CAGLIARI. Appena cinque ricoverati in terapia intensiva per Covid in tutta la Sardegna. Ottantasette, sette meno di ieri, i pazienti in ospedale con sintomi. Numeri in continuo calo, che certificano l'allentamento della pressione del virus sul sistema sanitario regionale. Eppure di "ritorno alla normalità" ancora non si parla. Meglio: il tema è trattato, anche durante riunioni tra vertici dell'Ats e dei vari presidi, ma l'attuazione delle soluzioni è ancora lontana nel tempo. A Cagliari restano chiusi i pronto soccorso di Santissima Trinità e Marino. Per una platea di circa 500mila residenti sono operativi solo quelli del Policlinico e del Brotzu.
La conseguenze più immediata, e diretta, sono le lunghe attese per i pazienti e il lavoro senza soluzione di continuità per medici, infermieri e Oss. Gli organici sono rimasti gli stessi, gli accessi si sono moltiplicati. Come le ore in fila. L'altro effetto è il sovraccarico per i reparti nei quali si rendono necessari i ricoveri dopo il primo filtro: i reparti ei Medicina, dove vengono trasferiti molti anziani, sono in sofferenza e i posti letto iniziano a scarseggiare. Anche lì gli organici sono sempre gli stessi.
Prospettive? La riapertura del Marino, secondo quanto trapela, nonostante gli annunci non è nemmeno in agenda. E di quella del Santissima Trinità, trasformato in fortino Covid, non si parla prima di alcune settimane. Un appello per la riapertura arriva anche dalla Cgil, per bocca del segretario della Funzione pubblica, Nicola Cabras.