Cagliari. “Il certificato europeo di filiazione è uno strumento necessario per tutelare la circolazione delle persone di minore età nei diversi paesi europei e per godere degli stessi diritti”. La Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Puligheddu fa appello ai sindaci di tutta la Sardegna per recepire l’invito dell’Unione Europea che chiede alle pubbliche amministrazioni di evitare qualsiasi forma di discriminazione che potrebbe scaturire a causa delle condizioni o delle scelte dei propri genitori in relazione alla loro nascita.
Uno degli aspetti chiave della proposta di regolamento avanzata dalla Commissione europea è che la filiazione accertata in uno Stato membro dell'Ue debba essere riconosciuta in tutti gli altri Stati membri, senza nessuna procedura specifica. Di fatto permetterebbe a coloro che hanno avuto figli in un Paese europeo diverso dal proprio di essere automaticamente riconosciuti come genitori anche nel proprio Paese grazie a un "certificato europeo di filiazione". Un problema sentito soprattuto dalle famiglie omogenitoriali e dalle coppie che hanno avuto figli grazie alla procreazione assistita. La proposta della Commissione europea deve essere ancora adottata all'unanimità dal Consiglio. Cinque anni dopo l'entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrà valutare l'applicazione da parte degli Stati membri.
“Il certificato europeo di filiazione – afferma la garante - è un tema divisivo se letto con ottiche puramente ideologiche. In realtà si tratta di un valido strumento per la tutela dei diritti delle persone di minore età che hanno il sacrosanto diritto di circolare nei diversi Paesi. La stessa circolazione però deve essere garantita al diritto dei minori ad avere una famiglia, un’identità, e a non essere discriminati per le condizioni dei genitori o per la loro nascita. Né devono ricadere sui minori le conseguenze delle scelte sbagliate dei genitori”.
Puligheddu invita i primi cittadini dei 377 comuni sardi a prendere una posizione: “L’ applicazione del certificato europeo in Italia, e dunque in Sardegna, è perfettamente compatibile con i diritti dell’infanzia. Occupiamoci, dunque, di tutti i bambini e le bambine presenti a qualsiasi titolo sul territorio regionale a prescindere dalle situazioni contingenti”.