CAGLIARI. “La sentenza n.184 della Corte costituzionale non cancella né boccia la legge sarda sulle aree idonee, ma la mette in discussione in quattro punti, anche sulla base di pronunciamenti e norme nazionali posteriori all'approvazione della legge regionale. La struttura della norma dunque rimane, nonostante le evoluzioni della disciplina nazionale in materia nel tempo”. A mettere i puntini sulle "i" è l’assessore degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica, Francesco Spanedda, che annuncia di voler "fare chiarezza" sulla decisione della Corte costituzionale sul ricorso del Governo.
“Restano pienamente efficaci - sottolinea Spanedda - gli articoli centrali della legge e tutti gli allegati tecnici, che definiscono aree idonee (all'interno delle quali possono essere applicate le procedure semplificate) e non idonee, criteri urbanistici, paesaggistici e territoriali. La Sardegna continua ad avere uno strumento di governo, non un vuoto normativo”.
La legge regionale n.20 nasce per tenere insieme transizione energetica e tutela del paesaggio, nel rispetto dello Statuto speciale e dell’articolo 9 della Costituzione.
La Corte ha eliminato i divieti automatici nelle aree non idonee. “Questo non significa via libera indiscriminato - chiarisce l’assessore - ma la Corte afferma che in quelle aree gli impianti affronteranno procedure con "istruttoria rafforzata" e controlli più severi, senza alcuna semplificazione procedurale. Semplicemente si passa da una condizione di divieto generale alla verifica di condizioni puntuali, progetto per progetto. La Corte fa capire chiaramente che non ci sono automatismi nell'approvazione”.
Salvaguardati inoltre i titoli già rilasciati prima della legge regionale 20, a tutela del principio di certezza del diritto, ma non quelli il cui procedimento è stato avviato e non ancora concluso, per i quali si applica la norma vigente e le istruttorie. La sentenza non comporta quindi un lasciapassare per i progetti finora presentati.
Sull’off-shore viene ribadito che la competenza è statale, ma la Regione ribadisce l'intenzione di far valere la sua voce.
“Abbiamo negato l’intesa a piani improvvisati e continueremo a farlo. Il mare della Sardegna non è uno spazio vuoto né una riserva energetica da occupare senza analisi e senza confronto”, aggiunge l'assessore.
Via i limiti più rigidi su revamping e repowering. “La massima diffusione delle rinnovabili è un obiettivo europeo, ma anche qui va contemperata con la necessità di provvedere ad un'istruttoria adeguata nelle aree non idonee: più valutazioni, non automatismi”.
Per quanto concerne Comuni e partecipazione: viene annullata la procedura d'intesa prevista dall’articolo 3. “Prendiamo atto della sentenza - prosegue l’assessore - ma rivendichiamo una scelta politica chiara: più ruolo ai Comuni, più trasparenza, più partecipazione, senza mai sostituirci alle autorizzazioni statali. Bisogna ricordare che moltissimi impianti realizzati nel Nord dell'Europa e portati oggi ad esempio da chi si oppone alla regolamentazione delle rinnovabili sono stati realizzati a seguito di dibattiti pubblici e del confronto con le comunità”.
“Per anni la Regione è rimasta silente. Dal 2024 abbiamo deciso di far valere le nostre ragioni in tutte le sedi istituzionali. La transizione energetica non è una resa del territorio: si governa, non si subisce”, conclude Spanedda.















