Culture

Una risata vi seppellirà: il fragile confine tra click e cloaca

Una risata vi seppellira rettangolare

CAGLIARI. “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!”  è una  frase molto nota a cui è difficile attribuire un’origine certa.  Da motto anarchico dell’Ottocento, secondo alcuni attribuibile a Bakunin, lo si è visto comparire sui muri parigini del maggio francese durante il ’68 ed è stato più volte ripreso e citato anche in Italia, anche  durante le proteste studentesche del ’77.  Il “re è nudo” urla ogni  giullare di corte che si rispetti. E solo pochi sudditi sembrano in grado di comprendere e applaudire.

Una risata in grado di seppellire qualsiasi corona regnante è un  motto  che, certamente, ben si addice anche alla moderna libertà di parola e di satira.  Se da un lato ci può confortare  la constatazione che, di fronte al giullare di corte,  qualsiasi regnante sia sempre nudo, dall’altro lato ci spaventa anche  pensare che l’unica difesa verso il potere o verso l’ineluttabilità dei peggiori eventi che ci si parano davanti  sia difendersi  tentando  di riderne, ad ogni costo e con qualsiasi mezzo. Necessario o superfluo.

Perché sappiamo tutti quanto sia importante essere in grado di ridere e sorridere di qualsiasi cosa e quanto questo sia indice di libertà e intelligenza.  Sappiamo quanto poter essere in grado di irridere il potere costituito,  saper ridere e sorridere dei mali, dei difetti, dei pregi,  delle idiosincrasie,  delle fobie,  delle illusioni o delle convinzioni,  proprie e  altrui  sia  un bene e sia quasi necessario per poter andare avanti e vivere.  E’ proprio quell’innato senso di ironia e fatalismo, che permane anche di fronte a qualsiasi catastrofe,  che  contraddistingue la razza umana e mantiene forte lo spirito di sopravvivenza dentro ognuno di noi.

 

 

 

Il video parodia italiano: Gomorra Virus

Gli esempi che vi proponiamo in questo articolo sono solo alcuni modi per affrontare, in modo ironico e anche estremamente iconoclasta,  questo problema.    Il primo è un video realizzato in Italia ed è  ispirato alle nostre note serie televisive “Gomorra” e “Suburra”. Questo video ironizza sulla corsa all’oro per accaparrarsi quelli che sembrano essere diventati, a causa del “Coronavirus” dei nuovi beni-rifugio di grande valore  come “l’Amuchina” o le mascherine protettive.   E’ un bel segno dei tempi dato che questi beni di consumo ormai sono diventati veri e propri oggetti del desiderio, degni di figurare nel "paniere" dei consumi dell'Istat e ricercatissimi anche nelle aste dei portali online  come “Bidoo” .

 Aste Bidoo

Foto: mascherine e igienizzanti in asta sul portale "Bidoo”

Il secondo video invece è francese.  Anche questo lo vediamo come un simpatico “sketch” satirico televisivo, in grado di ironizzare sulle drastiche misure sanitarie e di isolamento che molti paesi occidentali, Francia e Italia comprese stanno adottando, nella speranza di riuscire a fronteggiare l’avanzata del CoVID19.      

Si tratta di due esempi che è  sicuramente più facile per noi accogliere  e comprendere rispetto al terzo. Ci fanno sorridere, di noi stessi o dei nostri cugini francesi. Ma non ci sembrano in grado di offendere nessuno.

 

 

Video: un episodio del Groland Mag Zine dedicato alla "cura" francese del Coronavirus

Il terzo esempio invece, sono certo che offenderà o disorienterà molti di voi. Ne abbiamo parlato anche in questo nostro recente articolo  proprio a causa delle molte proteste che ha suscitato qui in Italia, a partire dalla denuncia pubblica sui social di molti politici italiani di diversi schieramenti, che è diventato un vero e proprio caso diplomatico.Tanto è vero che, dopo le innumerevoli proteste di questi giorni, l'emittente Canal+, si è dovuta scusare pubblicamente con l'ambasciata Italiana in Francia e ha provveduto a rimuoverlo dal proprio canale.  Quanto avvenuto  è  solo un esempio di come, nel marasma  mediatico che ci avvolge,  sia labile il confine tra quanto è ammesso e concesso al diritto di satira e alla libertà di ridere o irridere gli altri.  E' prodotto dallo stesso gruppo dell'altro video francese ma rappresenta un esempio da inquadrare nel solco di quella  satira in grado di fare incazzare quasi tutti. 

