CAGLIARI. I pescatori sono pronti a chiedere il risarcimento dei danni causati dalla maxi esercitazione Mare Aperto 2017, che con le sue 20 navi da guerra ha già invaso il porto di Cagliari. Federcoopesca Confcooperative, Agci Agrital pesca e Associazione Armatori pescherecci Sardi, sono arrabbiate e spiazzate dal blocco delle loro attività imposto per 15 giorni, anche in zone esterne - come Costa Rei - a quelle normalmente limitate dalla ragion di Stato, a causa dei giganteschi giochi di guerra che andranno in scena da domani nel mare della Sardegna. “Le prime vittime sono i pescatori sardi. Come sempre a farne le spese sono le imprese, lasciate sole al loro destino da chi dovrebbe invece tutelarle. Dopo le restrizioni militari imposte in tutto il mare sardo alle imprese di pesca e senza neppure poter contare sugli indennizzi, ora arriva la mazzata decisa dallo Stato”.
Sono tempi e modi a far imbestialire le associazioni di categoria:“Quindici giorni di sosta forzata” prosegue una nota congiunta, “hanno l’effetto di uno schiaffo a tutti pescatori del sud Sardegna, ma è un sopruso che si può ripetere anche a tutto il resto delle marinerie. Infatti, come oggi è toccato ai pescatori che operano da Pula a Costa Rei, quindi fuori dai poligoni già oggetto di interdizione, domani si potrà replicare la stessa imposizione anche in altre zone finora libere da vincoli militari. Senza che nessuno si possa opporre o almeno concordare una sorta di risarcimento”.
Nessuno aveva comunicato niente – forse proprio per evitare polemiche e strumentalizzazioni, e gli uomini del mare avrebbero dovuto sapere che devono rimanere fermi consultando gli albi delle Capitanerie. “Nell’epoca in cui l’informazione è diventata fondamentale sarebbe stato opportuno utilizzare ogni mezzo di comunicazione per avvisare i pescatori attraverso i giornali, le tv e i social, invece che abbandonarli a se stessi e trincerarsi dietro il solito paravento de ‘la legge non ammette ignoranza. Ci aspettiamo che la Regione condivida le argomentazioni dei pescatori sardi, già allo stremo per la crisi esistente, compresi i ritardi degli indennizzi e delle restrizioni già in atto, sostenendo con forza le ragioni del comparto. Come associazioni di categoria pesca, ci mobiliteremo per capire se ci sarà la possibilità di opporsi legalmente ad eventuali repliche di questo brutto film e per indennizzare le marinerie del sud Sardegna per i danni subiti da questi 15 giorni di incomprensibile e ingiustificata limitazione del diritto al lavoro per i pescatori”.