Dura posizione del segretario generale Uilcom Sardegna, Tonino Ortega a questo Tweet di Wind Tre, sulla sorte di oltre 900 operatori della compagnia telefonica.
«Intanto amareggia il metodo scelto per comunicare, che conferma l’irritualità di questa vertenza: invitiamo l’azienda, non appena avrà terminato di twittare, a materializzarsi piuttosto nelle sedi sindacali e istituzionali opportune per un confronto serio e costruttivo che consenta di cercare realmente soluzioni alternative. Ci sembra doveroso visto che parliamo del destino di novecentosedici famiglie». «In seconda istanza», prosegue il Segretario Uilcom Sardegna «vorrei anche svelare il segreto di pulcinella: ciò che l’azienda dice non è di nessuna rassicurazione, rappresenta anzi una banalità che offende la nostra intelligenza. E’ la legge del nostro codice civile che in caso di cessione di ramo d’azienda esclude la possibilità di licenziare (art. 2112 c.c.)».
Quello che si vuole evidentemente nascondere alla pubblica opinione - sottolinea Ortega - che poi è il vero nodo della vertenza, è che i problemi occupazionali legati all'esternalizzazione colpiscono i lavoratori coinvolti non all’atto della cessione ma subito dopo essere stati ceduti ad aziende che lavorano in appalto. Questo rischio è confermato dalla disastrosa storia delle esternalizzazioni avvenute nel nostro Paese negli ultimi dieci anni. La causa è la natura stessa del mercato degli outsourcer, che vive di commesse temporanee che vengono aggiudicate, non in base alla qualità erogata, ma unicamente in funzione del prezzo più basso. Per questo lo ribadiamo con forza: nessun acquirente potrà mai sostituire la certezza occupazionale di chi oggi è dipendente a tutti gli effetti di una multinazionale del calibro di Wind Tre, un colosso con un ricavo di oltre sei miliardi di euro, quasi diecimila dipendenti, con tutti i parametri economici positivi, che possiede infrastrutture di rete, ripetitori, frequenze e un piano di investimento di sette miliardi in sei anni», afferma categorico il Segretario Uilcom Sardegna.
«Ora davanti a questi numeri tutti positivi, chi sa giustificare il perché ci si debba liberare dell’asset più importante di un’azienda, e cioè le persone? E non persone qualsiasi ma professionisti che ogni giorno da quindici anni danno assistenza di qualità ai clienti della 3. Mi domando dunque: come si può aspirare a diventare leader del settore presentandosi al mondo col taglio delle proprie eccellenze?», conclude Ortega, che ribadisce per l’ennesima volta l’appello alla politica: «Chi nelle istituzioni ha avvallato questa fusione ora intervenga per evitare che la più grande opportunità industriale del settore telecomunicazioni si tramuti da subito un problema occupazionale di livello nazionale. Visto che il pericolo riguarda ben quattro regioni già in grandi difficoltà come Sardegna, Liguria, Lazio e Sicilia».