CAGLIARI. È uno sciopero partito dal basso quello annunciato dai gestori dei distributori di carburante in Sardegna: una protesta che dal 20 al 22 maggio, con i lucchetti alle pompe, rischia di mettere in crisi per tre giorni migliaia di automobilisti dell'Isola. Nessun sindacato alle spalle. Nessun rappresentante di categoria. I benzinai si sono organizzati in modo autonomo, utilizzando solo Whatsapp e Facebook. La loro richiesta? Potersi permettere di sostenere i costi di gestione delle pompe di benzina: in media i gestori guadagnano circa 2,5 centesimi al litro, loro ne chiedono 10.
Il ricavato sarebbe troppo esiguo per sostenere tutti i costi che il distributore richiede, dai dipendenti ai macchinari. Ed ecco la rivolta dei gestori. Una protesta che, secondo le statistiche, vedrà 320 stazioni di servizio su 380 chiudere per tre giorni, lasciando l'isola "a secco". Non faranno eccezione nemmeno i self-service: "Se un gestore decide di scioperare, stando a quanto riferito da alcuni gestori, si assicurerà di disattivare le centraline per il self.
L'organizzazione di questo sciopero soffrirebbe però proprio di una mancanza di coordinazione reale tra i partecipanti, alcuni non hanno nascosto alcune riserve: "È un mezzo pasticcio. Non sappiamo esattamente chi aderirà. Molti gestori non sono stati nemmeno contattati. Si capirà tutto all'ultimo momento".
Dubbi anche sulle statistiche: da parte degli organizzatori non viene nemmeno fornito il numero di stazioni di servizio nell'Isola. Qualcuno parla di 380, altri dicono 320, c'è chi arriva a 500. Perciò è impossibile stabilire con certezza quante chiuderanno. Nel dubbio, sabato e domenica è meglio fare il pieno: i primi tre giorni della settimana prossima potrebbero nascondere delle insidie.