ROMA. Carlo Cottarelli ha accettato con riserva l'incarico di formare il governo affidatogli questa mattina dal capo dello Stato . Al termine di quasi un'ora di colloquio nello Studio alla Vetrata del Quirinale, l'ex commissario alla spending review ha dichiarato ai cronisti: "Nei prossimi giorni mi presenterò in Parlamento con un programma che porti il Paese a nuove elezioni. Se otterrò la fiducia il mio esecutivo si occuperà di varare la legge di bilancio per poi lasciare spazio al voto a inizio 2019. In caso contrario - spiega Cottarelli - il governo si dimetterà immediatamente limitandosi al disbrigo degli affari correnti fino alle elezioni che in questo caso avrebbero luogo dopo agosto". In questa seconda ipotesi, specifica l'economista ex Fmi, "il governo manterrebbe una neutralità completa rispetto al dibattito elettorale: mi impegno a non candidarmi alle prossime elezioni e chiederò un simile impegno a tutti i membri del governo".
La diretta dal Quirinale con le dichiarazioni di Cottarelli
Nei prossimi giorni il numero uno dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani - che si è detto "onorato come italiano" per il compito affidatogli dal presidente della Repubblica - preparerà la lista dei ministri da sottoporre prima a Mattarella e poi alle Camere. Nel frattempo - davanti alle preoccupanti fluttuazioni dello spread - Cottarelli prova a tranquillizzare: "L'economia italiana è in crescita e i conti pubblici rimangono sotto controllo, e vi posso assicurare nel modo più assoluto che un governo da me guidato assicurerebbe una gestione prudente dei nostri conti pubblici". Basteranno queste parole a sedare i mercati in fibrillazione e un'opinione pubblica disorientata a ormai 85 giorni dal voto? Difficile, così come altrettanto difficile sarà riuscire a trovare una pur risicata maggioranza parlamentare in grado di consentire la messa in mare dell'esecutivo neutro: ad oggi gli unici disposti a spingere in acqua la barca di Cottarelli - a fronte delle prevedibili resistenze di Lega, M5S, Forza Italia e FdI - sono il Partito democratico e Psi. Troppo poco, decisamente.