbero continuare una guerra, ma non riescono neppure a trovare risorse per finanziarla, una guerra per procura. Dall'altro c'è invece chi, come Giorgia Meloni, rimane nel mezzo silente, cercando di capire quale sarà la soluzione migliore per rivendicare di aver contribuito a quella soluzione". 

 

Diverse le reazioni nell'opposizione. “Le affermazioni di Giuseppe Conte, che vuole lasciare fare a Trump, sono inaccettabili e irresponsabili: non è vero che l’Europa ha puntato sulla vittoria, non si tratta di una scommessa sull’esito di una partita di calcio, ma di sostenere la resistenza di un paese ai confini dell’Unione europea invaso militarmente da una potenza come la Russia. Non riguarda solo l’Ucraina, ma il futuro della sicurezza dell’intera Europa”, ha detto il Segretario di +Europa, Riccardo Magi intervenendo a L’Aria Che Tira su La7.  

“Per quanto riguarda la valutazione politica sull'Europa, e mi pare che quella di Conte si avvicini a quella di Trump, dobbiamo dire le cose come stanno: l’Europa politica non esiste e non può decidere quello su cui non ha sovranità. Quello che sta accadendo, con questo attacco inedito dell'amministrazione Trump all'Europa, segna uno spartiacque: gli europei - ha sottolineato Magi - dovrebbero prendere in mano il proprio destino e fare un salto verso più Europa, con un'integrazione politica maggiore a partire dalla politica di difesa che significa politica estera comune. Da questo punto di vista, i nazionalisti sono a un cortocircuito, perché dicono che l'Europa non funziona, è debole e non decide, ma allo stresso tempo vogliono che continui a non decidere, e così Meloni si tiene il diritto di veto in Consiglio europeo per poter continuare a dire che l’Europa non funziona, è debole e - ha concluso Magi - non decide”. 

"Ho letto una nota su Europa, Trump e Ucraina che pensavo fosse di Vannacci o Borghi. Sbagliavo", il commento sui social il senatore Pd, Filippo Sensi, a proposito delle dichiarazioni del leader M5S. 

"Ma sì, lasciamo che sia Trump a condurre il negoziato, e noi stiamone fuori! Lasciamo che sia lui, che tanto ha a cuore le sorti dell’Ucraina e il futuro dell’Europa. Facciamo anzi che siano i russi a fissare direttamente le condizioni, così evitiamo di perderci del tempo", scrive Giorgio Gori sulle dichiarazioni di Giuseppe Conte.  

"Vedo che alcune anime belle - ribatte Conte - si meravigliano delle mie dichiarazioni di oggi. Mi sono limitato a fotografare con rammarico quella che è la disastrosa situazione attuale: ho sempre auspicato un protagonismo dell'Europa nel processo di pace e questo invece è clamorosamente mancato". Una situazione in cui "gli Stati Uniti hanno vita facile a giocare una partita a proprio vantaggio, approfittando di una debolezza europea che ho sempre rimarcato fosse un danno per tutti noi. Una debolezza vergognosa che l’Europa dimostra in ogni dossier: dal riarmo, all’acquisto di gas, allo scontro sui dazi, alle genuflessioni sulla zero tassazione sui giganti del web". 

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Categoria: politica

19:01

Si finge statua e si nasconde nel presepe, il sindaco scopre il latitante

(Adnkronos) - Il sindaco di Galatone, in provincia di Lecce, Flavio Filoni scopre nella grotta della Natività del suo paese, in piazza Crocifisso, un uomo in carne e ossa che all'apparenza sembrava una delle statue vicine in terracotta. Si sarebbe rifugiato all'interno per mimetizzarsi e non farsi individuare. Si trattava di un migrante di 38 anni, originario del Ghana che risultava ricercato e latitante. E' lo stesso primo cittadino a raccontarlo sulla sua pagina Facebook.  

"Quello che è accaduto sabato mattina merita una riflessione profonda", scrive. "Mentre mi trovavo davanti alla Natività realizzata con cura dalla nostra Pro Loco, ho notato una presenza che inizialmente avevo scambiato per parte della scena. Un dettaglio che sembrava innocuo, ma che si è rivelato determinante. Grazie al pronto intervento della nostra Polizia Locale, della Polizia di Stato e dei Carabinieri - spiega Filoni - è stato possibile rintracciare e identificare una persona che risultava latitante e ricercata".  

