Storie

Quel camion appeso sul ponte spezzato, fermo lì per sempre, e una preghiera per Genova

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CAGLIARI. Lo ricorderemo per sempre così, fermo davanti al vuoto, a pochi passi dallo strapiombo di un centinaio di metri che ha tolto il fiato a trentanove (per ora) sospiri. Trasportava alimenti il camion della catena di supermercati Basko mentre ieri, intorno a mezzogiorno, transitava sul ponte di Brooklyn, un simbolo di Genova, dei genovesi, del decollo italiano negli anni sessanta. Pioveva intensamente, balenando in lontananza, in quel martedì prima del tanto atteso ferragosto. Le voci, le case, le cose, le vite di perfetti sconosciuti correvano inavvertitamente parallele sul ponte Morandi dentro le loro vetture. Vacanzieri, residenti, lavoratori, pendolari, un caotico marasma di quotidianità estiva. 
E poi, la caduta. “Come ghanhehgwyhsfarina”, balbetta una testimone sotto shock. Come se in quell’istante, e in quell’istante soltanto, intorno a mezzogiorno, si fosse dissolto nella pioggia un simbolo di Genova, senza troppo tumulto. Nel silenzio assordante di una mattinata di pioggia, nell’andirivieni della vigilia di ferragosto. Un temporale che il tempo l’ha fermato davvero.
Attorno a mezzogiorno. Del 14 agosto del 2018. Un ponte simbolo del capoluogo ligure, arteria fondamentale del traffico cittadino e autostradale, piove. Per un centinaio di metri. Portando con sé auto, vite, palloni da spiaggia. Un boato, un video, un grido. 
Oddio.

L’autista Basko inchioda, come forse non ha mai fatto. Lascia acceso il camion, acceso tutt’ora, scappa istintivamente. Le carreggiate opposte si affollano di autisti e passeggeri che corrono disperati temendo che il tratto di ponte dove sono loro sia il prossimo a crollare.
Difficile commentare una tragedia del genere, né dovrebbero farlo i tuttologi ingegneri sulle piattaforme social. Anziché urlare tanto, ci vorrebbe un minuto di silenzio, di preghiera, per chi crede.
Per chi non c’è più.
Per chi ferragosto non l’ha vissuto.
Per chi ha smesso di sognare il 14 agosto 2018, attorno a mezzogiorno.
Per l’autista del camion Basko, l’unico essere umano sulla faccia della Terra che possa dire con certezza di aver visto la morte davanti a sé.