In Sardegna

Carceri, cambia l'iter per le attività ricreative: "Circolare ministeriale insensata e incostituzionale"

 

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CAGLIARI. Nelle carceri con sezioni di alta sicurezza non basteranno più le autorizzazioni del direttore in questione e del magistrato di sorveglianza. È quanto stabilito dalla nuova circolare ministeriale che, a detta di Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo diritti riforme”, risulta essere "insensata e incostituzionale".  Precisamente, il documento ha assegnato a Ernesto Napolillo, responsabile della Direzione generale dei detenuti e del trattamento, e al suo ufficio le autorizzazioni per iniziative culturali e progetti trattamentali dove ci siano nello stesso istituto detenuti dell’alta sicurezza o sottoposti al 41bis.

"Non solo viene controllato il volontariato penitenziario – ha commentato Caligaris - che dovrà sottoporre qualunque iniziativa culturale e/o rieducativa al Ministero della Giustizia, con congruo anticipo, ma con la nuova circolare si disconosce il ruolo dei direttori degli istituti penitenziari, del Provveditore regionale e persino della magistratura di sorveglianza. Per la Sardegna, con ristretti in Alta sicurezza e 41bis nella maggior parte degli istituti, si profila il blocco delle attività trattamentali per detenute/i comuni. Un provvedimento restrittivo, burocratico, insensato e palesemente incostituzionale”. 

“E’ evidente – osserva Caligaris – che si tratta di un giro di vite liberticida teso a rendere sempre più difficile le attività svolte dal volontariato e il recupero sociale delle persone detenute. Finora, salvo le iniziative destinate all'Alta sicurezza, le richieste per realizzare corsi di formazione, incontri culturali o rieducativi venivano gestite con l'Area educativa, la direzione dell’Istituto, la Magistratura di Sorveglianza e il Provveditorato regionale. Anche il ricorso al nulla osta del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dell’Ufficio stampa diventava indispensabile qualora fosse prevista in carcere la presenza di giornalisti con interviste”.

“Un altro aspetto che denota la volontà di chiudere le porte delle carceri – sottolinea ancora la presidente di Sdr – è che ciascuna richiesta dovrà indicare gli spazi utilizzati, la durata, l’elenco dei detenuti, i nomi e i titoli dei partecipanti della comunità esterna con il parere della Direzione. Solo le attività rivolte ai detenuti “comuni” reclusi in carceri dove non ci sono altri circuiti le competenze ‘rimangono in capo ai provveditorati regionali’ ma con una marcata sottolineatura: ‘evitando che la programmazione delle azioni e le scelte organizzative siano “esternalizzate” e quindi demandate esclusivamente ai proponenti ovvero a soggetti o enti terzi rispetto all’amministrazione penitenziaria’”.

“Insomma a far data dal 21 ottobre qualunque progetto nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta, in quella di Sassari-Bancali e di Nuoro e nelle case di reclusione di Tempio, Oristano e Lanusei dovrà essere sottoposto, con congruo anticipo, alla Direzione generale dei detenuti e del trattamento. Un’occasione di crescita umana e culturale, com'è accaduto in questi anni per esempio con il Teatro del Cada Die e non solo, diventa un percorso burocratico a ostacoli, fine a se stesso, che grava di un ulteriore peso gli operatori penitenziari, in particolare i funzionari giuridico-pedagogici e i Direttori, peraltro già oberati. L’auspicio – conclude Caligaris - è un ripensamento del Direttore Napolillo e un intervento risolutore del Ministro Carlo Nordio ma con questo clima di galera per tutti e per sempre sembra difficile”.