QUARTUCCIU. Candele accese, luci cangianti, suoni profondi che vibrano nell’aria: la seconda edizione di Umbras – Suoni dalla Sardegna oscura si è aperta così, con un’atmosfera sospesa tra sogno e inquietudine, nella suggestiva cornice della Cueva Rock di Quartucciu.
Vengo accolto con un sorriso da Giacomo Pisano e Francesca Mulas Fiori, organizzatori dell’evento. Intorno a noi, il pubblico prende posto mentre i gruppi si alternano nelle prove: vibrazioni ritmiche, voci riverberate, candele accese davanti al palco. Accanto a me, i Memory of Sho mi raccontano l’origine del loro nome — misteriosa e onirica, come la loro musica.
La serata si apre con le poesie di Alice Scano, accompagnate da suoni melodici ed evocativi. Una voce chiara e ferma che, insieme all’accompagnamento sonoro, prepara il terreno per il viaggio introspettivo del festival.
A rompere il silenzio sono i Brigata Stirner, duo cagliaritano nato nel 2006 e composto da Roberto Belli e Arnaldo Pontis. Le loro performance sono qualcosa di unico: un intreccio di poesia recitata, noise industriale, immagini video e filosofia libertaria. Tra i momenti più intensi, un brano ispirato a David Lynch, costruito su un ticchettio inesorabile e suoni profondi, con video in sottofondo tratti da “Twin Peaks – The Return”, che trascinano l’ascoltatore in un crescendo che non esplode, ma si spezza, lasciando un senso di sospensione. Di forte impatto anche i brani dedicati a Gaza, con frammenti in lingua palestinese poi tradotti: politica, denuncia e sperimentazione si fondono in una formula potente.
È poi il turno dei Memory of Sho, progetto ambient-folk composto da Sara Cappai e Gianmarco Cireddu. Le loro sonorità sembrano uscire da un sogno antico: chitarra suonata con l’archetto, tape loops, tastiere, sovrapposizioni vocali e rumori ambientali che scandiscono il tempo con un respiro lento, come di meditazione. Le influenze celtiche e sacre si intrecciano con un modulatore che richiama il sitar. Le loro composizioni sembrano un canto spirituale deformato dalla realtà: il suono si sovrappone alla voce come il rumore della guerra che sovrasta la preghiera di un popolo, fastidioso all’inizio, ma capace di trovare un senso profondo.
Tra un’esibizione e l’altra, intervalli sonori curati da Giacomo Pisano e l'esibizione affascinante della performer Silvia Skulls che muovendosi al suono incessante della musica tecno-tribale ha fatto roteare con maestria le sue bolas infuocate, ipnotizzando il pubblico con eleganza e precisione.
Chiudono la serata gli Instinct and Pain, trio di Ghilarza nato nel 2023 e composto da Luca Porcu, Alessandro Manca e Nicola Loi. La loro è - considerando i miei trascorsi - una proposta più diretta e fruibile: punk, alternative metal e dark si fondono in un sound energico, con batteria, chitarra e basso a tracciare linee sonore più dure ma perfettamente in sintonia con il clima dell’evento. In scaletta anche alcune cover, ben reinterpretate con un’identità definita.