CAGLIARI. Per il giudice sportivo è tutto a posto. Anzi, ha sbagliato Muntari, che si è beccato una giornata di squalifica per aver lasciato il campo furente perché l’arbitro non ha fermato la partita contro il Cagliari di domenica. Anche se per l’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Zeid Ra'ad al-Hussein, il giocatore ghanese del Pescara è stato un’ispirazione per tutti noi sul tema dei diritti umani”. Era un brutto episodio di razzismo, purtroppo simile ad altri, quello avvenuto al Sant’Elia. È diventato un caso internazionale. Con un ulteriore strascico polemico, tra il presidente Tommaso Giulini e il giornalista di Repubblica Gianni Mura, autore di un duro editoriale. Il presidente rossoblù ha replicato con una lettera. Il senso è: caro Mura, hai esagerato, qui non siamo razzisti.
IL FATTO. Ma in questa vicenda serve fare un po’ d’ordine. Il fatto, innanzitutto. La partita è agli sgoccioli. Tutti vedono Muntari che si lamenta con l’arbitro. I toni sono accesi. Dagli spalti son piovuti insulti razzisti verso di lui, il ghanese chiede di sospendere la partita. Il signor Minelli si rifiuta e il centrocampista del Pescara lascia il campo prima del fischio finale. Quello che è successo, nel dettaglio, viene raccontato dallo stesso giocatore nel video.
L'ONU. Di quanto successo a Cagliari si parla in tutte le trasmissioni sportive e nelle radio. Interviene anche l’alto commissario per i diritti umani, che chiede alla FIFA di prestare maggiore attenzione al persistente problema del razzismo nelle partite di calcio. E aggiunge: “Il razzismo e le espressioni di fanatismo non devono essere tollerate nei grandi eventi sportivi". Sembra quasi che a Muntari debba essere assegnato un premio fair-play. Invece no.
LA SQUALIFICA. Perché oggi arriva il verdetto del giudice sportivo. I cori razzisti erano “deprecabili”, ma si sono sentiti solo perché al Sant’Elia non c’erano gli Sconvolts a cantare dalla Curva nord. In più sono “stati intonati da un numero approssimativo di soli dieci sostenitori e dunque meno dell’1 per cento del numero degli occupanti del settore (circa duemila)”. Quindi “non integrano il presupposto della dimensione minima che insieme a quello della percezione reale è alla base della punibilità dei comportamenti in questione”. Il Cagliari si salva. Cagliari, forse, un po’ meno.
IL PRESIDENTE. Tanto che in difesa della rispettabilità della città deve scendere il presidente Giulini. Ecco la lettera che ha inviato a Gianni Mura, famosa penna di Repubblica, in risposta a un suo editoriale:
Gentile Dott. Mura,
A seguito del Suo editoriale pubblicato il 1° maggio da La Repubblica, data l’importanza della Sua firma e della testata giornalistica in cui scrive, mi corre l’obbligo precisare alcune circostanze, per quanto la mia estrazione imprenditoriale mi abbia sempre portato a preferire i fatti alle parole. Questo mio intervento lo devo però a Cagliari, a tutti i nostri tifosi e ai Quattro Mori, simbolo con il colore della pelle di Muntari nella bandiera.
Il Cagliari Calcio vanta una storia e una tradizione che lo mettono al riparo da qualsiasi accusa di razzismo. Basterà ricordare che il secondo giocatore per numero di presenze con la maglia rossoblù in Serie A è il grande Claudio Olinto de Carvalho “Nenè”, che Lei ricorderà sicuramente per talento calcistico e qualità umane; e che la coppia di attaccanti durante la fantastica cavalcata nella Coppa UEFA del 1993-94 fosse composta da due giocatori di colore, Luis Oliveira e Julio Cesar Dely Valdes. Anche la rosa di oggi presenta diversi elementi provenienti da scuole calcistiche di diversi Paesi.
