CAGLIARI. In consiglio regionale ha definito "favelas" gli agglomerati di case mobili - o bungalow - che ormai sono diventati un tratto distintivo di molti campeggi della Sardegna E per Pier Franco Zanchetta,. eletto nelle file dell'Upc, arriva la denuncia della Faita, la federazione dei camping della Sardegna: a presentarla è il presidente Giuseppe Vacca.
L'argomento al centro dello scontro sono le mobil house, entrate in consiglio regionale durante il dibattito sulla nuova legge sul turismo. Con il via libera a un emendamento del Rossomori Emilio Usula è stata ridotta dal 35 al 35 per cento la percentuale di case mobili tollerabili, rispetto alla ricettività totale, nei campeggi della Sardegna. Zanchetta ha votato a favore, sostenendo: "Mi sorprende che nonostante gli impegni della Giunta non siano state prese decisioni conseguenti per modificare una norma offensiva di un modello di turismo che vogliamo darci e non contempla la presenza di favelas fronte mare".
Parole che non sono piaciute a Federcamping: "Il termine favelas, utilizzato dal consigliere regionale, comporta un danno anche di immagine per le strutture regolarmente autorizzate. Con il termine portoghese favelas si indicano, infatti, le baraccopoli brasiliane costruite generalmente alla periferia delle maggiori città, con abitazioni realizzate con diversi materiali, prevalentemente scarti recuperati tra i rifiuti, con coperture in eternit. "Il termine, volutamente e miratamente usato e ripetuto più di una volta dal consigliere Zanchetta, affermando tra l'altro l'occupazione delle coste, ha dato un'immagine di illegalità e di precarietà urbanistica delle strutture sarde dellaria aperta, pur sapendo essere tutte autorizzate e conformi ad ogni disposizione vigente e giudicate da molti tour operator tra le migliori in Italia. Alla luce di tutto ciò - conclude Vacca - abbiamo avviato questo procedimento legale, dato il reato di diffamazione realizzato sia a mezzo stampa che nella discussione in ambito consiliare".