Culture

Francesco Pannofino, dopo tredici anni "Boris" è ancora un successo

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ROMA. Sono passati tredici anni dalla prima puntata di "Boris", oggi la serie è diventata un cult. Da febbraio Netflix l'ha riproposta, e il giorno stesso in cui è entrata nella programmazione della piattaforma streaming è arrivata fra i dieci prodotti più visti. Ambientata su un set cinematografico di terz'ordine dove viene girata la soap "Gli occhi del cuore" la narrazione gioca un doppio ruolo tra finzione e realtà in una prospettiva tragicomica mettendo in scena molteplici fenomeni sociali ed economici della televisione. Francesco Pannofino, il protagonista, ha ricordato alcuni aneddoti in un'intervista al "Corriere della sera", tra cui una telefonata del compianto Fabrizio Frizzi dopo una battuta in una scena in cui si annunciava una fiction sul Beato Frediani, "la parte è già andata a un attore di serie A, è andata a Fabrizio Frizzi". Qualche giorno dopo arrivò la telefonata: "Mi chiamò tutto felice e volle intervistarmi in un suo programma per venti minuti", ha raccontato, "era un fan scatenato".

 
Tra gli aneddoti il protagonista della serie, per i fan Renè Ferretti, ha spiegato che cosa avesse di così speciale "Boris" per essere ancora così amata dal suo pubblico: "Raccontava cose vere e non diverse da quelle di oggi. E certe dinamiche e gerarchie sono esperienze comuni in cui tutti possono riconoscersi. Come con Coso, lo stagista, o meglio “lo schiavo” interpretato da Alessandro Tiberi, di cui nessuno ricorda il nome e che tutti chiamano Coso. La serie era scritta benissimo da autori lasciati liberi anche di scegliere il cast, senza che nessuno piazzasse raccomandati vari”. Quindi, di quel periodo lui porta un ottimo ricordo e ride ancora ripensando ad alcune scene, ma sebbene "Boris" lo abbia consacrato come attore, Pannofino ha una lunga carriera alle spalle come doppiatore, tra gli interpreti a cui ha dato la voce italiana, George Clooney: ”Lo doppio da sempre, siamo praticamente congiunti. Una volta, era a Roma a una prima e mi ha chiamato per complimentarsi, però dichiarando di essere ubriaco. Conto sul detto ‘in vino veritas’”