"Un esito che conferma, ancora una volta, quanto sia fondamentale riporre piena fiducia nel lavoro quotidiano di chi garantisce sicurezza e legalità. Un ringraziamento sincero a tutte le donne e gli uomini che vigilano sul nostro territorio con competenza, attenzione e dedizione. Un grazie al Commissariato di Nardó, al dottore Tornese ed ai suoi uomini che insieme agli uomini della Polizia Locale, hanno risolto il caso", conclude il sindaco. 

Il 38enne era destinatario di un provvedimento di carcerazione per una pena di 9 mesi e 15 giorni emesso dalla Procura di Bologna per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. Agenti del Commissariato di Polizia di Nardò lo hanno accompagnato nel carcere di Lecce. 

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Categoria: cronaca

18:46

Diletta Leotta è incinta, l'annuncio social e l'abbraccio di Karius

(Adnkronos) - Diletta Leotta è incinta: il volto di Dazn e Loris Karius diventeranno genitori per la seconda volta. Oggi, mercoledì 10 dicembre, la bordocampista ha annunciato con un post pubblicato sul proprio profilo Instagram di essere incinta del secondo figlio: "Questo Natale non potevamo desiderare regalo più bello. Aria sta diventando una sorella maggiore, e i nostri cuori sono pronti ad amare il doppio". 

L'annuncio è stato accompagnato da una foto di famiglia 'allargata', con Karius, ex portiere del Liverpool oggi allo Schalke 04, che abbraccia Leotta e la figlia Aria e con una mano tocca la pancia di Diletta. Proprio la bordocampista di Dazn, poco prima dell'annuncio, aveva pubblicato una storia su Instagram in cui si inquadrava la pancia con un cuore bianco. 

 

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Categoria: sport

18:37

Perché il 2026 sarà l’anno di Italia e Germania

(Adnkronos) - Passato lo choc (anche un po’ esagerato) della Strategia di sicurezza nazionale trumpiana, è utile concentrarsi sulle carte che l'Europa può ancora giocarsi. Una di queste, inimmaginabile fino a poco tempo fa, è l’alleanza italo-tedesca, destinata a ridefinire gli equilibri europei in un contesto di instabilità interna francese e nuove geometrie politiche globali. 

Tra i due Paesi il legame non è stato mai così forte dai tempi di Adenauer e De Gasperi. Il presidente del Consiglio italiano accolse a Roma il cancelliere tedesco in una storica visita nel giugno 1951, a poche settimane dalla firma del trattato che istituì la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, e che mise fine all’isolamento tedesco vincolando l'industria bellica dei sei Paesi fondatori a un progetto di pace comune. Da quella ripresa delle relazioni diplomatiche - di cui nel 2026 si celebreranno i 75 anni - i due governi collaborarono strettamente per creare la Comunità europea di difesa (Ced), ma nel 1954 la bocciatura francese e la diffidenza degli altri Stati membri (la ferita della guerra era ancora aperta) bloccarono un processo che è ripartito sul serio solo dopo l’invasione russa dell’Ucraina.  

Meloni-Merz: stabilità politica e convergenza ideologica  

A parte le ricorrenze diplomatiche, il 2026 sarà l’anno di Italia e Germania per ragioni ben più sostanziali. Roma e Berlino hanno in comune due governi a guida conservatrice, una certa stabilità e la ragionevole aspettativa di non dover affrontare elezioni nazionali da qui a un anno e mezzo. Inoltre, Giorgia Meloni e Friedrich Merz non rientrano negli schemi che hanno dominato i rispettivi Paesi per due decenni: l'era Merkel e quella della schizofrenia governativa italiana. Tra i leader si è instaurata una "chimica" fondata sul pragmatismo e sull’aver navigato da esterni la fase precedente: lei all’opposizione sin dalla nascita di Fratelli d’Italia nel 2012; lui fuori dalla politica e nel mondo degli affari durante la guida merkeliana della Cdu. Gli anni in cui l’Italia era il membro fiscalmente indisciplinato dell’Unione, delle risate con Sarkozy al Consiglio europeo che anticipavano la caduta di Berlusconi nel 2011, della contrapposizione tra il rigido ministro delle Finanze Schaeuble e i cosiddetti Piigs. 

