CAGLIARI. Mancano medici, infermieri e Oss. Gli operatosi sono sfiniti dopo un anno e mezzo di epidemia, sempre al lavoro per assistere pazienti Covid e no. Ma forse c'è uno spiraglio: entro ottobre, a conclusione del concorso per gli infermieri, sarà disponibile una graduatoria di circa 1400 idonei da cui attingere. Il difficile quadro sulla situazione nei pronto soccorso di tutta la Sardegna è emerso durante le audizioni della commissione Sanità del consiglio regionale. Sono stati sentiti i direttori dei pronto soccorso di Cagliari e Sassari, il commissario straordinario Arnas, Paolo Cannas, la commissaria dell’Aou di Cagliari, Agnese Foddis e il commissario straordinario dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano.
La direttrice della strutture di emergenza-urgenza dell'Aou di Cagliari, Rosanna Laconi, ha spiegato: “La situazione è molto difficile anche perché siamo sotto pressione da molto tempo. Abbiamo avuto un mese di agosto molto duro, perché i numeri sono saliti enormemente e la capacità e la possibilità di ricoverare questi pazienti nelle strutture covid era veramente molto scarsa”.
La Laconi ha evidenziato che nel reparto ci sono pazienti covid in attesa di ricovero e che ad agosto c’è stata una degenza media di 3,5 giorni. “Stiamo rincorrendo il virus – ha detto - non riusciamo a garantire una risposta efficace ai pazienti che arrivano al pronto soccorso. E’ chiaro che questa situazione sta compromettendo l’assistenza per tutti gli altri pazienti, perché noi e il Brotzu siamo gli unici due pronto soccorso nell’area metropolitana”. Per la dottoressa non c’è una grave carenza di personale medico, ma ci sono grossi problemi per la mancanza di oss, che sono fondamentali nell’assistenza.
Secondo la commissaria straordinaria dell’Aou di Cagliari, Foddis, "la situazione del personale è delicata: è sufficiente che qualcuno si assenti per qualunque motivo per mandare in crisi la struttura”. Dal punto di vista logistico non ci sono problemi, ha detto, “ma i numeri sono talmente alti che ci sono comunque i pazienti che attendono anche sette ore in ambulanza”.
Il pronto soccorso dell’Aou ad agosto ha visitato 3.400 persone e “106 pazienti Covid, di questi ultimi il 62% è rimasto ricoverato in Obi per una media di 3,5 giorni, gli altri sono stati dimessi o sono andati all’ospedale Covid”.
Rosanna Laconi ha sottolineato la criticità dell’accettazione Covid al Binaghi, che andrebbe rivista, perché può accettare un paziente solo se c’è un posto letto disponibile e, se non c’è deve rimanere in pronto soccorso.
Una richiesta di maggiore filtro da parte dell’Usca è arrivata anche dal direttore del pronto soccorso del Brotzu, Fabrizio Polo, che ha condiviso quanto detto dalla collega Laconi, e ha evidenziato che anche al Brotzu ci sono 4 pazienti Covid con una degenza media intorno alle 48 ore. Questa situazione ha comportato che quello che era un reparto di appoggio del Pronto soccorso con 12 posti letto, sia stato trasformato in una semi intensiva Covid con pazienti, prevalentemente, in ventilazione assistita.
Da qui, spiega Polo, "la mancanza di uno spazio che consentiva di tenere in pronto soccorso i pazienti fino alla dimissione, mentre adesso è necessario mandarli in reparto. Polo ha sottolineato anche che, essendo il Brotzu un hub per moltissime patologie iperspecialistiche, come la neurochirurgia, la cardiochirurgia, il trauma cranico, "arrivano tanti codici rossi, circa 6 al giorno, contro una media nazionale tra i 2,7 e i 2,9. “L’impegno assistenziale per questa tipologia di pazienti è enorme – ha continuato – Sono fiero di tutto il personale che ho, ma faccio presente che anche l’esercito migliore del mondo dopo un anno e mezzo di assedio crolla. Non saremo in grado di reggere un ottobre e novembre come quello del 2020”.
Polo ha ricordato il grande lavoro fatto da tutto il personale, ma ha parlato di “un massacro psicologico che dura da 18 mesi” per scegliere chi intubare, per valutare chi mettere in ventilazione assistita, ma anche il lavoro svolto con l’ansia che in una delle tante ambulanze in fila ci sia un paziente che rischia la vita se non trattato in tempo.
Insomma per Polo la situazione non è più sostenibile, anche se ha rilevato che nelle ultime 24 ore “i numeri sono più accettabili, intorno ai 113 accessi” anche se è ancora presto per dire che ci siano miglioramenti costanti.
Il direttore del pronto soccorso di Sassari, Mario Oppes, ha parlato di un numero di accessi complessivi pari a quelli degli anni precedenti al Covid, per la prima volta dall’inizio della pandemia, pari a circa 4200 accessi nel mese di agosto. “Rispetto al sud Sardegna questa quarta ondata – ha detto - ci ha visto meno colpiti, nonostante abbiamo ricoverato 82 pazienti Covid e altrettanti li abbiamo dimessi a domicilio”.
Il grosso problema per Oppes è che non è diminuito il numero degli accessi complessivi, mentre le precauzioni da adottare e i percorsi da seguire hanno notevolmente aumentato la permanenza e allungamento dei tempi del pronto soccorso. Per quanto riguarda il personale medico ha affermato di avere il numero giusto per una situazione di normalità, ma non sufficienti in un periodo come questo. “Tutto il personale non ce la fa più a reggere, sono molto preoccupato”. Oppes ha anche affermato che sono venute a mancare “quelle figure aggiuntive che erano state date nel periodo covid, come specializzandi e co.co.co.”, oltre alla criticità legata agli infermieri (8 provenienti dalle agenzie interinali sono già andati via e altri 5 potrebbero lasciare il reparto a breve). La carenza i personale è stata sottolineata anche dal commissario straordinario dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano, e ha annunciato che si sta procedendo a una riorganizzazione, dal punto di vista logistico, del pronto soccorso.
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