Culture

Io sono Albero: le opere di Bruno Petretto in mostra a Cagliari

 


 

CAGLIARI. Mercoledì 5 aprile, nell’area espositiva della “Sala delle Mura” e nel giardino-terrazza del Ghetto, in via Santa Croce 18, a Cagliari è stata inaugurata la nuova mostra “IO SONO ALBERO” con le opere realizzate dall'artista sardo  Bruno Petretto, un  primitivista, moderno e materico che trova nella natura madre benigna, l'entità generatrice degli elementi che compongono le sue opere. La mostra è stata realizzata in collaborazione e con il supporto di Agorà, CoopCulture, Comune di Cagliari e Parco delle Arti di Molineddu.

Petretto, oltre ad essere un artista,  è anche un volto conosciuto nel panorama del cinema indipendente isolano. Molti lo ricorderanno impersonare un mitico "hipster" di Sardegna in un noto spot video della birra Ichnusa di qualche anno fa che ha fatto scuola. E, tra le sue interpretazioni cinematografiche, citiamo il recente "the Man of Trees" del regista sassarese Tore Manca. Un film nel quale Bruno impersona quasi se stesso, perfettamente calato nel ruolo di quell'Uomo che piantava alberi  di cui ci parla il racconto dello scrittore francese Jean Giono a cui il film si ispira. Di questo bel film abbiamo parlato anche su YouTG in questo articolo (LINK).

Bruno Petretto, oltre che attore, è però sopratutto  un moderno "Artifex". Ovvero un artista/artigiano in grado di produrre arte contemporanea con materiali semplici e di recupero. E non dobbiamo dimenticare che lui è anche il fondatore del  “Parco delle arti di Molineddu”, esempio unico (non solo per la Sardegna)  di esposizione d'arte permanente e a cielo aperto che si estende per oltre 3 ettari. Bruno ha donato alla collettività un parco bellissimo, immerso in una bella vallata tra il bastione del Chighizzu e il torrione di Sa Rocca Entosa nel  territorio di Ossi in provincia di Sassari,  come ha avuto modo di spiegarci Pasquale Lubinu, il Sindaco di Ossi, presente anche lui all'inaugurazione della mostra.  (LINK

Il parco di Molineddu oltre ad essere da tempo l'abitazione e laboratorio artistico d’elezione di Petretto (che è originario di Giave) è un luogo incantevole, onirico e fiabesco. Dove ogni pietra, ogni albero, corso d’acqua o sentiero recano tracce del passaggio di Bruno e di tutti gli altri artisti che, nel corso di decenni hanno contribuito a trasformare la vallata in quello che è forse uno dei luoghi più noti di sperimentazione artistica della “Land-Art” in Italia.

A Molineddu, luogo che vi invitiamo a visitare al pari della mostra, creato più di 20 anni fa proprio da Bruno Petretto con la collaborazione di altri artisti, troverete sculture in pietra, realizzate da massi caduti durante una frana; sculture in ceramica e metallo; dipinti e fotografie. Una enorme galleria di arte contemporanea aperta in mezzo alla natura. Il Parco è diventato nel tempo anche luogo privilegiato d’incontro tra artisti e appassionati nonché sede di interessanti eventi artistici. Essendo aperto al pubblico gratuitamente tutto l’anno ospita laboratori e residenze artistiche e sempre nel Parco  viene organizzato il festival “Arte Evento Creazione” (LINK) con le performance di tanti artisti sardi,  italiani e stranieri. 

Mostra Bruno Petretto foto 06

Quando conosciamo Il parco delle Arti di Ossi ecco che questa mostra "Io sono Albero" di Bruno Petretto ci rivela la sua vera natura. Come una enorme quercia, che affonda le proprie radici a Molineddu e distende i propri rami attraversando la Sardegna per portare i suoi frutti materiali fino a Cagliari.  Materiali che sono il frutto della quotidiana ricerca di Bruno Petretto del vivere in armonia con la terra, nella campagna e la natura che lo circondano. Ma le sue opere, ad uno sguardo attento,  rivelano anche un respiro ben più ampio: un sentire di felice e compiuta ricerca artistica colta e contemporanea, basata sulla profonda conoscenza del passato che lo precede. Sono diversi infatti i suoi rimandi, consapevoli e a tratti citazionisti, verso le diverse correnti del primitivismo modernista del secolo scorso. Bruno ha molti anni di studio e di lavoro artistico alle spalle, centinaia di opere e tante esposizioni che sono in grado di testimoniare la sua raggiunta maturità in un connubio di sostanza etica e forma estetica con tratti non solo personali ma altamente riconoscibili. 

Bruno, con il  suo "saper fare" artistico, ci propone oggi opere pienamente materiche e terrene che però si nutrono, come nutrono chi le osserva, di idee ancestrali e suggestioni oniriche primordiali. Nella consapevolezza che l'UNO e il TUTTO dalla terra nascono e alla terra RITORNANO. 