Oggi l'Italia ha uno spread sotto i 70 punti base, conti pubblici in ordine e potrebbe uscire in anticipo dalla procedura d’infrazione, mentre la Germania, in crisi d’identità, deve ridefinire il proprio ruolo nel mondo anche attraverso la sua potenza industriale e di motore dell’export europeo. La convergenza ci è sempre stata, le filiere sono da decenni integrate, ma ora si vede chiaramente un disegno strategico per spingere l’Unione in una direzione diversa.  

Il forum Mimit-Bmwe  

Quali sono i segnali, concreti, di questa special relationship? Partiamo da oggi, 10 dicembre: al Ministero delle Imprese e del Made in Italy si è tenuto il secondo Forum ministeriale italo-tedesco, presieduto dal ministro Adolfo Urso e dalla ministra federale dell'Economia e dell'Energia Katherina Reiche, che ha prodotto un documento congiunto di politica industriale su auto e siderurgia. Al centro, la revisione della transizione ecologica europea e in particolare dello stop ai motori endotermici previsto per il 2035. Urso, in sintonia con la collega tedesca, rivendica una "revisione radicale ed efficace" che preveda neutralità tecnologica, riconoscimento strutturale del ruolo di biofuel, e-fuel e tecnologia ibrida, estendendo il nuovo approccio anche ai veicoli commerciali e pesanti. Merz ha formalmente richiesto alla Commissione europea di permettere ai "motori a combustione altamente efficienti" di continuare oltre il 2035, posizione condivisa da altri sei Stati membri dell'Ue. La battaglia comune mira a tutelare le industrie energivore europee e "rimediare ai danni di una transizione ideologica", proteggendo settori automotive vitali per Germania e Italia. 

I segnali diplomatici della nuova alleanza  

L'agenda bilaterale dei prossimi mesi conferma la vivacità di questo rapporto. La settimana prossima, durante la XVIII edizione della Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo (che Adnkronos seguirà con tre dirette speciali), ci sarà un solo ministro degli Esteri, in una sessione speciale insieme ad Antonio Tajani, e sarà il tedesco Johann Wadephul. Il 23 gennaio 2026 si terranno a Roma le consultazioni per il Piano d'Azione italo-tedesco, con Merz ricevuto da Meloni per il nuovo vertice intergovernativo tra i due paesi. Il Piano d'Azione, firmato nel novembre 2023, prevede cooperazione rafforzata su politica industriale, spazio, tecnologie digitali e green, sicurezza e difesa, migrazione e cultura. 

Difesa e industria degli armamenti  

La difesa rappresenta uno dei settori più dinamici della cooperazione. Il 15 ottobre 2024, Leonardo e Rheinmetall hanno costituito la joint venture paritetica Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (Lrmv), con sede legale a Roma e operativa a La Spezia, dove si svolgerà circa il 60% delle attività industriali. Pochi giorni fa, Lrmv ha firmato il primo contratto per la fornitura di 21 veicoli cingolati A2CS Combat per l'Esercito italiano, con il primo mezzo consegnato entro la fine del 2025. L'amministratore delegato Laurent Sissmann ha definito l'accordo come "la nascita di una sinergia industriale concreta" destinata a sviluppare non solo veicoli, ma una capacità industriale condivisa per i futuri carri armati principali europei. 

Il Piano d'Azione prevede una cooperazione rafforzata su numerosi programmi, dal Sistema principale di combattimento terrestre (Mgcs) al Sistema di combattimento corazzato di fanteria (Ajcs), dal Rotore di nuova generazione (Ngrc) al progetto di difesa anti-missili ipersonici Hydis. Oltre ai progetti già esistenti come Eurofighter, Eurodrone, elicottero NH-90 e missile Vulcano, le due nazioni mirano a "ridurre la frammentazione, promuovere l'intercambiabilità e rafforzare l'industria europea della difesa". 

Spazio e innovazione  

Lo spazio costituisce un pilastro fondamentale della partnership strategica italo-tedesca. Al centro della collaborazione figura il programma Iris², la costellazione satellitare europea per comunicazioni sicure e sovrane, con primo lancio previsto nel 2029. Durante il primo Forum ministeriale a Berlino nel novembre 2024, i ministri Urso e Habeck hanno posto lo spazio al centro della cooperazione bilaterale, identificandolo come "catalizzatore per le tecnologie emergenti" e strumento per garantire competitività e autonomia all'Europa. Il Piano d'Azione prevede gruppi di lavoro dedicati all'economia spaziale, promuovendo collaborazioni industriali e poli di innovazione. Dopo la partecipazione italiana alla Fiera di Hannover 2025, a ottobre il German-Italian Aerospace Forum a Roma ha ulteriormente consolidato questa collaborazione, supportata dal Consiglio dei Ministri Esa 2025. 

