L'INCHIESTA. I fanghi acidi finivano dritti dentro la laguna di Santa Gilla. Così è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare emessa questa mattina nei confronti dei vertici della Fluorsid e di titolari e dipendenti di una società di stoccaggio degli scarti. E non si è trattato di episodi isolati, secondo gli inquirenti, ma "la conseguenza di una gestione imprenditoriale il cui obiettivo era quello di massimizzare il profitto (...). I vertici di Fluorsid si assumevano consapevolmente il rischio di conferire all'impianto consortile (della zona industriale di Macchiareddu, ndr), e da qui alla laguna, le acque reflue industriali senza adeguato trattamento. E Santa Gilla è un'area protetta, scrive il Gip. Il 12 gennaio 2016 una colata di fanghi "aventi un'alta concentrazione di particelle solide non trattate (....) aveva invaso la laguna", si legge nell'ordinanza. All'inizio, stando alle indagini della Forestale, l'evento era stato imputato a una breve fase di "fuori servizio" dell'impianto di trattamento delle acque interno della Fluorsid. "Una menzogna", per gli inquirenti: in azienda si erano accorti del blocco da giorni senza "adottare alcun provvedimento o cautela". La segnalazione di una tirocinante, che lavorava in azienda, non aveva fatto correre ai ripari i vertici della società. Era arrivata anche una segnalazione del Tecnocasic, perché i livelli d'inquinante registrati erano preoccupanti. I responsabili dei vari settori della sicurezza dell'industria di Macchiareddu sapevano. Ma uno di loro, che spiega alla moglie la pericolosa situazione, "si lamenta dei bassi stipendi, a fronte del portiere del Cagliari che vede girare in Ferrari".
Dai rilievi degli inquirenti sarebbe emersa anche la presenza di un tubo, slegato dagli impianti del Cacip, nel quale passavano sostanze dagli "effetti devastanti per l'ambiente".
Ma fanghi acidi, se si legge l'ordinanza, pare venissero interrati in molti punti. Una residente della zona aveva segnalato, una notte del settembre del 2015, un via vai di camion con la scritta Fluorsid vicino a casa sua: sosteneva che "acidi venivano messi dentro buche praticate sul terreno" e dichiarava "di aver percepito dalla propria abitazione odori forti e fastidiosi". I casi di interramenti di sostanze acide sono continui e tutti riportati dall'ordinanza, corredata da numerose intercettazioni. "Li hanno scaricati lì, nella strada...", dice uno dei protagonisti della vicenda, "...e avevamo fango fino alle ginocchia. No faceva nemmeno a camminare".
LA PERDITA DI CLORURO E QUEI VIDEO DA FAR SPARIRE
A gennaio del 2016 la Rsu Barbara Melis mostra a Sandro Cossu (direttore del settore sicurezza ambientale di Fluorsid) un video: si vede una perdita di cloruro, "sostanza avente tossicità elevata", scrivono gli inquirenti. Vuole mostrarlo al direttore. Ma Cossu "l'avrebbe diffidata perché sarebbe finita per lei e per la Fluorsid". Il direttore dello stabilimento, Michele Lavanga, venuto a sapere dell'esistenza di quel video, ha urlato "Mi fate la santa cortesia di far sparire video, foto e quant'altro riguardi la Fluorsid, perché se questa roba va in giro io vi inc..o".