CAGLIARI. Variante inglese e rischio lockdown. Nazionale o localizzato. Sono i termini che, con sempre più insistenza, risuonano nelle orecchie degli italiani nelle ultime ore. Ma cosa sappiamo? E perché la Sardegna, stando alle intenzioni espresse dal presidente della Regione Christian Solinas, vorrebbe blindarsi con i controlli sanitari all’ingresso?
Bisogna fare un passo indietro. La variante inglese del Covid-19, indicata con le sigle 20B/501YD1 o VOC 202012/01 ed è caratterizzata da una mutazione della proteina Spike del virus. È stata individuata per la prima volta a settembre del 2020, in Gran Bretagna e la sua esistenza è stata divulgata a dicembre del 2020. Da allora si è diffusa in 33 Paesi, Italia compresa. Il virus d’Oltremanica è considerato fra il 30 e il 50% più contagioso e, al contrario di quanto si pensava in una prima fase, comporta una mortalità superiore che va dal 30 al 70%. Questo, almeno, il risultato di uno studio del New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group che supporta il governo britannico.
Perché è diventata il tema del dibattito nazionale italiano? La risposta è nei numeri del contagio in Umbria, per fare un esempio. A Perugia, in particolare. I casi sono raddoppiati tra i ragazzi e sono schizzati in alto i ricoveri in terapia intensiva. Ma a scuotere governo e coscienze è stato uno studio condotto da Istituto superiore di Sanità, Fondazione Bruno Kessler e ministero della Salute, i cui risultati sono stato resi pubblici nei giorni scorsi. Il 17% dei nuovi casi in Italia, è emerso, sono legati alla temibile variante.
Ma come è stato condotto lo studio? È stata un’indagine rapida, definita nella circolare numero 4761 del Ministero della Salute. L'obiettivo è stato quello di identificare, tra i campioni con risultato positivo per SARS- CoV-2 possibili casi di infezione riconducibili alla variante VOC 202012/01. Ogni regione doveva sequenziare il virus già accertato e, attraverso il lavoro di 82 laboratori, dovevano comunicare i dati sulla circolazione delle eventuali varianti. Solo tre regioni non hanno preso parte all’esperimento.
E la Sardegna? C’era. Dalle Apu di Cagliari e Sassari sono stati analizzati 116 campioni prelevati il 3 e 4 febbraio, come richiesto dalla circolare ministeriale. Risultato: zero varianti riscontrate. Numeri troppo bassi per dire che l’isola è indenne? L’algoritmo scelto dice il contrario anche se, si evidenzia, potrebbero essere sfuggiti casi rari. Certo è nell’Isola la replicabilità del virus non è elevata. Anzi, è in via di riduzione, stando a quanto emerge dal bollettino quotidiano dell’unità di crisi. Per questo la linea di Villa Devoto è quella di controllare i confini. Perché l’alternativa alla gestione degli ingressi rischia di essere la chiusura totale, imposta.
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