BARI. "E con Matera che state facendo?": domanda che il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha posto al governatore della Puglia, Michele Emiliano. Problema, e conseguente esplosione di frizzi e lazzi sul web: Matera, capitale della Cultura, è in Basilicata, non in Puglia. "Solita gaffe di Giggino", era il tenore del più tenero dei commenti. Solo che a quanto pare Regione Puglia e Matera hanno dei protocolli attivi, degli accordi bilaterali, perché la distanza è poca.
Quindi: o Di Maio ha davvero preso una cantonata, oppure ha dimostrato di essere a conoscenza di movimenti sul territorio molto più dei suoi detrattori. A difenderlo è arrivato lo stesso Michele Emiliano, che dal Pd non punterà certo a difendere senza motivo il capo politico del Movimento 5 Stelle.
"Questa storia che è stata messa in giro che il ministro Luigi Di Maio mi avrebbe parlato di Matera pensando che Matera fosse in Puglia è veramente una barzelletta, anche abbastanza ridicola", spiega il governatore pugliese, "Tra l’altro ho sentito e risentito il testo è non c'era nulla nella conversazione che si prestasse ad un'interpretazione del genere. Siamo, come al solito, a quelle modalità politiche che poi provocano solo la confusione dei cittadini e una reciproca sfiducia. Il Ministro mi ha semplicemente chiesto cosa stiamo combinando per sostenere lo sforzo di Matera “capitale europea della cultura. Ovviamente, io ho detto che i pugliesi hanno investito 2,5 milioni di euro per sostenere l’evento culturale in sé più il finanziamento milionario del raddoppio della ferrovia Bari-Matera per interconnettere la Puglia con la Basilicata".
Di Maio rilancia e attacca i giornali: "L'operazione di discredito verso questo governo continua senza sosta. Gli editori dei giornali hanno le mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato: autostrade, telecomunicazioni, energia, acqua. E l'ordine che è arrivato dai prenditori editori è di attaccare con ogni tipo di falsità e illazioni il MoVimento 5 Stelle. Questo non è più giornalismo libero. Siamo di fronte alla propaganda dell'establishment che si fonda anche su contributi pubblici mascherati come la pubblicità da parte dei concessionari di Stato (quanti soldi prende Repubblica dai Benetton per la pubblicità?). Bisogna fare una legge per garantire che gli editori siano puri e i giornalisti liberi di fare inchieste su tutte le magagne dei prenditori".