CAGLIARI. In Sardegna si rafforza la strategia di contrasto contro la violenza di genere viene, prerogativa di una maggiore protezione e salvaguardia delle vittime. Ad agire su questo fronte la giunta comunale sotto la spinta dell’assessore regionale della sanità Armando Bartolazzi.
Nello specifico sono state approvate le procedure e i vademecum allegati al "Protocollo d’intesa per la costituzione e il funzionamento nel territorio della regione Sardegna della Rete regionale antiviolenza e delle Reti territoriali locali antiviolenza". Il Protocollo, approvato il 23 dicembre 2024 all’interno del progetto “SOStenere in Rete”, spiega funzioni e ruoli di ciascun componente della Rete regionale antiviolenza, coinvolgendo varie istituzioni ed organizzazioni e guidando le azioni con l’obiettivo di creare un efficace tutela delle vittime di violenza.
“Con l’approvazione di questi documenti stiamo certificando la costruzione di un processo partecipato a cui hanno contribuito tutti i soggetti che fanno parte a vario titolo della Rete antiviolenza territoriale: i Centri antiviolenza, le Case di Accoglienza, i Centri per Uomini Autori o potenziali Autori di Violenza di genere, i servizi sanitari e socio sanitari delle Asl, i servizi sociali dei Comuni, i servizi giudiziari, di ordine e sicurezza pubblica del territorio”, spiega l’assessore della sanità Bartolazzi. “Attraverso i vademecum e le procedure si definiscono nel dettaglio le misure di sostegno per la presa in carico delle donne vittime di violenza e dei loro familiari, d’altro canto si struttura il sistema di accompagnamento e rieducazione degli uomini autori di violenza”, specifica ancora l’assessore della sanità.
Da quando nel 2007 sono stati istituiti i Centri antiviolenza e le case di accoglienza, la Sardegna non ha mai smesso di investire risorse per il contrasto alla violenza di genere. Bartolazzi afferma a tal proposito “Ogni anno vengono stanziati sei milioni di euro di cui due di fonte statale, che vengono utilizzati per il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza, per la ripartizione tra i PLUS delle somme destinate al reddito di libertà e per le azioni di prevenzione, comunicazione, rafforzamento della rete. Oltre a queste risorse, oltre quattro milioni di euro sono stati destinati, con fondi FESR, per la realizzazione di case rifugio”.