CAGLIARI. Il piano di riordino della sanità sarda è confusionario e poco chiaro e i sardi non sanno più a chi rivolgersi per farsi curare, secondo lui: “In Regione devono recuperare la dignità e andare a casa”. Sono parole dure quelle che Giuliano Frau - presidente dell’associazione di difesa e orientamento dei consumatori (Adoc) che conta 2375 iscritti in tutta la Sardegna - rivolge alla Commissione Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. “Non c’e chiarezza sull’esatta ubicazione delle specialità sanitarie e l’utente non sa più a chi rivolgersi per farsi curare. Emblematico il caso di una donna di Seulo, che per una frattura è stata portata ad Isili e poi dirottata prima al Marino e poi al Brotzu".
Sparito nel nulla il Centro Donna dell’ospedale Binaghi che eroga prestazioni di altissimo livello nel campo della prevenzione e diagnosi precoce dei tumori, non se ne fa infatti menzione nel piano aziendale. Una dimenticanza? Assicurata la presenza Adoc lo sciopero del 7 settembre indetto dal Comitato rete sarda in difesa della sanità pubblica. Ma non solo: "Visto che a prescindere dal malumore la Regione andrà comunque avanti - prosegue Frau – chiederemo al ministro della Salute e alla Comunità Europea dove devono andare i sardi per essere curati”.