In Sardegna

Una nuova centenaria a Cagliari: la storia di Ida, infermiera che si salvò dal bombardamento

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CAGLIARI. Cagliari pronta a festeggiare una nuova centenaria. Domani, 2 novembre, Ida Cosa, ex infermiera che si salvò dal bombardamento della Seconda Guerra mondiale, nel 1943, taglierà il traguardo del secolo di vita.

"Il capoluogo festeggerà i 100 anni di Ida Cosa, l’infermiera originaria di Giba che nel ’43 si salvò da un bombardamento mentre era al lavoro e che, orfana della mamma, crebbe 4 fratelli", fanno sapere con una nota.

"Nata a Giba nell’autunno del 1922, da Antonio, anche lui del piccolo comune sulcitano, e Delfina Marroccu di Santadi, la prossima neo centenaria a 12 anni perse la mamma; a causa di questa tragedia, insieme al padre operaio nel Comune sulcitano, ebbe il compito di far crescere due fratelli e due sorelle più piccoli di lei. Riuscì anche a studiare ma ben presto dovette, con grande rammarico, abbandonare la scuola elementare per badare alla famiglia.

Nel pieno del secondo conflitto mondiale, nel 1943 all’età di 21 anni, entrò a lavorare nel convitto di Via Nuoro a Cagliari. Un pesante attacco aereo proprio allo stabile dove lavorava, la convinse a sfollare, con il padre e i fratelli, a Giba. Per dieci lunghi giorni, per poter essere pronta scappare a causa di un eventuale bombardamento, rimase vestita con gli stessi abiti. Nel 1944, dopo due giorni di viaggio, riuscì a tornare a Cagliari.

Arrivata nel Capoluogo, si recò all'ospedale civile per fare visita a una parente ricoverata; fu proprio in quest’occasione che rimase colpita e affascinata dall'ambiente ospedaliero e il giorno stesso si recò dalla Madre Superiora per chiedere la possibilità di essere assunta. La risposta fu immediata e positiva a condizione che avesse con sé carte annonarie, piatti e posate: iniziò subito. L’impegno richiesto non fu facile: il primo anno lavorò in cucina, con orari pesantissimi superiori alle 12 ore. Successivamente cominciò a lavorare come infermiera.

Al termine del Conflitto, dal 1945, esercitò al Santissima Trinità in vari reparti e in particolare dal ‘68 lavorò nel reparto dei lebbrosi, dove nel 73 concluse la sua attività lavorativa.

Sposata, ha avuto 2 figli; da qualche anno è vedova con 4 nipoti. Ha sempre viaggiato, una delle sue grandi passioni insieme al giardinaggio, che esercita tuttora curando personalmente il giardino sotto casa, con piante ornamentali, che comprende anche un piccolo orto con alberi da frutto. Completamente autonoma, la mente lucida le consente di ricordare perfettamente tutte le fasi della sua lunga vita e di usare regolarmente il cellulare e il tablet, con il quale comunica via SKYPE con il nipote che si trova in Germania. Integra anche nel fisico, condizione che le permette di vivere in un appartamento, nel quartiere di San Michele, al terzo piano senza ascensore e di affrontare autonomamente le scale per curare il giardino. Nonostante l’età e le pesanti vicissitudini della sua vita, è sempre grande la sua voglia di socializzare, di comunicare e di confrontarsi con i giovani e con i suoi coetanei".