In Sardegna

"Liberi dentro per crescere fuori": l'opera di Manu Invisible al carcere di Uta

Scritte-ManuInvisible

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UTA. La Casa circondariale di Uta ha trasformato uno dei suoi spazi più delicati, la sala d'attesa destinata ai visitatori, Grazie all'intervento dello street artist Manu Invisible. Il luogo dove familiari e, in particolare, i figli minorenni attendono i controlli prima di incontrare i detenuti, ha assunto un volto nuovo, più accogliente e a ‘misura di bambino’. Lo spazio è stato presentato alla stampa questa mattina alla presenza di Pietro Borruto, direttore della Casa circondariale di Uta, Manu Invisible, Elenia Carrus, responsabile del progetto Liberi dentro per crescere fuori (e rappresentante della coop Elan, capofila) e Ugo Bressanello per Exmè & Affini.  

L'opera artistica è parte integrante di "Liberi dentro per crescere fuori", il progetto selezionato da “Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”. L'obiettivo primario è rendere l'ambiente della sala d'attesa più sereno e meno opprimente, specialmente per i minori che si apprestano a vivere l'incontro con un genitore recluso. L'arte diventa così uno strumento per offrire un'atmosfera più confortevole in un contesto, già di per sé, difficile. 

“Le diverse forme di arte consentono a ognuno di noi di esprime al meglio la nostra personalità. Questo avviene a maggior ragione con i più piccoli che in un ambiente colorato e accogliente, a dispetto del luogo in cui si trovano, hanno l'opportunità di riallacciare e fortificare il legame col genitore sottoposto a regime carcerario in questa fase transitoria che va dalla detenzione alla libertà. I progetti come questo molto importanti per l'attuazione del principio fondamentale della rieducazione” spiega il direttore dell'istituto penitenziario Pietro Borruto. 

L'intervento di Manu Invisible, curato dal partner Exmè & Affini Onlus, ha sovvertito l'assunto generale per cui tra le mura di un carcere vige la costrizione. Con la tecnica degli stencil ha creato una serie di messaggi che aprono, invece, alla concessione: concesse emozioni, concesso giocare in quest'area, concesse effusioni, concesso accarezzarsi, concesso mangiare, concedere il contatto. “Capovolgere il messaggio è l'essenza della street art e questo lavoro è pienamente coerente con ciò che porto avanti ormai da anni - chiarisce l'artista, che poi prosegue – l’uso del colore, in questo contesto, diventa una forma di gioia tangibile, un modo per infondere calore e speranza in un ambiente che altrimenti potrebbe risultare opprimente”.

“Questa attenzione minuziosa, questa cura nel creare un luogo accogliente e dignitoso per i più piccoli, è la più pura forma di rispetto verso di loro e verso le loro famiglie, riconoscendo il loro bisogno di normalità e serenità anche in circostanze difficili», sottolinea Ugo Bressanello per Exmé & Affini Onlus. L’intervento non è un gesto isolato, ma parte di un impegno più ampio nel contrastare la povertà educativa minorile e abbattere stigmi e pregiudizi legati alla detenzione: “Il progetto "Liberi dentro per crescere fuori" nasce con una visione più ampia e profonda: promuovere un sano processo di crescita e di integrazione sociale dei figli minori di genitori detenuti. L'iniziativa mira a potenziare il legame affettivo tra i bambini e i loro genitori, attraverso l'attivazione di un sistema integrato di interventi personalizzati e multidimensionali di supporto al nucleo familiare» conclude Elenia Carrus, responsabile di “Liberi dentro per crescere fuori” per conto della cooperativa Elan, capofila del progetto. 

Trasformando un ambiente anonimo e spesso carico di tensione in uno spazio di colori e forme, si offre un segnale concreto di attenzione e cura per i più piccoli che sono, spesso, le prime vittime delle conseguenze della detenzione di un genitore. 

"Liberi dentro per crescere fuori" è frutto della collaborazione tra diverse realtà del territorio: le cooperative sociali cagliaritane Elan (capofila), Exmè & Affini, Casa delle Stelle, Panta Rei Sardegna e Solidarietà Consorzio, insieme alla Casa circondariale di Uta, all'Ufficio di esecuzione penale esterna della Sardegna (UIEPE), al Comune di Cagliari e alle associazioni Prohairesis e Aragorn S.r.l.