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"Fedez paladino dei lavoratori? Macché: per noi un rutto al concerto di Cagliari"

 

 

CAGLIARI. Il discorso di Fedez sul palco del concertone del primo maggio è diventato ormai un caso politico, tanto da far tremare le sedie dei vertici Rai. In tanti - la maggior parte, per essere onesti - lo hanno applaudito e osannato. "Grazie per il coraggio", è stato il commento-tipo ricevuto dal rapper, uno tra i più postati e ricondivisi dopo quel video che conta già 2 milioni di visualizzazioni. Ma sui social da giorni si susseguono opinioni contrastanti: c'è chi (la Lega) lo critica per i testi - a loro dire contraddittori - che ha scritto agli esordi della sua carriera (da lui poi "giustificati") e chi, da cittadino comune, decide di raccontare un episodio che lo ha visto protagonista tanti anni fa. Quando era un giovane artista emergente, poco più che ventenne. 

A raccontare tutto è un musicista, Alberto Murru, che in un lungo post su Facebook, si sfoga e spiega cosa accadde la sera del concerto di Fedez all'Arena Sant'Elia, a Cagliari, nel suo tour del 2013. "Lavoravo come tecnico audio free lance e scoprii che dovevo fare il fonico di palco per il suo concerto. Il soundcheck era previsto per le 15. Erano le 17:30...di Fedez neanche l'ombra, lo attendevamo tutti sul palco per provare il suo microfono, che in realtà era già stato testato dal suo rapper spalla e andava più che bene, sia in sala che sui monitors del palco, ma lui non arrivava, il tour manager lo chiamava ripetutamente davanti a me e non potevo far a meno di sentire i loro dialoghi. Fedez era ancora al ristorante, noi sardi si sa, siamo ospitali e sempre pronti a prostrarci al continentale famoso che fa impazzire le adolescenti".

Poi, racconta Murru, alle 18 il rapper arriva: "Non salutò, iniziò a blaterare volgarità con il resto della crew, ridendo e facendo battute, improvvisamente si voltò verso la mia postazione e disse, con il suo accento milanese weeh...ma dove cazzo è il mio microfono?, io ovviamente feci il mio lavoro, mi avvicinai a lui e gli diedi il suo radiomicrofono, poi corsi al mixer e aprii il canale della sua voce: si avvicinò il microfono alla bocca e lasciò partire un tanto enorme quanto squallido ed irriverente rutto amplificato da oltre 30.000 watt, credo si sia sentito per mezza Cagliari, la sua crew ovviamente si schiantò dal ridere...noi no...noi poveri schiavi ci guardammo tutti, e sommessamente restammo al nostro posto, attoniti e anche un po' schifati per quanto visto e sentito. Il sound check di Fedez iniziò e finì così, con quel rutto, fece big-up con la mano destra al suo fonico e a me, per farci capire che il suono era di suo gradimento e, di corsa, abbandonò il palco. Noi eravamo rimasti là fino alle 18 semplicemente per sentire il suo ruttare".

"Così ebbi modo di conoscere Fedez, il paladino degli operatori dello spettacolo, della libertà di stampa e di espressione, dei gay e di tutti gli oppressi...il vostro nuovo Robin Hood...vostro..mio no di certo", scrive Murru.