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CAGLIARI. La battaglia sullo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia si accende in tribunale. Il Tar del Lazio ha sospeso il giudizio sul ricorso presentato da Rwe renewables Italia contro il decreto ministeriale del 21 giugno 2024 che stabilisce i criteri per individuare le aree idonee alla costruzione di impianti a fonti rinnovabili. Al centro della controversia c’è anche la legge regionale sarda che, di fatto, blocca quasi tutto il territorio dell’isola.
A ricorrere è stata Rwe Renewables Italia, una società attiva nella produzione di energia da fonti rinnovabili con impianti in diverse regioni italiane. A essere chiamati in causa sono il ministero dell’Ambiente, il ministero della Cultura, il ministero dell’Agricoltura, la presidenza del Consiglio e diverse Regioni, in particolare la Sardegna. Secondo Rwe, la legge regionale sarda n. 20/2024 ha classificato oltre il 99% del territorio come "non idoneo" alla realizzazione di impianti eolici o fotovoltaici, bloccando progetti già autorizzati come il parco “Alas” e altri in corso di valutazione. La norma stabilisce che “è vietata la realizzazione degli impianti” in quelle aree, rendendo inefficaci anche i permessi già concessi.
I giudici amministrativi ritengono che ci siano “dubbi di legittimità costituzionale” sulla legge della Sardegna. In particolare, potrebbe violare articoli fondamentali della Costituzione italiana, tra cui quelli che tutelano la libertà d’impresa e l’interesse nazionale nella produzione di energia pulita. Secondo il Tar, la norma sarda crea un divieto assoluto che rischia di compromettere gli obiettivi europei sulla transizione energetica. E ora? Il Tar ha sospeso il giudizio e rimandato gli atti alla Corte Costituzionale, a loro la decisione che vedrà se la legge sarda è compatibile con la Costituzione. Intanto, i progetti di Rwe (e di altri operatori del settore) restano fermi.
La palla passa ora alla Consulta, che dovrà pronunciarsi nei prossimi mesi. Fino ad allora, la partita resta in bilico, non solo in Sardegna: il precedente pesa su tutta l'Italia. Se la Corte Costituzionale bocciasse la norma sarda, si aprirebbe un nuovo fronte nei rapporti tra Stato e Regioni sulla gestione del territorio e dello sviluppo energetico. La posizione del Tar, intanto, sembra lanciare un messaggio chiaro: la transizione ecologica non può essere fermata da leggi regionali troppo restrittive.