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CAGLIARI. Sono 224 gli omicidi commessi in Italia tra il 1 gennaio e il 30 settembre del 2025. In calo del 12% rispetto all'anno scorso, quando il bilancio era di 255. È quanto emerge dal report della direzione centrale della Polizia criminale pubblicato oggi.
Calano i femminicidi, da 91 a 73 (-20%). Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, fanno rilevare un decremento sia nel numero di eventi da 122 a 98 (-20%), che nel numero delle donne uccise che da 79 passano a 60 (-24%). Diminuiscono anche le vittime di genere femminile che da 48 diventano 44.
Potrebbe essere una notizia positiva, se non fosse per un altro fatto che, invece, preoccupa e che emerge dagli ultimi casi di cronaca: a volte succede che il sistema che dovrebbe portare a un immediato "codice rosso" per maltrattamenti, e che, idealmente, dovrebbe aiutare le donne ad arrivare a denunciare, faccia acqua da tutte le parti.
L'esempio più recente è eclatante e riguarda l'ultima vittima di femminicidio in Italia, la ventinovenne Pamela Genini, uccisa con 40 coltellate a Milano dal compagno Gianluca Soncin. Oggi il Corriere della Sera ha pubblicato un referto medico risalente a settembre 2024: lei si presentò in ospedale a Seriate con un dito rotto dopo essere stata aggredita da Soncin. Compilò il questionario antiviolenza (un test protocollo per valutare l'entità del rischio) e rispose sì a praticamente tutte le domande: a quella sull'aumento d'intensità delle violenze, alle minacce ricevute con armi. E soprattutto a una: "Crede che lui si capace di ammazzarla?" Sì, rispose lei. Il codice rosso però, in quel caso, non scattò. Stando a quanto trapela, il referto venne trasmesso ma ma poi tutto finì lì perché lei non denunciò. Per far partire la denuncia d'ufficio servono 21 giorni di prognosi, a lei ne furono assegnati pochi in meno. Che non sia scattato nessun provvedimento né alcun tipo di tutela per la vittima, in un caso come questo, fa emergere una pericolosa falla nel sistema. Una sfortunata eccezione? È quel che si augurano tutti. Ma i racconti di tante donne, in questi ultimi anni, raccontano una realtà, purtroppo, diversa.