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CAGLIARI. Molte imprese sarde arrivano a pagare l’energia elettrica fino al 30% in più rispetto alla media nazionale: negli ultimi anni bruciati oltre 100 milioni di euro in Sardegna per i costi energetici. È quanto emerge dal nuovo report del Centro Studi di Confindustria Sardegna, “Energia per la competitività delle imprese in Sardegna”, che mette in evidenza il persistente divario di costo energetico che grava sull’isola e, quindi, sulla competitività del suo comparto industriale.
Da un’indagine condotta su un campione di imprese manifatturiere, risulta che nel 2024 il prezzo pagato mediamente dalle aziende sarde per l’approvvigionamento di energia elettrica è stato di 179,3 €/MWh, rispetto al prezzo medio italiano di 158,8 €/MWh. Addirittura, per molte PMI sarde, i costi hanno superato i 200 €/MWh, con un aggravio di oltre 20.000 euro l’anno per un’impresa con consumi medi. Un divario che pesa in modo marcato su un tessuto produttivo come quello sardo, composto in larga parte da piccole e medie imprese, per le quali l’attuale livello dei costi energetici risulta ormai difficilmente sostenibile.
Il Report evidenzia come anche le imprese energivore risultino fortemente penalizzate, da quando, nel 2017, è stato abolito il regime della super-interrompibilità. Tale regime compensava, almeno parzialmente, l’impossibilità, tuttora persistente per le imprese sarde, di acquistare energia a prezzo ridotto da altri Paesi europei attraverso il cosiddetto interconnector virtuale, con differenze che possono raggiungere i 30 €/MWh.
Tutto ciò si aggiunge a un ulteriore fattore strutturale di debolezza: la Sardegna resta notoriamente l’unica regione italiana non metanizzata, in quanto priva di un sistema di trasporto del gas naturale. La sostanziale assenza del metano – per il quale mancano le stesse reti di distribuzione persino in luoghi strategici come l’area industriale di Macchiareddu - rappresenta un forte deficit competitivo per le imprese sarde, aumentando i costi di produzione e riducendo la competitività del settore manifatturiero. Oltre ai costi energetici, l’isolamento della rete elettrica sarda impone la necessità di garantirne la stabilità, un compito in cui gli impianti di produzione presenti sull’isola – in particolare l’IGCC di Sarroch, tra i più grandi al mondo nel suo genere – svolgono un ruolo strategico. Questi impianti, inseriti nel regime di essenzialità, assicurano un contributo energetico stabile e flessibile, indispensabile per mantenere in equilibrio il sistema elettrico regionale.
“È necessario che ora il Governo dia attuazione immediata al DPCM energia con cronoprogrammi tempestivi per le opere da realizzare con particolare riferimento alle infrastrutture di distribuzione del gas, allo sviluppo di nuova capacità produttiva da fonti rinnovabili e all’installazione dei fondamentali sistemi di accumulo” spiega Andrea Porcu, direttore di Confindustria Sardegna. “Parallelamente, servono misure compensative urgenti ed immediate per ridurre da subito i costi energetici e ristabilire condizioni di parità competitiva per le imprese sarde che, comunque, non potranno prescindere da un equilibrato mix di fonti energetiche”.











