CAGLIARI. Un’associazione ben oliata, con membri esperti e ruoli organizzati, con la droga (cocaina ed eroina) che partiva dall’Albania per la Lombardia, per poi arrivare a Cagliari per rifornire il mercato cittadino. La squadra Mobile di Cagliari ha eseguito nelle ultime ore sei arresti in un’operazione antidroga chiamata “Gran Turismo” (come la parola d’ordine usata dai corrieri per confermare la consegna). In manette sono finiti i fratelli arzanesi Luca Arzu, 44 anni (già detenuto a Uta) e Pino Arzu, 59 anni, i calabresi Giovanni Arena, 42 anni (detenuto nel carcere di Alghero) e Giovanni Bretti, 40 anni, l’albanese Armando Ndoja, 54 anni e il pescatore cagliaritano Massimiliano Coiana, 42 anni.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dal dirigente Marco Basile e dalla prima sezione diretta da Davide Carboni, la struttura dell’associazione era piramidale: i promotori erano gli Arzu, che finanziavano l’acquisto della droga, insieme ad Arena che faceva da collegamento con gli albanesi per procurare la droga, mentre Coiana era il factotum degli arzanesi sulla piazza cagliaritana. Gli albanesi, di cui è stato arrestato solo Ndoja (con altre tre persone ancora ricercate dall’Interpol), gestivano e sceglievano i corrieri.
L’organizzazione aveva tre basi operative tra Arzana, San Vito e Arosio, in provincia di Como. Durante le indagini, durate diversi anni, sono stati documentati cinque viaggi tra il luglio e l’ottobre 2015, con 25 chili di droga importata. Nell’ultimo, del 24 ottobre, vennero arrestati a Muravera Arena e due corrieri, l’albanese Eklad Pjetri e il lituano Raimondas Jasevicius, con il sequestro di 6 chili di cocaina.
“La banda non comunicava con utenze cellulari tradizionali, ma quelle usa e getta - ha spiegato Carboni, sottolineando il difficile lavoro dei poliziotti - e i corrieri non conoscevano in anticipo l’acquirente, con cui si rapportavano all’ultimo con la parola d’ordine “Gran turismo”. Le auto su cui viaggiavano, trasportando una media di circa 300 mila euro a carico, avevano vani interni in cui veniva nascosta la droga. Non c’erano possibilità di contrattazione, perché il carico veniva deciso al momento, in base alla disponibilità e alle caratteristiche delle auto. “Uno degli aspetti interessanti dell’indagine è la conferma di un asse Cagliari-Nuoro per l’importazione continua di droga nell’isola - commenta Basile - con un’organizzazione ben congegnata, per evitare fughe di informazioni tra loro. Spesso le persone non si conoscevano tra loro, per quello usavano la parola d’ordine”.