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CAGLIARI. “Apprendere che in Camera di Consiglio il prossimo 11 giugno si discuterà del differimento pena di un detenuto sapendo già che è deceduto da due mesi lascia senza parole e aggrava la responsabilità delle Istituzioni nei confronti di una persona privata della libertà le cui condizioni di salute erano gravemente compromesse”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, a proposito del caso Graziano Mesina, sul quale già in precedenza era stato definito "una vendetta di Stato". Caligaris continua facendo osservare che “la salute delle persone non può avere aggettivi perché è sancita dalla Costituzione per buoni e cattivi. Non può essere quindi un atto formale di convocazione di un cittadino già deceduto a ripristinare l’ordine delle cose, anzi evidenzia un tratto di “trascuratezza” che aumenta il discredito delle Istituzioni”.
“Per comprendere quanto è avvenuto occorre – sottolinea Caligaris – prescindere però dal nome di Mesina, che in alcuni suscita perplessità per i trascorsi, fermo restando che l’uomo era in attesa di giudizio. L’istanza, l’ennesima per differimento della pena per gravi motivi sanitari, risale a dicembre del 2024 ed è stata presentata dalle due avv.te Maria Luisa Vernier e Beatrice Goddi, nello specifico, con un corredo di attestati sanitari. Una prassi consolidata che in molte circostanze ha portato a soluzioni positive”.
“Personalmente – osserva la presidente di Sdr – sono portata a ritenere che un altro nome, meno ingombrante, avrebbe fatto la differenza, anche se non posso non considerare il peso sociale del detenuto. Mi chiedo però se sia possibile accettare supinamente, davanti a un’emergenza sanitaria, ripetutamente sottolineata dalle legali con istanze successive urgenti a marzo e infine ad aprile, in assenza di una condanna definitiva e in un ambiente totalmente estraneo alla famiglia che una persona privata della libertà possa trovare il modo per far valere un principio di umanità non tardivo e totalmente inutile”.
“Insomma il prossimo 11 giugno la Camera di Consiglio, in assenza del convitato, trarrà delle conclusioni. Spero che almeno in quella circostanza, vista l’impossibilità del detenuto di evadere, conceda il differimento della pena con una motivazione fondata sulla documentazione rendendo così almeno post mortem – conclude Caligaris – onore alla liceità dell’istanza”.