CAGLIARI. Quali veleni? "Nessun rischio ambientale e sanitario riconducibile all'attività della Fluorsid". Lo sottoscrivono senza eccezioni tutti i partecipanti al tavolo tecnico sull'industria di Macchiareddu che si è tenuto lo scorso 8 agosto nella sede dell'assessorato regionale alla Sanità: dal padrone di casa, il direttore generale Giuseppe Sechi, ai rappresentanti dell'Istituto Zooprofilattico (Izs) passando per l'Arpas, l'Asl e l'assessorato all'Ambiente. La ricostruzione delle analisi e dei monitoraggi, passati e recenti, è tutta nel verbale dell'incontro (non ancora reso pubblico e non spedito ai Comuni interessati). Il quadro che emerge è (quasi) idilliaco. Sembra contrastare con l'inferno emerso dall'inchiesta della Procura che a maggio ha portato a sette arresti tra i vertici Fluorsid. Dal documento, certo, emerge la necessità di monitorare le discariche abusive con i materiali tossici seppelliti di nascosto, scoperte dalla Forestale. Ma per il resto è tutto a posto. E per tutto s'intende salute delle persone, aria, acqua e terreni. Solo che, leggendo, emergono altri particolari. Tipo: nessuno ha mai fatto i controlli sul fluoro. E si parla della Fluorsid.
Il fluoro è cancerogeno per l'uomo? Assolutamente no, parola dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). E comunque - spiega l'Osservatorio epidemiologico regionale dopo aver visionato le schede di dimissione ospedaliera relative al quindicennio 2001-2016 - nessuno tra gli abitanti di Elmas, Assemini, Uta e Capoterra ricoverati negli ospedali sardi ha mai avuto problemi di fluorosi dentale. Solo una bambina, peraltro neanche residente in Sardegna.
La Procura scrive che le pecore di Macchiareddu morivano di fluorite? Un caso isolato, pare. Il Servizio Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche (Siapz) ha fatto controlli sugli allevamenti della zona dal 2012 al 2016 e non ha mai trovato nulla. Soltanto una volta, nel marzo 2014, davanti all'insistenza di un allevatore della zona industriale che lamentava come le sue pecore fossero nate con malformazioni per colpa della vicinanza di Fluorsid, nel corso di alcune verifiche era emerso come quattro, ma soltanto quattro, capi presentavano effettivamente alterazioni ai denti e alle ossa mascellari. Però dalle analisi dell'Izs non era emerso assolutamente nulla di irregolare. Anche perché le analisi sul fluoro nel latte non erano previste dal Piano nazionale residui. E mancava qualsiasi indicazione dei limiti massimi previsti dalla legge.
Fluorsid avrebbe versato fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla? Tutto da verificare, e comunque dalle analisi compiute tra 2012 e 2016 dal Servizio degli alimenti di origine animale (Siao) sulle cozze della laguna non è mai stata rilevata nessuna irregolarità sui parametri chimici: cadmio, piombo, mercurio, tutto a posto. Il fluoro? Quello non rientrava tra i parametri previsti dalla legge. Anche l'Arpas rassicura: in nessuna delle 24 stazioni della laguna di Santa Gilla è stata registrata - dopo la campionatura effettuata a maggio - una presenza anomala di fluoruri nelle acque e nei sedimenti. Certo, non ci sono dati storici con cui confrontare questi risultati perché i floruri non sono inclusi nella direttiva comunitaria de 2006, ma tant'è.
E per le acque sotterranee? Nessun inquinamento da floruri tra 2011 e oggi. Anzi: proprio nella zona della Fluorsid la situazione è addirittura migliorata. Se di valori fuori norma in quella zona si può parlare, sarebbe per colpa della Syndial, che negli ultimi anni ha fatto registrare incrementi nella concentrazione di tricloroetilene, uno dei più rappresentativi inquinanti organici.
Il pm Marco Cocco e gli investigatori della Forestale sostengono che nelle acque industriali utilizzate nel ciclo produttivo di Fluorsid e disperse nell'ambiente con cannoni e idranti ci fosse una concentrazione di arsenico fino a 140 volte oltre i limiti di legge? Il Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione (Sian) - che ha svolto analisi sull'approvvigionamento idrico dell'agglomerato industriale di Macchiareddu - è arrivato a risultati diversi. Né il potabilizzatore del Tecnocasic - che dalla azienda di proprietà di Tommaso Giulini dista 500 metri - né lo stabilimento della Heineken due chilometri più in là hanno i valori sballati. E comunque, anche se fosse, non risultano in zona aziende agricole che abbiano dichiarato di essere produttori primari o venditori di prodotti della terra: quindi, nessun pericolo per vegetali e verdure.
Diversi residenti della zona sono stati costretti a trasferirsi perché di notte non riuscivano a respirare a causa delle polveri di Fluorsid? Nessuna delle centraline piazzate dalla Regione per monitorare la qualità dell'aria tra Assemini ed Elmas fa emergere irregolarità. Tantomeno quella mobile sistemata vicino la scuola primaria di via Asproni, in territorio asseminese : lì manca del tutto l'alimentazione elettrica per far funzionare le apparecchiature.
"In conclusione - si legge nel verbale dell'incontro - l'integrazione fra le informazioni sanitarie e ambientali non ha evidenziato finora profili di rischio riconducibili all'attività svolta da Fluorsid".