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Dall’analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto del 2024 emerge che quello del Sud corre ad una velocità superiore di una volta e mezzo rispetto al Nord. Il Mezzogiorno registra una crescita del 2,89% a fronte del +1,77% del Nord e del +2,14% dell’Italia.
In particolare, l’exploit del Sud si riflette anche nella classifica regionale, che vede sul podio Sardegna (+3,74%), seguita da Puglia (+3,13%) e Calabria (+3,12%).
Una distribuzione territoriale più eterogenea si riscontra, invece, nella graduatoria delle province che vede in testa Viterbo (Centro) con +4,85% Imperia (Nord) con +4,29% e Foggia (Sud) con +4,22%.
Il 2024 segna il boom dell'agricoltura, grazie ad un aumento della ricchezza prodotta del 10,25% che porta un valore aggiunto di 40 miliardi di euro. Qui a fare da traino è l’Abruzzo con il suo +31,17% e ben quattro province nella top five della classifica nazionale: L’Aquila, Pescara, Chieti, Teramo.
Tuttavia se guardiamo alla ricchezza prodotta pro-capite è invece il Nord, con 40.158 euro, a vincere la sfida a distanza con il Mezzogiorno (22.353 euro).
La graduatoria provinciale vede in vetta Milano con un valore aggiunto di 65.721 euro, quasi il doppio della media nazionale (33.348 euro). Subito dietro Bolzano (55.065) e Bologna (45.125), che scalza Roma dal terzo posto.
“I dati del valore aggiunto dipingono un quadro in chiaroscuro. Il Sud conferma segni positivi di dinamicità ribaltando lo stereotipo di un’area strutturalmente in ritardo rispetto al resto del Paese. Ma il gap con il Nord resta ampio e la ricchezza prodotta per abitante nel Mezzogiorno rimane decisamente inferiore” dice il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto: “preoccupa, inoltre, la flessione della manifattura, segno di una difficoltà che i dazi e le tensioni sull’export potrebbero accentuare con un impatto rilevante sul Pil. Anche per questo è quanto mai urgente una vera politica industriale capace di valorizzare le specificità territoriali e di rimuovere gli ostacoli alla competitività, a partire dal costo dell’energia ancora notevolmente più alto rispetto ai concorrenti europei”.