Nei miei tre anni di presidenza ho voluto che la società fosse attiva in tutta una serie di iniziative per diffondere la cultura di un tifo corretto, i sani principi sportivi, la lotta a qualsiasi forma di razzismo. Proprio lo scorso 20 marzo, in occasione della giornata “Un calcio contro l’intolleranza”, iniziativa promossa con Regione Sardegna e Figc, il Club ha aperto le porte del Centro Sportivo di Assemini a 128 migranti coinvolti in un torneo di calcio con la supervisione dei nostri tecnici. Già l’anno scorso il Cagliari aveva ospitato un gruppo di migranti durante le partite casalinghe ed una iniziativa analoga è già stata pianificata in occasione della prossima gara interna contro l’Empoli.
Posso poi citare i progetti “Scuola di Tifo” e “Io Tifo Positivo”, in cui si insegna ai bambini il rispetto reciproco, il fair play, i valori dello sport e a sostenere la propria squadra del cuore, non a tifare contro gli avversari. Abbiamo istituito la Cagliari Football Academy con 40 società affiliate in Sardegna e nella penisola, che ho fortemente voluto così da favorire la crescita tecnica e umana dei piccoli calciatori; i Village con giochi e animazione fuori dallo stadio, i camp estivi. Supportiamo, inoltre, iniziative speciali come la “Coppa Quartieri”, in cui i ragazzi che vivono una quotidianità disagiata possono trovare nello sport gioia e svago. Nelle nostre attività coinvolgiamo ogni anno circa 10.000 bambini.
La società si è sempre adoperata, inoltre, per garantire una continuità di promozioni su abbonamenti e biglietti per i più piccoli e per le famiglie, così da avvicinare questo tipo di pubblico allo stadio. In occasione di Cagliari-Lazio, per esempio, l’iniziativa promossa per la Festa dei papà ha raccolto migliaia di adesioni. Mi fa anche piacere ricordare come lo scorso anno il Cagliari sia stato insignito dalla Lega del premio “Rispetto - Fair Play” per avere avuto la tifoseria più corretta di tutta la Serie B.
Tornando all’episodio di domenica pomeriggio, trovo peraltro ingiusto il tiro a bersaglio esercitato da più parti verso l’arbitro Minelli. Credo che lui, come tutti noi allo stadio, compreso l’arbitro addizionale posizionato a pochi metri dalla curva, non abbia sentito alcun insulto di tipo razzista nei confronti di Sulley Muntari e abbia quindi lasciato proseguire il gioco.
Infine, mi faccia ribadire come la contaminazione tra differenti culture sia alla base della mia esperienza imprenditoriale. Guido un gruppo, Fluorsid Group, che ha nell’internazionalizzazione e nell’apertura ai mercati mondiali il suo DNA. Operiamo siti industriali in 5 Paesi e siamo presenti con i nostri prodotti in una cinquantina di mercati differenti in tutto il mondo. Molti dei miei collaboratori sono stranieri e, Le assicuro, che le diversità di origine e di esperienza sono da sempre viste al nostro interno come un fattore determinante per mantenere il nostro vantaggio competitivo nei mercati globali. Con orgoglio posso dichiarare che in tutte le aziende del nostro gruppo le persone, e con esse la convinzione in valori condivisi quali la lealtà e il rispetto, sono alla base di ogni attività. Per tutto questo, il razzismo è quanto di più estraneo e odioso al nostro modo di fare, alla nostra cultura del lavoro e al mio cammino personale.
Caro Mura, Le posso garantire che tutta la società Cagliari Calcio rimarrà all’erta per stroncare sul nascere qualsiasi degenerazione del tifo, anche se derivata dal comportamento di pochissimi individui come probabilmente accaduto domenica; guai però a mortificare tutto il lavoro effettuato su diversi fronti con dedizione e impegno per fare sì che questo tipo di episodi non debbano mai accadere.
Con stima e rispetto.
Firmato: Tommaso Giulini.