CAGLIARI. Sono passate da un po' le 2 quando parte questo ragazzo: petto nudo, scooter sotto il sedere, impenna, gli amici esultano. Sotto la statua di Carlo Felice si è creato un po' di spazio. Fino a poco prima era una bolgia. Cagliari, la sua parte giovane, per una fascia che va da nemmeno venti a trenta e qualcosa anni, si riversa in piazza Yenne dopo che Jorginho segna il rigore del 5-3 che batte la Spagna e porta l'Italia in finale agli Europei.
Nella piazza più centrale del centro di Cagliari si scatena la festa. Sventolano i tricolori, la folla occupa tutti gli spazi. Forte, nell'aria, si inizia a sentire forte la puzza delle frizioni che soffrono nella salita del Largo, quelle delle auto di chi non vuole rinunciare al carosello. Il traffico si blocca. In mezzo anche un pullman della linea 1. I ragazzi ci salgono sopra. Letteralmente: vanno sopra la cappotta. Lo tengono in ostaggio. Si arrampicano anche sopra l'edicola.
Scene classiche, in caso di vittoria sportiva. Ma il Cagliari non c'entra. E non si vedono le vecchie facce - si passi l'espressione, anche se si parla di ultrà rossoblù - della curva nord. C'è una marea di giovanissimi. Per "liberare" il bus è necessario l'intervento dei carabinieri: bastano un lampeggiante e due colpi di sirena. Vola qualche bottiglia. Ce ne sono tante, in giro. L'alcol scorre a fiumi. E corrono anche le auto, ogni tanto. Troppo. Sfrecciano tra la folla appena si crea uno spazio. Partono i cori: "Chi non salta uno spagnolo è". Cantano tutti, in piazza Yenne. E ballano, quando da un'auto parcheggiata in mezzo alla piazza parte una hit a tutto volume.
Controlli? Nessuno. Ma tutto scorre liscio. Nel caos. Scene che non si vedevano da anni, quelle del Largo Carlo Felice di Cagliari, dove la statua è ancora coperta dai colori rossoblù dopo la salvezza del Cagliari. Ora c'è l'Italia in finale. "Quanto ha fatto?", è la domanda a uno dei giovani che trascinano gli altri a cantare. "Ha vinto", è la risposta.