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CAGLIARI. Nel 2024 un italiano su 10 ha dichiarato di aver rinunciato a visite o terapie a causa delle liste d'attesa eccessive e dei costi troppo elevati. E in Sardegna il tasso è il più alto d'Italia: quasi un sardo su cinque (il 17,2%) ha rinunciato a visite o accertamenti. È un sistema sanitario in grave difficoltà quello emerso durante l’audizione sulla Legge di Bilancio 2026 del presidente dell'Istat Francesco Maria Chelli.
Dati che di recente erano stati confermati anche dal Rapporto Gimbe sullo stato del servizio sanitario nazionale: lo scorso anno le rinunce alle prestazioni mediche per tempi d’attesa troppo lunghi sono aumentate del 51% rispetto all’anno precedente. In 11 regioni, tra cui Lazio, Lombardia, Puglia e Sardegna, la quota di cittadini che ha rinunciato a curarsi supera la media nazionale del 9,9%.
Le rinunce colpiscono in particolare adulti tra 45 e 64 anni (8,3%) e anziani oltre i 65 (9,1%). Il fenomeno riguarda soprattutto il 7,7% delle donne, con picchi del 9,4% nella fascia di mezza età.
In Sardegna è stato avviato il progetto operativo per riorganizzare il Cup regionale, il sistema di prenotazione delle visite: l’obiettivo, nella teoria, è quello di migliorare la gestione delle disdette e ridurre i cosiddetti “no-show”, le mancate presentazioni alle visite, senza preavviso, attraverso sistemi di recall automatizzati e manuali, ad esempio. Entro l’anno in corso le aziende sanitarie regionali dovrebbero attuare gli indirizzi e le disposizioni contenute nel progetto operativo.