Regolamentazione e sovranità tecnologica  

Nella partita europea sull’“Omnibus digitale” la Germania si sta ritagliando il ruolo di capofila dei paesi che chiedono una vera cesura con la stagione della iper regolazione, e la linea illustrata da Karsten Wildberger, ministro per la digitalizzazione, al Consiglio Ue Telecomunicazioni del 9 dicembre, conferma questa ambizione: Berlino saluta il pacchetto della Commissione come un passo nella direzione giusta ma lo giudica insufficiente, chiede di estendere l’ambito della riforma, rendere le norme nativamente “machine readable” per permettere una compliance automatizzata e tagliare in modo drastico il ricorso ad atti delegati ed esecutivi che scaricano incertezza giuridica su imprese e amministrazioni nazionali.  

Parlando con chi ha partecipato al forum berlinese sulla sovranità digitale di fine novembre, la sovranità non viene più declinata come autarchia tecnologica ma come capacità europea di governare infrastrutture critiche – dai cavi sottomarini allo spazio, già definiti da vari ministri “nuovi territori sovrani” – e di costruire un quadro normativo sufficientemente semplice per non trasformare il fattore regolatorio in un vantaggio competitivo per gli attori extra Ue. È in questo spazio che si inserisce, quasi in modo complementare, la posizione italiana espressa dal viceministro Valentino Valentini al Consiglio Telco: meno complessità normativa, più chiarezza e coerenza tra i grandi regolamenti orizzontali (Dsa, Dma, Data Act, Cyber Resilience, Nis2), razionalizzazione degli obblighi per evitare sovrapposizioni, e soprattutto uso “intelligente” del digitale – piattaforme comuni, interoperabilità tra autorità, modelli e procedure standardizzate – per ridurre oneri invece di crearne di nuovi.  

L'allineamento tra Ppe e Ecr  

La convergenza Roma-Berlino trova riscontro anche nelle dinamiche del Parlamento europeo, dove il Partito Popolare Europeo (Ppe) di Merz e i Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) di Meloni collaborano sempre più frequentemente. L’Ecr, quarto gruppo parlamentare con 80 eurodeputati provenienti da 19 Stati membri (e che in questi giorni si riunisce a Roma per i suoi ‘study days’), si posiziona come possibile "cardine" di coalizioni variabili, capace di collaborare sia con il Ppe che con i Patrioti su dossier specifici, facendo ovviamente irritare il resto della maggioranza che ha sostenuto il secondo mandato di Ursula von der Leyen, ovvero Socialisti e Liberali. Questa dinamica, definita anche "maggioranza venezuelana" dopo il voto congiunto sul riconoscimento di Edmundo González come presidente del Venezuela, si è manifestata ripetutamente su temi industriali e di politica estera. Il presidente del Ppe Manfred Weber ha dimostrato più volte disponibilità a proteggere il governo Meloni, come nel blocco della missione parlamentare europea sullo stato di diritto in Italia, che si sarebbe dovuta tenere in questi giorni. (di Giorgio Rutelli) 

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Categoria: internazionale/esteri

18:21

Accordo con l'Agenzia delle Entrate, Amazon pagherà oltre 500 milioni di euro al fisco

(Adnkronos) - Amazon ha raggiunto un accordo con il fisco italiano per versare 511 milioni di euro nell'inchiesta che riguarda il presunto mancato versamento dell'Iva da parte dei venditori cinesi, rispetto ai quasi 3 miliardi calcolati dalla Guardia di finanza e dalla Procura di Milano tra imposte, interessi e sanzioni. L'inchiesta addebita al colosso americano di non avere ottemperato nel 2019-2021 ad alcuni obblighi tributari. La cifra si aggiunge ai 212 milioni definiti da Amazon logistica e Amazon italia transport per non incorrere nel rischio di misura interdittiva del divieto di pubblicità chiesta dal pm Paolo Storari per frode fiscale nella eterodirezione digitale dei lavoratori.  

