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Legge elettorale, la Corte costituzionale boccia il referendum della Lega: inammissibile

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ROMA. Inammissibile, con un "quesito troppo manipolativo". La Corte costituzionale dice no al referendum sulla legge elettorale voluto dalla Lega, che chiedeva il passaggio al sistema  maggioritario puro. La consultazione era stata promossa da otto consigli regionali a trazione centrodestra - compreso quello della Sardegna - ma è andato a infrangersi contro il verdetto dei giudici della Consulta, emesso dopo otto ore di camera di consiglio. 

Furioso il leader del Carroccio Matteo Salvini:  "È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: pd e 5stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica".

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Ecco il passaggio clou del parere della Consulta: "Per garantire l’autoapplicatività della 'normativa di risulta' – richiesta dalla costante giurisprudenza costituzionale come condizione di ammissibilità dei referendum in materia elettorale - il quesito investiva anche la delega conferita al Governo con la legge n. 51/2019 per la ridefinizione dei collegi in attuazione della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. In attesa del deposito della sentenza entro il 10 febbraio, l’Ufficio stampa della Corte costituzionale fa sapere che a conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della normativa di risulta".