CAGLIARI. Sono diventate un caso politico le nomine dei direttori generali della Regione, che da giugno sono a capo della macchina burocratica di viale Trento. Nel mirino dell’opposizione, che aveva già presentato una serie di interrogazioni, i curriculum di alcuni dei direttori designati dal presidente Christian Solinas, di cui M5S e Progressisti chiedevano conto per verificare che avessero effettivamente i requisiti (stabiliti dalla legge) per il ruolo a loro affidato. Due su tutti, l’ingegnere Belloi come direttore generale della protezione civile, e l’avvocato Silvia Curto, come direttore generale della Regione, avevano destato più sospetti, ed erano diventati infatti protagonisti delle polemiche dopo l’interrogazione presentata dal Movimento 5Stelle.
Ora, però, il caso è riesploso. Il motivo? Un articolo all’interno dell’ultima variazione di bilancio, approvata dalla Giunta Solinas pochi giorni fa, ora al vaglio del Consiglio regionale, in cui - tra i fondi per asili e baby sitter, agricoltura e oratori - viene data interpretazione di una legge regionale del ‘98, quella appunto sulle nomine dei direttori generali. In sostanza si dice che “le loro funzioni possono essere conferite, a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, anche esterne ai ruoli dell’Amministrazione, che abbiano svolto attività per almeno un quinquennio in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private come dirigenti, o che in alternativa abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica, anche presso amministrazioni statali”.
E l’opposizione è passata subito all’attacco: “Una manovra maldestra – scrive la consigliera dei 5s Desiré Manca - per coprire un tentativo di mettere al riparo delle nomine illegittime e accontentare i loro amici politici”. “Il terzo tentativo – secondo il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda – da parte della maggioranza e della giunta di far passare un'interpretazione su una legge nazionale”. “Se avessero fatto le cose per bene – prosegue Zedda - non avrebbero avuto alcun bisogno di cercare di giustificare i loro atti ex post. Pare proprio che questa sia l'ammissione di una colpa, alla quale stanno cercando in tutti i modi, e inutilmente, di porre rimedio".