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“Il 50,8% dei detenuti dei 10 Istituti Penitenziari della Sardegna ha un’età compresa tra 45 e oltre 70 anni. La fascia dei giovani tra 18 e 34 anni copre il 23,2%. In numeri assoluti i primi sono 1174 e gli altri 537 su 2309 presenti. Il dato è molto significativo ed è destinato a crescere con l’arrivo a Cagliari-Uta dei ristretti al 41bis. La “vecchiaia” incide pesantemente sulle problematiche sanitarie degli Istituti, peraltro già molto difficili per la presenza di tossicodipendenti e pazienti con disturbi della sfera psichica. Dai numeri del Ministero della Giustizia, pur senza poter disporre di statistiche che possano rivelare il genere e la realtà dei singoli Istituti Penitenziari, emerge che la seconda fascia più rappresentativa delle persone ristrette è quella compresa tra 35 e 44 anni con 598 detenuti (25,89%)”. Così Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, prendendo in esame i dati dell’Ufficio Statistiche del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che ha fotografato la realtà isolana al 30 settembre scorso esprime dubbi sulle reali possibilità, nonostante l’impegno degli operatori penitenziari e dei Direttori, di garantire il recupero sociale dei detenuti e condizioni di salute compatibili con la detenzione.
“Con questi numeri – afferma Caligaris – con la situazione delle colonie penali, ancora semivuote e con poche reali possibilità di offrire lavoro qualificato costante e ambienti adeguati, e con l’elevato numero di persone nelle carceri dove le presenze continuano a crescere, senza dimenticare il numero insufficiente di agenti penitenziari e Sanitari, è difficile che si concretizzi per i detenuti un percorso di riabilitazione. Le aziende sarde, molte a conduzione familiare, hanno una scarsa propensione delle ad assumere persone detenute. L’unica strada maestra è quella di una amnistia che consentirebbe di avviare un percorso virtuoso con la riqualificazione delle strutture e il loro adeguamento ai bisogni reali con progetti di riabilitativi. Non fare questa scelta significa aumentare i problemi dentro gli Istituti”.
“Nelle carceri sarde continuano ad aumentare i ristretti. Attualmente, sempre con riferimento ai dati del Ministero, a Cagliari-Uta ci sono 729 detenuti per 561 posti. A Sassari le persone private. della libertà sono 543 per 454 posti. Oltre il numero regolamentare ci sono anche Lanusei (39 per 33 posti), Oristano (231 per 210 posti disponibili 54 non lo sono). A Nuoro104 posti non si possono utilizzare; 50 a Is Arenas. Complessivamente sono recluse 2380 persone per 2348 posti (231 infatti non sono disponibili)”.
“Pur apprezzando il lavoro spesso misconosciuto degli operatori penitenziari, dei Direttori e del Provveditore – conclude la presidente di Sdr – la situazione in Sardegna ha bisogno di un deciso intervento finanziario del Ministero affinché non solo gli spazi delle Colonie vengano resi più adeguati ma soprattutto affinché vengano incrementati il lavoro e le attività formative. Solo così lo Stato può garantire i diritti e farsi riconoscere”.