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CAGLIARI. La Sardegna è la regione italiana con la percentuale maggiore di rinunce alle prestazioni sanitarie ed è anche tra le regioni inadempienti per i livelli essenziali di assistenza (Lea). È la fotografia di un'Isola in sofferenza quella che emerge dall'ultimo rapporto della Fondazione Gimbe sulla sanità in Italia, che racconta una lenta agonia del servizio sanitario nazionale a favore del privato.
In Sardegna il 17,2% dei cittadini, secondo i dati Istat del 2024, ha rinunciato alle cure: si parla quindi di oltre 270mila persone. Il numero più alto tra tutte le regioni.
Il 2023 certifica un’Italia spaccata: solo 13 Regioni rispettano i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), prestazioni e servizi da garantire a tutti i cittadini gratuitamente o previo pagamento di un ticket. E l'Isola è nella parte bassa della classifica, quella "rossa".
"Siamo testimoni di un lento ma inesorabile smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, che spiana inevitabilmente la strada a interessi privati di ogni forma", dice Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che ha aperto oggi la presentazione dell'ottavo rapporto sul Ssn nella sala della Regina della Camera dei Deputati. "Continuare a distogliere lo sguardo significa condannare milioni di persone a rinunciare non solo alle cure, ma a un diritto fondamentale: quello alla salute. Da anni i Governi, di ogni colore politico, promettono di difendere il Servizio Sanitario Nazionale, ma nessuno ha mai avuto la visione e la determinazione necessarie per rilanciarlo con adeguate risorse e riforme strutturali. Le drammatiche conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento delle disuguaglianze, famiglie schiacciate da spese insostenibili, cittadini costretti a rinunciare a prestazioni sanitarie, personale sempre più demotivato che abbandona la sanità pubblica. È la lenta agonia di un bene comune che rischia di trasformarsi in un privilegio per pochi".
Spesa sanitaria: il peso sulle famiglie e le rinunce alle cure. Secondo i dati Istat, la spesa sanitaria per il 2024 ammonta a 185,12 miliardi, € 137,46 miliardi di spesa pubblica (74,3%) e € 47,66 miliardi di spesa privata di cui € 41,3 miliardi (22,3%) pagati direttamente dalle famiglie (out of pocket) e € 6,36 miliardi (3,4%) da fondi sanitari e assicurazioni. Complessivamente l’86,7% della spesa privata grava direttamente sui cittadini, mentre solo il 13,3% è intermediata. "La spesa delle famiglie – spiega Cartabellotta – viene inoltre “arginata” da fenomeni che riducono l’equità dell’accesso e peggiorano le condizioni di salute: limitazione delle spese per la salute, indisponibilità economica temporanea e, soprattutto, rinuncia alle prestazioni sanitarie".
Un fenomeno esploso nel 2024 quando ha coinvolto 1 italiano su 10 (oltre 5,8 milioni di persone), ossia il 9,9% della popolazione, con marcate differenze regionali: dal 5,3% della Provincia autonoma di Bolzano al 17,7% della Sardegna. Il quadro è destinato a peggiorare, complice l’aumento della povertà assoluta che nel 2023 ha colpito 2,2 milioni di famiglie (8,4%).