AGRIGENTO. "Questi migranti arrivano in gruppi di 30-40, quasi sempre su barche in legno o piccoli pescherecci di 10-12 metri che poi abbandonano arenandoli sulla spiaggia. Appena scendono dall’imbarcazione, si nascondono dietro le dune, cambiano gli abiti bagnati con altri puliti e fuggono via". Quella che a prima vista sembra la descrizione degli sbarchi che sempre più frequentemente interessano le coste sudoccidentali della Sardegna, è in realtà la denuncia lanciata in un'intervista a La Stampa dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio davanti alle migliaia di arrivi registrati nelle ultime settimane sulle coste girgentane e su quelle di Lampedusa e Linosa.
Se la rotta sarda è quasi esclusivamente battuta da algerini, quella siciliana è in larga parte appannaggio di individui provenienti dalla Tunisia. Identiche le modalità: dallo sbarco in piena notte in spiagge poco accessibili con barchini di legno o piccoli pescherecci - ma alcuni vengono portati a terra con gommoni che poi riprendono il largo, particolare che fa pensare alla presenza di "navi madre" dalle quali i migranti vengono fatti sbarcare in piccoli gruppi - alla sparizione o al trasferimento nei centri di prima accoglienza una volta arrivati sull'isola.
Questo nuovo fenomeno - che sfugge completamente alle maglie della rete Frontex - avverte il procuratore agrigentino, "non è la nuova rotta dei migranti al posto di quella libica, anzi sembra di essere tornati indietro di 10-15 anni, quando i migranti partivano dalle coste tunisine e venivano in Italia a cercare fortuna". Il profilo dei nuovi migranti provenienti dal Maghreb è quasi sempre lo stesso: "Tra loro - spiega Patronaggio - ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011". Il rischio legato a questi arrivi, mette in guardia il procuratore, è che "potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo - aggiunge - penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa". A mettere in guardia su questo problema era stato nelle scorse settimane il deputato di Unidos Mauro Pili, che aveva denunciato lo sbarco a Porto Pino dell'attentatore di Cherleroi attaccando duramente il governo.
Poco chiari restano i motivi che si celano dietro questa nuova forma di migrazione: secondo alcuni, spiega La Stampa, potrebbe trattarsi di "una sorta di pressione indiretta delle autorità tunisine perché anche il loro Paese rientri nei piani europei per la lotta all’immigrazione. Questione di soldi". Ma per gli sbarchi dall'Algeria alle coste del Sulcis vale lo stesso discorso?