Irriverente e iconoclasta  anche di fronte al dolore, alle tragedie e alla morte.  La satira, sopratutto quella francese, non è mai stata "politicamente corretta" e questo non fermarsi di fronte a nulla, per molti estimatori, rappresenta un pregio e anche un esempio di libertà di espressione. Potrei citare, come ulteriore elemento di discussione, le vignette del noto giornale satirico francese,  “Charlie Hebdo”  (testata giornalistica nota a tutti a causa del grave attentato di terroristi islamici che, nel settembre del 2015, attaccarono la sua redazione facendo molte vittime).

Alcune vignette di Charlie Hebdo, sulla tragedia genovese del crollo del “ponte Morandi”  e sul terremoto di Amatrice  chiamavano in causa noi italiani, nello stesso modo irriverente, diffamatorio e anche sconcertante, di questo video. E anche allora si offesero in molti.  

Questo video di cui stiamo parlando, ormai noto come  "Corona Pizza", è tratto da un recente episodio dei  “Presipaute de Groland”: un collettivo di comici il cui nome (“prepuzio” di Groland) è tutto un programma,  guidato dal giornalista  Jules-Édouard Moustic .  Che produce una striscia satirica  omonima  “Groland Le Zapoï”  che riscuote un discreto successo e viene diffusa su molti canali francesi in rete e trasmessa anche da un media “mainstream” come Canal+.

 

E come vedete, la satira riguarda un pizzaiolo italiano che viene ritratto in linea con i peggiori stereotipi d’oltralpe nei nostri confronti mentre  produce la sua bella pizza a base di  “corona Virus”. 

Credo che la massima libertà di espressione sia sempre cosa  vitale e necessaria nella comunicazione.   “Niente è vero e tutto è possibile” quindi non commenterò questo video.  Voglio  lasciare  ad ognuno di voi decidere quale però sia il proprio confine personale e collettivo, confine  molto labile sempre ammesso che esista,  in grado di separare  la libertà di ognuno di noi, la libertà  di ogni nostro immanente esternare degno di un “click” sulla rete,  dalla  “cloaca”,  ovvero da quella fogna informativa della comunicazione in cui può  riversarsi  qualsiasi prodotto umano,  escrementi compresi.   

Perché  quella che sembra essere  l’estrema ironia, posta quale ultima difesa di noi esseri umani, può  diventare anche una  risata  in grado di seppellirci  tutti, morti affogati  nel proprio vomito.   Ognuno con la propria corona,  pronto a regnare nel proprio piccolo regno  individuale  o, peggio ancora,  collettivo.  Ognuno pronto a regnare  sulla propria comunità di giullari e sudditi simili. Comunità  che sono in grado di reggersi solo erigendo mura di incomprensione o grazie all’indifferenza,  alla paura del diverso,  all’ansia  o alla  mancanza di speranza nel futuro.   

Di tutto questo, dovendo percorrere un confine molto labile,  dobbiamo esser tutti  ben consci quando in questi giorni,  con la massima buona volontà e apertura mentale,  accettiamo di sottoporci  all’invasione  di informazioni, inarrestabile e altamente virulenta  (questa si) che sta accompagnando  l’avvento del coronavirus alle nostre latitudini.  Ci troviamo immersi di buon grado in questa tempesta digitale,  fatta di centinaia di news,  che anche quando sono reali spesso sono inutili,  reiterate e sovrabbondanti e rincorrono, nella ricerca di audience,  le troppe fake-news. Questo cataclisma ci accompagna quotidianamente, attraverso milioni di post sui social che si snodano ininterrottamente in  “catene  di Sant’Antonio” multimediali e  “meme” digitali,  faccine sorridenti e in lacrime,   tutte rilanciate  grazie alla rete, o a causa della rete,  ovunque. Sui computer o sui cellulari, diffuse dalle persone peggiori e da quelle migliori.  Si tratti di nomi noti o perfetti sconosciuti,  loschi e sospetti figuri o amici e conoscenti del tutto insospettabili.

Ecco che, dentro questo immenso e moderno  “Vomitorium“ mediatico siamo e diventiamo tutti partecipanti al banchetto, tutti vittime e colpevoli, nessuno escluso.  Tutti  coinvolti nel processo,  tutti fonte, risultato e natura stessa del problema,   sempre  pronti a ricevere o ad inviare e anche  rilanciare  con un “click” o un “tap”  diffondendoli a  pioggia  sui propri contatti personali, dentro le proprie cerchie sociali reali o digitali, qualsiasi fesseria, facezia o boiata,  ironica o semiseria  qualcuno  esprima  sul Corona virus, come su qualsiasi altro argomento. 

Ecco perché,  forse diventa  lecito anche pensare che “una risata che ci seppellisca”  possa  infine rappresentare, per il genere umano, l’ultima speranza.