Il servizio del novembre 2019 quando venne riaperto il caso
CAGLIARI. Era il 25 agosto del 2019. Sei anni fa, all'alba, Mattia Ennas, allora ventenne, fu ritrovato morto sull'asfalto ai piedi di un condominio del quartiere di Mulinu Becciu a Cagliari. Poche ore prima era in discoteca, ballava felice. Poi un buco, da quando gli amici lo riaccompagnarono nella sua casa di Quartu a quando morì precipitando dal palazzo di via Binaghi.
Un giallo che non ha mai trovato una risposta, come ricorda l'avvocato Gianfranco Piscitelli che negli anni ha seguito il caso e non ha mai creduto alla tesi del suicidio. "Anni di indagini per omicidio, centinaia di controlli telefonici, interrogatori, dolore straziante di genitori e fratelli", ricorda Piscitelli sui social, "nulla, un muro di gomma, depistaggi, minacce. L'autopsia psicologica svolta dalla nota criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone e dal suo staff ha escluso il suicidio".
Poi l'indagine per omicidio "condotta in modo capillare, solo dopo la riesumazione del corpo", dice Piscitelli. Ma di fatto terminata senza un nulla di fatto.
"Frettolosamente si parlò di suicidio ma nessuno ci ha mai creduto", ricorda ancora l'avvocato e presidente di Penelope Sardegna, "La verità vera non si è appurata, la giustizia terrena si è arresa. Troppi errori, troppi falsi indizi, troppe pietre lanciate e mani subito nascoste, omertà, paure, eppure c'è chi sa e forse prima o poi qualcuno si libererà la coscienza e darà una risposta a chi, incredulo, si consuma nel dolore di non sapere. La verità vera Mattia l'ha portata via con sé... Ciao Mattia, vola alto Angelo buono, hai lasciato tanto Amore per te in chi ti ha conosciuto".