In Sardegna

Non solo Pirri, mozione per l'uso del sardo in altri nove comuni dell'Isola

bandiera-sarda

CAGLIARI. La mozione sull'uso del sardo nelle amministrazioni pubbliche, dopo Pirri, arriva in mezza Sardegna. Le regole sono tre: il Presidente del Consiglio comunale deve aprire ogni seduta in sardo, la Giunta comunale deve  pubblicare sull’albo pretorio istituzionale le delibere della Giunta e del Consiglio anche in lingua sarda, e i lavoratori del Comune devono impegnarsi a utilizzare il sardo nelle relazioni con il pubblico e con i colleghi dell’ente locale. Queste le proposte contenute nella mozione di "Corona de Logu", l'assemblea degli amministratori locali indipendentisti di Sardegna, che, in occasione della giornata internazionale della lingua madre, ha lanciato l'iniziativa.

L'obiettivo è quello di "incentivare l’uso del sardo, nostra lingua madre, in tutti gli abitanti dell’isola, in ogni occasione, e in primo luogo proprio nelle amministrazioni pubbliche, che svolgono un ruolo di guida per le proprie comunità". 

L'anno scorso la stessa mozione era già stata discussa nei Consigli Comunali di Bauladu, Gairo, Macomer, Mogoro, Oristano, Pabillonis, Samugheo, Sant'Antioco, Siano di Montiferro, Serramanna, Serrenti, Simala, Simaxis, Terralba, Ussaramanna e Villanovaforru. 

Ora arriva anche nei Comuni di Borore, Mamoiada, Pattada, Pirri (Municipalità), Ploaghe, Ruinas, Sant'Anna Arresi, Santu Lussurgiu, Silanus e Tula.