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CAGLIARI. Associazioni, sindacati e politici si stanno mobilitando in queste ore, indignati dalla notizia dell'arrivo di 92 detenuti al 41bis nel carcere di Uta, già sovraffollato. Le parole di Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, arrivano a poche ore dalla presa di posizione, dura, contro il governo della presidente della Regione Alessandra Todde. “Davanti alla protervia che impone nell’isola 200 detenuti al 41bis e 600 dell’alta sicurezza", dice Caligaris in una nota, "l’intera classe politica deve levare gli scudi e respingere il progetto della Sardegna colonia penitenziaria d’Italia”.La presidente dell'associazione aveva più volte lanciato l'allarme e richiamato i rischi derivanti dalla concentrazione di detenuti nel regime di massima sicurezza nell’Isola.
“Negli ultimi 20 anni, da quando è partito il cosiddetto “Piano Carceri”, voluto dall’allora Ministro Castelli, è stata letteralmente stravolta – evidenzia Caligaris – la tipologia della detenzione nell’isola con la costruzione degli Istituti di Sassari-Bancali e Cagliari-Uta dove convivono persone in regime di alta sicurezza e 41 bis e le carceri di Oristano-Massama e Tempio-Nuchis destinate entrambe all’alta Sicurezza. Senza dimenticare “Badu ‘e Carros” che accoglie anch’esso qualche ristretto al 41bis. L’intero sistema che conta anche 550 detenuti stranieri è in forte difficoltà”.
“Proseguire su questa strada senza neppure sentire la massima istituzione regionale, come ha sottolineato la Presidente Todde significa – osserva ancora la presidente di Sdr – non solo esporre l’isola ai rischi della malavita organizzata ma compromettere gli equilibri di una terra che ha nel turismo e nell’immagine di un luogo di vacanza la sua forza attrattiva. Se poi a tutto questo si aggiunge che il personale penitenziario della sicurezza, soprattutto a Uta, è scarso e non è possibile garantire le attività trattamentali il quadro si complica ulteriormente”.
Preoccupazione anche dal segretario provinciale della Fials Paolo Cugliara: "Il carcere di Uta già presenta un affollamento sovrannumerario di circa 100 detenuti: si stima che per rendere idonea la struttura individuata siano necessarie somme ingenti, totalmente a carico della Regione Sardegna, somme che verrebbero sottratte alla nostra sanità, così come il personale medico e infermieristico, condizione che impoverirebbe ulteriormente gli organici dei reparti già in crisi". Cugliara lancia l'appello a Todde e all'assessore alla Sanità Armando Bartolazzi: "Chiediamo un intervento che rivendichi le speciali condizioni di autonomia previste per la nostra Regione, condizioni che dovrebbero garantire maggior tutele e non aumentare costi e disagi in ambito sanitario e penitenziario. A tutela dei lavoratori, dei pazienti e della popolazione, non permettete tutto questo".