foto Forestas
CAGLIARI. Un tempo c'era il verde, ora c'è il giallo, il marrone e un po' di arancio. Sembra una canzone di Celentano, quello ambientalista degli anni '70 e '80, e invece è quello che sta succedendo alla macchia mediterranea del sud Sardegna. Chi attraversa la ex 125 lo sa: magari lo vede e si interroga ogni giorno su questo curioso (e oggettivamente preoccupante) fenomeno. Qualcuno ha battezzato questo scolorimento il "male oscuro". Un nome accattivante, ma generalista, che si rifà agli antichi, quelli che non sapendo spiegare un determinato fenomeno lo attribuivano ad esseri superiori, divini. A loro discolpa, gli antichi, probabilmente non vantavano studiosi tra le loro tribù. Oggi qualcuno c'è.
LE CAUSE
Come spesso accade si cerca una causa scatenante, qualcosa che possa spiegare in modo univoco la condizione delle piante. Ma se invece di una singola causa ce ne fossero diverse? In questo caso almeno due secondo Forestas: la siccità (e forse il cambiamento climatico), e gli attacchi fungini. "La situazione è preoccupante", scrivono dall'agenzia regionale. "Lo è da diversi anni: emerge in modo importante anche "visivamente" nel Sarrabus-Gerrei, in Ogliastra, nell'area di Gutturumannu, e purtroppo anche nel Linas, in Gallura, e nel Mejlogu. Per non parlare dell’area del Supramonte e le sue leccete plurisecolari. Altrove si muove silente e sotto-traccia, ma è presente ovunque in Sardegna, come le cause - che sono climatiche. Più in generale: in tutti i versanti e gli ambiti boschivi rimasti in sofferenza dal punto di vista pluviometrico. Non è semplice fare qualcosa, e non è un problema di sola gestione forestale - un po' come è successo con il bostrico in Alto Adige e nel nord italia - la situazione è complicata".
Forestas aggiunge: "La siccità e quindi le minori piogge stagionali (piove meno, piove in periodi dell'anno sempre più concentrati) provocano secchezza e arsura dei terreni con (troppo) frequenti alte temperature fuori-media climatica per (troppo) lunghi periodi, che indeboliscono le piante mettendo a dura prova gli organismi vegetali nei nostri boschi - anche le più resistenti come le querce: soffrono portate oltre gli ordinari limiti di resilienza - e poi arriva la Phytophthora, che sfrutta queste situazioni per diffondersi".
UN MALE REVERSIBILE?
Giovanni Pischedda, divulgatore scientifico e naturalista, che per Youtg cura il programma "Tre minuti di natura", spiega: "Il fenomeno preoccupa, stiamo parlando di una terra, in particolare quella ogliastrina, che ha visto mesi di siccità. Le piante sono deboli e sono quindi più soggette agli attacchi esterni. Funghi, ma anche batteri e formiche, per fare tre esempi. Il fatto che si ingialliscano le foglie deriva dal fatto che la pianta è "in protezione", se così vogliamo dire. Senz'acqua la prima cosa che si sacrifca sono le foglie. Secondo me non stiamo parlando di un male irreversibile. Ci saranno dei danni di sicuro, ma non stiamo parlando di una battaglia già persa".
Gianluca Iiriti, esperto di botanica ambientale ed applicata, sul tema dichiara:"Parlare di mali oscuri non ha senso: le piante sono in forte crisi per la siccità. Le foglie che si seccano indicano un "riposo forzato" in quanto le piante riconoscono una situazione critica dovuta alla carenza idrica. Sud Sardegna e Gallura sono le più colpite, ma valutare i danni secondo me in questa fase non è possibile. Per quanto ne sappiamo, quando pioverà le piante potrebbero riprendersi, così come potremmo scoprire che alcune sono rimaste danneggiate e potrebbero non farcela. Una cosa dobbiamo capire però: fa parte dell'ordine naturale dell'ambiente mediterraneo. Questo fenomeno non è nemmeno nuovo, chi c'era si ricorderà che già prima del 2010 avevamo vissuto una situazione simile, più contenuta, ma simile. All'epoca le piante si erano riprese. Per ora dobbiamo monitorare ed evitare l'allarmismo".
- Maurizio Pilloni