In Sardegna

A rischio le Caretta caretta, Legambiente Sardegna: "Teniamo le spiegge libere da rumori e luci inutili"

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CAGLIARI. L’eccessiva illuminazione costiera mette a rischio la sopravvivenza delle tartarughe marine, in particolare la Caretta caretta, la specie più comune nel Mediterraneo. Lo evidenzia il progetto europeo Life Turtlenest, coordinato da Legambiente e cofinanziato dall’Unione Europea, che ha elaborato le Linee guida per la riduzione dell’inquinamento luminoso a tutela delle tartarughe. Il documento è rivolto a Comuni, enti pubblici e operatori turistici, per ridurre l’impatto delle luci artificiali nelle zone balneari.

L’inquinamento luminoso scoraggia le femmine a deporre le uova e disorienta i piccoli appena nati, spesso attratti dalla luce artificiale anziché dal riflesso naturale del mare. I danni non sono solo ecologici: secondo uno studio pubblicato da MDPI, la perdita di servizi ecosistemici legata all’inquinamento luminoso equivale a circa il 3% del PIL mondiale, ovvero 26 miliardi di euro l’anno in Italia.

Tra le misure proposte: illuminazione solo quando necessario, tonalità calde, schermature e direzione verso il basso, sensori di movimento, e spegnimento luci durante la chiusura di locali e strutture. Le linee guida integrano anche i criteri ambientali minimi previsti dalla normativa italiana.

Il progetto introduce anche l’uso di micro-trasmettitori satellitari su esemplari giovani, per identificare le aree di crescita e alimentazione nel Mediterraneo. “Non è solo ricerca: è futuro operativo per la tutela delle tartarughe marine”, spiega Stefano Di Marco di Legambiente. Per la lighting designer Chiara Carucci, curatrice del documento, “anche dopo il tramonto possiamo accogliere cittadini e visitatori rispettando gli ecosistemi. È una scelta vincente”. Le linee guida sono disponibili in formato digitale.

Il contrasto all’inquinamento luminoso, inoltre, fa parte degli impegni inseriti nel protocollo Comuni amici delle tartarughe, una serie di linee guida specifiche, formulate da Legambiente, finalizzate a ridurre le minacce e creare un ambiente più sicuro per la specie. In Italia oltre 100 i Protocolli già firmati dai Comuni in 14 regioni costiere, di cui 10 nella Regione Sardegna: San Teodoro, Domus de Maria, Baunei (tra l’altro premiati recentemente con le 5 Vele Legambiente e Touring Club), e poi Arzachena, Castelsardo, Sorso, Sant'Anna Arresi, La Maddalena, Badesi, Narbolia.
“L’adesione al protocollo fa parte di un approccio lungimirante alla gestione del territorio, nella consapevolezza che le misure rivolte alla tutela della biodiversità vanno anche a vantaggio della qualità dell’esperienza turistica -precisa Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna -. Tenere le spiagge libere da rumori e luci inutili, effettuare la raccolta manuale dei rifiuti, infrastrutturare in maniera leggera per consentire l’accessibilità e garantire la vitalità dei sistemi dunari sono azioni che difendono la naturalità degli ecosistemi, tratto distintivo delle coste sarde ed elemento cardine della loro forza attrattiva per un turismo sempre più sostenibile”.