In Sardegna

Drunkoressia per imitare le influencer: l'allarme tra le ragazzine

CAGLIARI. Apparire sempre più magre per seguire uno standard e le “rivali” sui social. Nuove generazioni, nuovi disturbi. Una si chiama drunkoressia, problema alimentare diffuso tra le ragazze: niente cibo, le calorie vengono assunte attraverso l’alcol. E poi ci sono i social. O, meglio, la loro percezione distorta. Le ragazze utilizzano sempre più filtri e ricorrono alla chirurgia pur di apparire perfette, nel "rispetto” dei canoni imposti dalle influencer. E essere magre diventa un must, che desta allarme tra gli specialisti.  Di questo e tutte le altre fasi evolutive della donna, insieme ai suoi stili di vita, si è parlato oggi al THotel di Cagliari nel corso di un convegno organizzato dal centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici correlati ad alcol e gap. “La drunkoressia non è ancora stata annoverata tra i disturbi come possono essere l’anoressia e la bulimia”, spiega Graziella Boi, direttrice del centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici correlati da alcol e gioco d’azzardo della ASL di Cagliari che ha organizzato il convegno, “ma constatiamo che è un tratto frequente tra i giovani”. Non ci sono ancora dati ma c’è uno studio dell’Università di Cagliari. “È emerso, attraverso una ricerca tra gli istituti superiori, che è presente in molti, ma tanto non pensavano che potesse rientrare in una patologia perché è ancora misconosciuta e più”. 

Altro problema sono i social, almeno per le ragazze. Almeno 8 ragazze su 10, se non tutte, sono ossessionate. “Appartenere a una tipologia di donna, magra, piacente, con piercing, tatuaggi, alla fine sta diventando uno status”, precisa la Boi, “e Il condizionamento, così come lo vediamo nel bere, si riscontra nell’aspetto fisico, tanto che noi vediamo ragazze che spesso sono simili tra loro. Sono degli allarmi che la nostra società deve saper cogliere”. Per questo, secondo la Boi, “è necessario entrare nelle scuole, parlarne e e fare in modo che i ragazzi ne possano parlare all’interno dei loro gruppi per fare in modo che si possa uscire dal gruppo perché la vera forza non sta nella chiusura ma nell’apertura”.