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CAGLIARI. Due a Cagliari, e altri tre a Carbonia, San Gavino e Sanluri: cinque in tutto. Sono i centri antiviolenza presenti sul territorio sardo tra Sud Sardegna e provincia di Cagliari, riportati nella mappatura del sito ufficiale dell'1522, il numero antiviolenza e stalking attivo dal 2006. Ma secondo il movimento transfemminista “Bruciamo tutto” sarebbero meno della metà dei centri necessari: la Convenzione di Istanbul stabilisce infatti che ci sia un Cav (centro antiviolenza) ogni 50mila donne. In Italia invece fino al 2023 ce n'era uno ogni 76.923 donne. E tutto il sud della Sardegna, nella mappa che oggi le donne del movimento hanno tentato di esporre al palazzo del Consiglio dei Ministri a Roma, è segnato in rosso.
Cagliaritano e Sud Sardegna risulterebbero quindi - secondo il movimento Bruciamo Tutto che mostra l'elaborazione Tortuga su dati Istat - tra le 64 province italiane, pari a quasi il 60% del totale, che necessitano dell’apertura di almeno un nuovo Cav. Obiettivo raggiunto invece per il Nuorese e appena oltre la metà dei centri necessari per Oristanese e Sassarese.
"I Cav sono risorse preziose per chi è in una situazione di violenza e le istituzioni devono garantirceli per proteggere le nostre vite", denuncia una delle attiviste che oggi si è presentata davanti al Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. "Abbiamo deciso di portare qui una mappa che mostri come il numero di centri antiviolenza presenti sul territorio italiano sia inferiore a quello stabilito dagli accordi della Convenzione di Istanbul. Per accedere al Reddito di Libertà bisogna passare da un centro antiviolenza ma la presenza di questi ultimi sul territorio è molto iniqua. Questo preclude a tante persone l’accesso al contributo". Il reddito di libertà è infatti un contributo finalizzato a sostenere le donne nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza ed è nato nel 2020 con il Decreto Rilancio.