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CAGLIARI. L'attentato a Sigfrido Ranucci ha scosso la Nazione, raccogliendo una solidarietà unilaterale e totale nei confronti del giornalista di Report. Ora arrivano anche i comunicati dell'Ordine dei giornalisti, sia quello sardo che nazionale. In quest'ultimo caso i referenti lanciano la stoccata anche alle istituzioni, colpevoli a detta loro, di "fomentare irresponsabilmente l'odio" e quindi aver in parte preparato il terreno (fertile) a questo genere di crimine.
L’Ordine dei giornalisti della Sardegna "si associa alle parole del presidente nazionale dell’Ordine, Carlo Bartoli, di severa condanna dell’attentato contro Sigfrido Ranucci, e di totale, sentita solidarietà nei confronti del collega della Rai, della sua famiglia e di tutti i giornalisti che lavorano con lui. Il clima nei confronti di chi fa informazione si fa sempre più plumbeo; e anche al livello locale molti cronisti, spesso privi di qualsiasi tutela, subiscono intimidazioni meno eclatanti ma comunque subdole e inquietanti. Anche in Sardegna, come nelle altre regioni, l’Odg parteciperà all’assemblea organizzata dalla Tgr Rai per confermare l’impegno dei giornalisti dell’azienda pubblica, e di tutti i giornalisti sardi, per un’informazione libera e corretta".
L'ordine nazionale aveva scritto poco prima: "
“La bomba fatta esplodere sotto l’auto di Sigrido Ranucci vicino casa sua rappresenta un inquietante salto di qualità degli attacchi contro il giornalismo d’inchiesta e la libertà di informazione. A lui, alla sua famiglia, alla redazione di Report va tutta la solidarietà e vicinanza del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Siamo certi che saranno rafforzate le misure di protezione: c’è una parte delle istituzioni che protegge il giornalismo, mentre un’altra fomenta irresponsabilmente l’odio. C’è un attacco concentrico all’autonomia dei giornalisti e il ritorno delle bombe ci riporta ad anni bui della storia italiana.
Dopo gli insulti, le accuse di faziosità, le campagne di diffamazione, le aggressioni in piazza, adesso si alza il tiro: come ai tempi di Cosa Nostra, cone ai tempi delle Brigate Rosse. Chi non china la testa viene colpito.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine intraprenderà ogni azione per denunciare minacce, violenze e intimidazioni e per contrastare questo clima di caccia al giornalismo che rischia di riportarci agli anni più bui della Repubblica.”