CAGLIARI. I medici non ci sono. E se ci sono, non vogliono lavorare nei pronto soccorso periferici della Sardegna. Oppure nessuno ha intenzione di finire al centro di uno scontro politico, e non solo.
Qualunque sia la ragione, è andato deserto il bando dell'Ares per "l'affidamento della fornitura, nel periodo estivo, del servizio medico di guardia attiva per i dipartimenti di emergenza urgenza di alcuni presidi ospedalieri della Sardegna". I medici in affitto, in sostanza, che stando alle dichiarazioni di Mario Nieddu, assessore alla Sanità, e Christian Solinas, presidente della Regione, avrebbero dovuto garantire la possibilità di tenere aperti i pronto soccorso in posti come Tempio, Bosa, Muravera e Ghilarza (tra gli altri).

In tutto era stato messo a disposizione oltre un milione e mezzo di euro, con una paga oraria di 80, per avere specialisti pronti ad accogliere i pazienti, effettuare il triage e dirottarli all'interno degli ospedali sulla base della prima diagnosi. I medici, stando ai piani, avrebbero dovuto tenere aperte le porte dei pronto soccorso.
Ma al bando dell'Ares, pubblicato il primo giugno e scaduto il 10 (per un servizio dal primo luglio al 30 settembre) non ha fatto seguito alcuna offerta: nessuna agenzia specializzata ha accettato di schierare i propri uomini e donne con specializzazio0ne in chirurgia. Sempre che ci siano, sul mercato.
Il rischio? La paralisi del sistema di emergenza urgenza, con immensi territori scoperti e la pressione che aumenterà sugli ospedali aperti. Mentre la popolazione della Sardegna si moltiplica con la presenza di turisti.
E non va meglio sulle spiagge: Areus, che si occupa del servizio di 118, non ha ancora assegnato le postazioni di primo soccorso sui litorali dell'Isola. I soccorritori dovevano essere schierati dal 15 giugno, sulla base di una manifestazione di interessa scaduta il 16 maggio. Qui le offerte ci sono, ma le convenzioni con cooperative e associazioni non sono state ancora firmate.