L'intervista a Gianuario Falchi
TRAMATZA. Ottanta centesimi al litro da subito, e non 72, per arrivare a un euro con il conguaglio attraverso un'impalcatura di provvedimenti collaterali (anche attraverso l'utilizzo dei 43 milioni di euro che devono essere messi a disposizione da governo e Regione per ritirare le eccedenze di pecorino romano). E l'azzeramento dei vertici dei consorzi di tutela del formaggio Dop, con la presentazione delle dimissioni contestualmente alla firma di un eventuale accordo sul prezzo del latte.
Sono questi i due pilastri della controproposta dei pastori, circa mille riuniti oggi a Tramatza., rispetto alla bozza di accordo che era emersa dal tavolo convocato sabato in Prefettura, davanti a industriali, Ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio e presidente della Regione Francesco Pigliaru.
I pastori vogliono che la protesta non sfoci in una serie di provvedimenti che verrebbero visti come un tampone momentaneo: chiedono, oltre al prezzo di partenza di 80 cent, che il sistema diventi stabile. E l'azzeramento dei consorzi, nei quali dovrebbero entrare anche rappresentanti dei pastori, coniugato a controlli stringenti sulla filiera che non permettano distorsioni a uso e consumo dei trasformatori, è un passaggio cruciale.
Perché ciò che è mancato finora è la trasparenza: nessuno ha mai avuto chiaro quale e quanto latte venga trasformato in quale formaggio. E quindi, al netto delle oscillazioni di mercato, cosa determini gli sbalzi nei prezzi, legati anche alle giacenze, sulla cui entità non c'è mai stata chiarezza.
Il prezzo, comunque, stando alla controproposta che verrà portata sul tavolo romano del 21, non dovrà mai scendere al di sotto del costo di produzione del latte. Cioè: mai più 60 centesimi per il latte munto dalle pecore di Sardegna.