Mostra Bruno Petretto foto 03 

 

APPROFONDIMENTO: LA MOSTRA

La mostra IO SONO UN ALBERO  resterà aperta al pubblico fino al 30 aprile, ed è stata presentata il 5 aprile dallo stesso artista di fronte ad un folto pubblico. Sono intervenute:  Maria Dolores Picciau, critica d’arte e Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari e Mariolina Cosseddu, la curatrice della Mostra. Quest’ultima in poche parole ha tracciato un ritratto nitido di Bruno Petretto, illustrando le sue opere e anche il bel cortometraggio che lo vede protagonista. Un video, girato dal regista Antonello Fresu, la cui proiezione in loop occupa un’intera parete della sala e costituisce parte integrante del percorso espositivo.

Un corto che è giusto evidenziare perchè in soli tre minuti di immagini rappresenta al meglio il l'artista e il suo mondo. Antonello Fresu  ci mostra Bruno Petretto, ripreso  sempre di spalle,  mentre si inoltra con passo deciso e caparbio in un bosco alle pendici di Monte Maccione, ad Oliena. Quello di Bruno è un incedere deciso, proprio di chi è abituato a camminare in salita e sulle asperità di una montagna, per ricercare una meta ideale per il proprio spirito.  Ricerca e luogo che sono anche fonte della propria intima idea primigenia di una natura madre e creativa.

Nel video questo luogo ben presto si rivela agli occhi di noi spettatori. Assumendo la forma di un grande albero sul cui  tronco si apre una profonda cavità naturale.  La ricerca e il video si concludono con la sagoma dell’artista che si avvia decisa immergendosi in quell’anfratto, scomparendo rapida nel buio, fin  dentro il cuore dell’albero stesso.  Una comunione fisica e spirituale con la natura che per l’artista rappresenta la fonte di tutto il creabile. 

Da visitatori della mostra abbiamo quindi cercato di far tesoro della lezione visiva del video per seguire i passi di Bruno che, senza mai voltarsi verso di noi,  ci precede indicandoci un sentiero.

E lo abbiamo seguito,  camminando tra i suoi bellissimi  “Libri d’artista”.  Si tratta di volumi composti da poche pagine mute, scritte dalla natura stessa. Pagine di scrittura fitta ma senza nessuna lingua o carattere riconoscibile.

Le uniche parole di  queste pagine di "scrittura naturale" sono infatti  frammenti di cortecce o di pelli d’animali, sono la lana grezza o le infiorescenze di muschi e licheni che le ricoprono. Una scrittura della vita in grado di descrivere ed evocare le storie e vicende della nostra terra e dell’universo che ci circonda. Scrittura materica e naturale che solo chi è in grado di “saper leggere tra le righe e anche ad occhi chiusi”, come ci ha detto lo stesso artista, sarà in grado di comprendere e apprezzare. 

Lo stesso tipo di approccio, al mondo figurato dell’arte visiva, lo ritroviamo anche nei  quadri appesi alle pareti, composti da pelli d’animale, incorniciate in forme circolari o rettangolari. Si tratta di pelli di agnello che sono state lavate e increspate ad arte durante la concia. Quasi  a voler raffigurare l’immagine ravvicinata della nostra pelle, umana e fragile, incartapecorita dopo una vita intera vissuta all'aperto. Oppure rappresentano, nel nostro immaginario contemporaneo,  superfici di pianeti  lontani. Marte visto dall'alto o forse le dune di un deserto terrestre, scoperte  in volo radente, con sabbie rosse dai contorni sempre mutevoli e increspate dal vento. Dall’altro lato della sala, sulle pareti, sono affissi dei grandi quadri scuri.  Raffigurano i “pentagramma” di Bruno Petretto, le sue più recenti realizzazioni che rappresentano scenari sonori e ideali musicali generati dalla natura stessa.

La natura per l’artista è il compositore primo, in grado di disegnare sinfonie universali udibili solo a chi,  la sua musica e il suo silenzio, sia davvero  in grado di fermarsi ad ascoltarli ignorando il rumore e il frastuono frenetico della quotidianità.  In questi pentagrammi di Bruno Petretto niente viene dipinto "dal nulla".  Tutto diventa sinfonia e recupero di oggetti naturali. Le 5 righe sono corde intrecciate e le note, disposte in scale sonore ideali,  sono legni, piume, radici, fiori o foglie raccolte nelle esplorazioni di Bruno nel verde della sua campagna.  Questi stessi elementi naturali, di pietra o frutto di  animali e vegetali li  ritroviamo anche nel grande sentiero sinusoidale che si snoda come un serpente sul pavimento della sala  e che costituisce il fulcro centrale della mostra. 

Un bel percorso/installazione composto di decine di  “Fiscoli” (ovvero contenitori di forma discoidale, intrecciati con fibre di canapa o giunco) che fin dall’antichità vengono usati come filtranti nei frantoi durante la torchiatura delle olive. Questi  fiscoli una volta usati e dismessi, vengono riportati a nuova vita dall’artista per diventare fioriere,  vassoi, luoghi accoglienti come un nido dove trovano posto uova, oppure terra e germogli vivi di grano verde che potrebbero diventare spighe, insieme a composizioni di piccole rocce, legni e sassi  che, personalmente, mi ricordano antichi "giardini Zen"  giapponesi  oppure, forse ancor di più,  quei moderni   "giardini di pietre" realizzati da Derek jarman negli anni ottanta.  (LINK)

 Mostra Bruno Petretto foto 01