"Questo accordo riflette il nostro impegno a collaborare in modo costruttivo con le autorità italiane. Ci difenderemo con determinazione rispetto all’eventuale procedimento penale, che riteniamo infondato". E' il commento di Amazon in merito all'accordo. 

"Siamo tra i primi 50 contribuenti in Italia e uno dei maggiori investitori esteri nel Paese. Negli ultimi 15 anni abbiamo investito oltre 25 miliardi di euro in Italia, dove impieghiamo direttamente più di 19.000 persone. Contesti normativi imprevedibili, sanzioni sproporzionate e procedimenti legali prolungati incidono sull'attrattività dell'Italia come destinazione di investimento" si sottolinea in una nota. 

 

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Categoria: cronaca

18:12

Natale 2025, sale l'effetto Grinch e cala la magia delle feste

(Adnkronos) - Anche quest’anno il Natale si conferma un momento di tenuta per i consumi, nonostante il calo del potere d’acquisto e la difficoltà di risparmio delle famiglie. Nonostante ciò, dicembre resta un motore economico solido: tra regali, pranzi, viaggi e piccoli piaceri accessibili, il Natale resta comunque una boccata d’ossigeno per l'economia. A crescere sono soprattutto i consumi di compensazione: food premium, beauty, prodotti di benessere. Ma cambia il modo in cui gli italiani comprano: oltre 6 su 10 usano intelligenza artificiale e comparatori intelligenti per gestire il budget, mentre quasi il 70% aspetta promozioni o sconti mirati per acquistare. 

Se la spesa tiene, l’atmosfera cambia. Le persone descrivono le feste come più stancanti, più sobrie e meno magiche. Cresce la percezione del regalo come obbligo, soprattutto tra i giovani, e cala l’identificazione con la classica narrazione pubblicitaria fatta di famiglie perfette e scenari innevati. È quello che molti definiscono realismo emotivo: un modo più autentico, pragmatico e disincantato di vivere il Natale, in cui si riconosce ciò che si prova davvero, non ciò che ci si aspetta di provare. 

È da questo scarto, tra ciò che si vive e ciò che si vede, che nasce un nuovo modo di raccontare il Natale. Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per un tipo di comunicazione che potremmo definire 'anti-Natale': campagne che non rifiutano la festa, ma la raccontano al contrario. Invece di mostrare famiglie sorridenti e neve che cade, mettono in scena l’ironia, l’imprevisto e l’individualismo. Un linguaggio che rompe lo standard e punta sulla sorpresa per catturare attenzione in un mercato saturo. Dal punto di vista psicologico, il meccanismo funziona perché rompe le aspettative. Il cervello presta più attenzione a ciò che contraddice uno schema abituale: un Natale 'diverso' attira curiosità e resta in memoria più a lungo. Anche un pizzico di provocazione, se dosato bene, genera empatia e condivisione social. 

“L’anti-Natale non è una provocazione fine a sé stessa", spiega Luna Mascitti, formatrice specializzata in neuromarketing e storytelling e founder di 'Mio Cugino Adv', agenzia di marketing digitale. “È un modo per riattivare l’attenzione di un pubblico disincantato, che riconosce subito i cliché e cerca emozioni più vere. Oggi funziona chi sa sorprendere senza prendersi troppo sul serio", continua. Nonostante qualche esperimento riuscito, la pubblicità natalizia italiana rimane ancorata ai suoi simboli più rassicuranti: famiglia, tavola, luci e buoni sentimenti. È una scelta culturale (il Natale in Italia è fortemente legato all’appartenenza) ma anche di prudenza strategica: rompere con la tradizione può sembrare rischioso per un brand. 

Eppure i segnali di cambiamento ci sono. Tra i Gen Z e Millennial cresce l’idea che i regali siano un obbligo più che un piacere, e di conseguenza la richiesta è di comunicazioni più oneste, spontanee e meno idealizzate. Il mercato, poi, è sovraffollato: a dicembre, se non ancora prima ormai, ogni marchio lancia il proprio spot, e la vera novità è proprio chi osa cambiare tono.  

Il fenomeno dell’anti-Natale non è un rifiuto del sentimento natalizio, ma un modo più onesto di raccontarlo. Significa riconoscere che le emozioni cambiano, che i consumatori non vogliono più sentirsi “vendere” la felicità, ma riconoscersi in un racconto più vicino alla vita reale. Anche Babbo Natale, ogni tanto, ha bisogno di un rebranding. 

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Categoria: cronaca