In Sardegna

Serre e vigneti devastati per i temporali estivi: "Stimata perdita del 50% di uva"

Foto-Uva

CAGLIARI. I temporali estivi di ieri hanno portato la devastazione nei campi del sud Sardegna tra medio e basso Campidano, Parteolla e Trexenta. "In meno di due ore", denuncia Confagricoltura, "le forti piogge, la grandine e le trombe d’aria hanno mandato in fumo il lavoro di mesi interi per migliaia di agricoltori".

A pagare il conto più pesante, secondo le numerose segnalazioni che sta raccogliendo in queste ore l'associazione, ci sono le orticole, soprattutto quelle in foglia come lattughe, sedani e bietole, e i vigneti dove la grandine ha squarciato piante e frutti. Numerosi danni si registrano inoltre alle infrastrutture tra serre e capannoni rasi al suolo o letteralmente scoperchiati dalla forza del vento. Una furia metereologica indescrivibile che ha colpito con maggior violenza Sestu, dove sono caduti 48,5mm d’acqua in meno di 30 minuti, Assemini, Decimomannu, San Sperate, Monastir, Samassi, parte del territorio di Decimoputzu, e poi soprattutto sulle produzioni vitivinicole anche Ussana, Selargius, Donori, Monserrato, Serdiana, Dolianova, Pimentel e Samatzai.

“Tutte le lattughe che nei prossimi giorni dovevano essere messe sul mercato di Ferragosto sono distrutte, non abbiamo più nulla da raccogliere e consegnare”, ha detto Giorgio Ionta, consulente tecnico della cooperativa l’Ortolano di Sestu, che ha aggiunto: “Le trombe d’aria hanno inoltre distrutto o danneggiato diverse serre e mandato all’aria i nuovi impianti di colture che dovevano dare frutto fra qualche mese”.

Stesso dramma anche per il mondo vitivinicolo del sud Sardegna dove Antonello Serra, associato Confagricoltura e presidente della Coop. Cantina sociale di Monserrato, stima una “perdita dei raccolti di almeno il 50%”. Un dato che nei prossimi giorni pare sia da aggiornare in salita dopo un primo resoconto più preciso che si sta costruendo in campo. “Eravamo a una settimana dalla vendemmia, dovevamo iniziare tra il 18 e il 20 agosto con i vermentini e il moscato e qualche giorno dopo con il Sangiovese” – ha spiegato Serra – è bastata un’ora di pioggia, grandine e vento fortissimo per perdere tutto il lavoro di una stagione. Ora è una lotta contro il tempo per salvare il poco rimasto sulle piante: dobbiamo aspettare che la terra si asciughi, e ben che vada se ne parla tra domenica e lunedì, prima di entrare nei campi con i mezzi e fare subito i trattamenti biologici per sanificare le ferite del grappolo colpito dalla grandine. Non si può più lavorare in queste condizioni. Non si possono vedere vigneti bellissimi, come quest’anno, distrutti in un pomeriggio”, ha concluso Antonello Serra.

Dario Deiana, viticoltore di Settimo San Pietro e con buona parte dei vigneti in agro di Serdiana, è alla prima stima dei danni: “Su undici ettari mappati quasi otto risultano fortemente danneggiati, gli altri poco o lievemente. Un risultato tuttavia pesante che condiziona una delle migliori annate degli ultimi anni, in termini di qualità del prodotto e di salubrità dei frutti, su cui siamo dovuti intervenire appena tre volte in tutta la stagione con i trattamenti”.

“La crisi climatica in corso la stiamo vivendo e pagando quotidianamente sulla nostra pelle di agricoltori. Dalle istituzioni non ci servono solo gli aiuti per i danni, che quando e se arrivano non coprono mai le perdite reali, ma leggi e strumenti chiari per arginare il cambiamento climatico. Il famoso Fondo di rotazione, con cui la Regione Sardegna voleva intervenire finanziariamente per coprire le assicurazioni agricole, è ancora fermo al palo. Una buona idea che riposa tuttavia nel dimenticatoio della politica”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, che ha aggiunto: “I danni ambientali gravi sono in crescita esponenziale già da un ventennio e, secondo le stime, continueranno ad aumentare. È bene che la politica dell’Ue, e quindi nazionale e regionale, si mettano davvero al lavoro per studiare tutte le possibili soluzioni, di carattere finanziario e di mitigazione del rischio, con cui affrontare queste calamità. Devono farlo subito perché siamo già in grave ritardo”.